C’eravamo anche noi al PalaDozza di Bologna ieri sera per la serata organizzata da FNSI e Usigrai dedicata alla libertà di informazione sulle reti del servizio pubblico.

La diretta notturna di Santoro & Co. da Bologna ha avuto il merito di mettere in evidenza il potere delle sinergie tra media elettronici e digitali, portando ad un pubblico variegato i contenuti di una serata “scomoda” che nell'attuale contesto politico-mediatico non avrebbe mai trovato spazio nell'arena delle Tv “di mainstream”. È interessante vedere come nell'era digitale sia possibile bypassare con una certa efficacia lo strapotere dei mass media e le decisioni unilaterali che cercano di imbavagliare la pubblica opinione.
Lo spettacolo live nel palasport di Bologna, mandato in diretta sui megaschermi in diverse piazze italiane, ritrasmesso da Tv locali, satellitari, web Tv, emittenti radiofoniche ha raccolto un pubblico difficilmente misurabile ma numeroso (125 mila contatti solo per lo streaming audio video su www.raiperunanotte.it) e concorde sul delicato tema della libertà di espressione e alla ricerca di un modello efficace - purché poco impegnativo - di protesta o di dissenso.
Appena si è parlato di rivoluzione (Monicelli) alcuni si sono sentiti in obbligo di ridimensionare il concetto per evitare pericolose derive interventiste, mentre la stessa forma di civile pudore risulta sconosciuta a chi sostiene e rappresenta l'attuale maggioranza politica, affermando e smentendo a corrente alternata lo stesso concetto a seconda del momento e dell'interlocutore, non importa se attraverso i telegiornali della Tv pubblica, nei comizi di piazza, nei congressi di partito, sulle pagine dei principali quotidiani italiani, nelle conversazioni telefoniche intercettate o, quando accade, davanti ai giudici.
Il format della serata ricalcava la trasmissione 'AnnoZero' ma in realtà era un meticciato di Televisione, cabaret, varietà ed evento di piazza, ben condotto da un Santoro perfettamente a suo agio con il brusio prodotto da oltre 5000 persone, qualche ospite indisciplinato e gli inconvenienti fisiologici di uno studio Tv ricreato in poche ore dentro un palasport. Un format che risulta un modello efficace per la capacità di fornire stimoli di discussione nei giorni successivi, per dare coesione alla community composta da quanti non sono allineati con il Governo, ma soprattutto per la possibilità di rivedere tutto (o in parte) lo spettacolo nei giorni successivi e per creare “rumore” intorno alle anomalie nostrane e ad un concetto pressocché incomprensibile oltre i nostri confini nazionali: nella Tv pubblica politicizzata italiana non c'è spazio per l'approfondimento politico in vista delle elezioni, ovvero vietato farsi un'opinione.
Qualche suggerimento interessante è uscito dal patchwork composto dalle parole serie e facete di Benigni, Monicelli, Travaglio, Morgan (un po' “fuori luogo”), Gabanelli, Floris, Iacona, Lerner, dalle lavoratrici e dai lavoratori delle aziende in crisi, dai precari della ricerca, da Crozza, Cornacchione, Luttazzi (sempre 'estremo'), Elio e le Storie Tese, Venditti, De Sio (Teresa), Vauro, Trio Medusa. L'invito è di andare a cercare in rete i diversi sketch per continuare a discutere, facendo finta di essere in un Paese dove l'informazione è libera. Per gli operatori dell'informazione che si sentono imbavagliati o limitati nelle proprie manovre c'è sempre la possibilità di emigrare dove tutto è più semplice, magari nel famoso Zimbabwe.