Un film su Eluana Englaro ma soprattutto sulle scelte umane in una condizione ‘estrema’ come quella a cavallo tra la vita e la morte. Bellocchio ha molte armi di qualità a disposizione ma non sempre convince…

Era molto atteso questo film di Marco Bellocchio, perché incentrato su un altro tema 'caldissimo' della storia italiana recente, all'origine di una mole infinita di polemiche e di alcuni giorni e settimane di quasi 'impazzimento collettivo', pochi anni fa, nel 2009. È il caso, manco a dirlo, di Eluana Eglaro, ancora così spinoso e controverso da aver provocato addirittura la soppressione (poco meno) di una Film Commission regionale, quella del Friuli-Venezia Giulia, colpevole di aver 'aiutato' un'opera con questa tematica.
Va dunque dato atto a Bellocchio di aver affrontato con coraggio il tema e alla Rai e anche a Sky (che ha tenuto a far sapere di aver di fatto 'coprodotto' il film attraverso il meccanismo del pre-acquisto dei diritti) di averlo sostenuto. Ma la pellicola non ha provocato, alla sua visione a Venezia, la possibile ondata di polemiche. Perché?
Dipende probabilmente dal tipo di approccio di Bellocchio, assai diverso da quello di film come 'Diaz' o 'Romanzo di una strage' (di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi su queste colonne). Bellocchio racconta il clima impossibile di quelle giornate che videro il Presidente del Consiglio 'sfidare' il presidente della Repubblica a firmare un provvedimento d'urgenza e 'minacciare' la convocazione del Parlamento per l'approvazione immediata di un 'provvedimento ad hoc'. Nel frattempo nei media (in una parte di loro, almeno) e in una bella fetta di opinione pubblica non si parlava d'altro che di Eluana, con l'ala radicale del mondo cattolico in preda a toni da isteria e una quantità di notizie inverosimili e offensive anche sul padre di Eluana diffuse a profusione. Fino alla conclusione nella clinica di Udine, esorcizzata fino all'ultimo dall'ala radicale di cui sopra.
Non voglio ricordare oltre quelle polemiche terribili (su cui, naturalmente, si può avere un'opinione diversa dalla mia) ma solo rievocare quello scenario, quei giorni particolarissimi, anche dal punto di vista politico.
Bellocchio mette però tutto sullo sfondo, solo sullo sfondo, su un televisore soprattutto, che trasmette news senza sosta e fa da 'contraltare' con le sue notizie incalzanti e 'terribili' alle scelte personali del politico del Pdl Beffardi, magnificamente interpretato da Toni Servillo. Un politico che rifiuta di fare parte del 'gregge' e non vota a favore delle scelte del partito, attirandosi le ire dei capi del gruppo parlamentare. Bellocchio descrive bene le 'miserie' del mondo politico (solo qui, in fondo, fa quasi satira) ed è stata molto citata la scena dei parlamentari in un'area termale-sauna (che viene ipotizzata sotto il Parlamento stesso), per giunta alle prese con problemi di psicanalisi (situazione quasi 'obbligata' per un Bellochio da tempo interessato all'argomento; qui lo psichiatra è il sempre 'magico' Roberto Herlitzka).
È una scena quasi beffarda (come il nome del personaggio di Servillo!) quella delle “Terme”, soprattutto se si ricordano le foto di questi giorni relative alla festa 'romano-greca' dello scandalo del Consiglio Regionale del Lazio.
Ma la politica e la cronaca interessano relativamente Bellocchio, che cerca infatti di 'volare alto'. Il film racconta una serie di vicende parallele tutte incentrate su temi di vita, morte, scelte dolorose e tragiche che i personaggi sono costretti a compiere. La Bella Addormentata non è infatti esattamente Eluana ma la figlia di una 'dolentissima' attrice che è in coma da tempo e che la madre ha scelto di assistere a tempo pieno, rinunciando alla carriera e anche alla vita; il personaggio è costruito su misura per l'apparizione 'ad effetto' di una Isabelle Huppert sempre molto molto espressiva.
Gli attori, ecco la scelta forse più indovinata di Bellocchio, magnifici attori che 'servono' a dovere le storie raccontate; si segnala anche una 'sofferente' ed efficace Maya Sansa, tornata a fare cinema in Italia dopo gli anni francesi. Gli attori e anche la fotografia di Daniele Ciprì, che mentre presentava a Venezia anche il suo film, vinceva il premio proprio come direttore della fotografia di Bellocchio.
Meno ci hanno convinto, onestamente, le vicende narrate, nonostante la presenza di Rulli quale sceneggiatore. In particolare un po' fuori tono sembra la storia personale di Alba Rohrwacher, figlia del senatore Beffardi e convinta e devotissima cattolica che, andata a Udine per esorcizzare con il Rosario e le preghiere la sorte di Eluana, si innamora all'istante di un ragazzo del fronte opposto, che deve anche assistere il fratello 'matto', e cede di schianto all'amore e persino al sesso. Dall'inutile sapore buonista sembra poi anche la vicenda della tossica Maya Sansa che vuol suicidarsi a tutti i costi ma nel finale a sua volta cede all'amore di un giovane medico e non vuole più farla finita.
Bellocchio riflette sulla vita, la morte, l'eutanasia, la tragedia, il bigottismo, le scelte laiche sul tema, la paura di vivere e quella di morire, sull'amore che può redimere tutto. Ma non sempre convince e da questo punto di vista il film lascia l'idea di un'opera un po' “incompiuta”.