Bella prova di Franco Maresco, che forse voleva fare davvero un film sui rapporti ‘torbidi’ fra Berlusconi e la Sicilia. Ma il tempo passa, queste vicende perdono di interesse e allora era meglio ironizzare su se stesso. Ne esce un film singolare e gustosissimo…

Il film, dal nostro punto di vista, meriterebbe di essere visto anche solo per i frequenti inserti di Tg e trasmissioni di Tv locali di Palermo, e anche Radio: ci sono i Tg di varie antenne ma fra tutte fanno spicco le trasmissioni musicali (neo-melodiche) della 'mitica' Tsb e i programmi di Radio Sprint, altra emittente non certo scelta a caso.
Ma perché Franco Maresco inserisce anche questo nel suo spassoso film, che doveva essere (riteniamo sul serio, quando era stato pensato) una 'riflessione' sullo specialissimo rapporto che legava Silvio Berlusconi alla Sicilia e ai siciliani, sia nei termini più 'torbidi' della questione (interessi mafiosi e boss, più Dell'Utri) sia genericamente a livello culturale, come una regione che ha 'sposato' nella sua gran parte quel mondo, quei valori, quell'uomo e il suo enorme potere? Perché quella Palermo e quella Sicilia vanno sicuramente conosciuti molto da vicino, per capire. Dall'indagine di Maresco è uscito qualcosa di profondamente diverso dalle intenzioni iniziali ma anche qualcosa di 'formidabile' in termini di resa cinematografica e anche di divertimento.
Per chi non conoscesse Franco Maresco, ricordiamo che è stato il co-ideatore e realizzatore con Daniele Cìprì di quelle 'geniali' e talora anche 'spaventose' immagini di Cinico Tv della RaiTre entrata nel mito della Televisione, era anzi quel 'vocione' che interagiva con i 'mostri' che si vedevano in un particolarissimo bianco e nero sul teleschermo dell'epoca. I due si sono separati, Cinico Tv è un ricordo e Maresco - talento palermitano tenuto costantemente ai margini - ha continuato incorreggibile a cercare di realizzare opere 'scomode' e del tutto 'irriverenti'. Doveva essere così anche in questo caso, visto il tema prescelto, che rievoca le vicende non solo di Falcone e Borsellino ma anche di Stefano Bontate, dello stalliere Mangano, di Gaspare Mutolo e di tutto il contorno.
Maresco di suo pare ci aggiunga un carattere spinoso, da depresso cronico e ansioso, che lo fa anche talora uscire volontariamente di scena, specie quando i suoi film riescono a essere programmati (infatti non è andato a Venezia, dove avrebbe ricevuto molti applausi, ma questa non era certo una cosa scontata e forse gli applausi lo avrebbero anzi imbarazzato). Poteva essere allora che questo 'Belluscone' trovasse facilmente la via della sala? In questi giorni Maresco sta chiedendo con forza e con ottime ragioni agli esercenti di non 'smontare' subito 'Belluscone', che non è un film di fiction e non è un film 'popolare' ma può piacere a una parte non piccola del pubblico, eccome, se solo avrà la possibilità di vederlo.
Maresco infatti stavolta l'ha indovinata: invece di insistere con un film-inchiesta su la Sicilia e su Berlusconi che chissà quando sarebbe andato in porto, sceglie una chiave bizzarra e diremmo autoironica; incarica Tatti Sanguineti, molto adatto al ruolo, di andare a cercarlo a Palermo, poiché a Tatti, e a molti altri, Maresco stesso risulta sparito, si è andato a nascondere chissà dove, disperato per il film che non riusciva a concludere, per il lavoro lasciato a metà, per chissà quali problemi esistenziali. La trovata, se tale è, come pare verosimile, ha tratti geniali: fare un film sull'impossibilità di fare lo stesso film e sul suo regista scomparso permette di scavare a fondo nella realtà palermitana ripercorrendo alcune delle tappe da lui scelte in precedenza, rifacendo il percorso registico e valutando il materiale già girato e messo in magazzino, raccogliendo testimonianze dei più vari personaggi.
Fra questi ultimi spicca un giornalista a noi molto caro e ben noto, a dimostrazione che il mondo delle Tv locali qui è centrale, ovvero proprio Pino Maniaci di TeleJato, che sta al gioco di Maresco e interpreta se stesso con disinvoltura. Fra gli altri amici che compaiono ci sono, poi, nel finale anche Ficarra e Picone, incaricati di una delicata trattativa fra due cantanti neomelodici.
Già, perché il mondo dei neo-melodici, che a Palermo sono popolari come e quanto a Napoli, è al centro del film: ci sono le tante feste in piazza, gli affari di non poco conto, la generale ammirazione di quel mondo verso Berlusconi, i messaggi in codice ai boss in carcere e tante altre cose. Alcuni personaggi sono al centro della scena, per esempio Erik, che inventa la canzone di enorme successo 'Vorrei conoscere Berlusconi' e ingaggia una lotta a coltello con un altro neo-melodico di bell'aspetto che ne approfitta e più o meno la presenta come sua.
Ma soprattutto c'è 'Ciccio', organizzatore di concerti e feste neo-melodiche che ammicca e allude a mafia e boss senza mai dire tutto esplicitamente, un personaggio grigio e mediocre eppure molto divertente e al tempo stesso emblematico di un mondo e di un clima culturale. Ciccio domina la scena nel film, anche se a sorpresa finisce poi arrestato, forse per una mossa sbagliata, per uno 'sgarro' di troppo.
Autoironico fino in fondo, Maresco non cancella certo il peggior 'insuccesso' di tutto l'operazione 'Belluscone', l'intervista ottenuta dopo ben sei mesi di attesa a Dell'Utri (allora libero) che si interrompe ben presto per difficoltà tecniche: non sarà anche questa una trovata 'di scena'? Chissà…
Il film si gusta con piacere, si diceva, e i molti piani in cui si svolge sono anzi un elemento di 'intrigo' ulteriore. Ci si diverte, si conosce da vicino una città (il quartiere Brancaccio, soprattutto) e tutto un mondo di valori e sottovalori culturali. Si capisce un po' di più circa le ragioni della messe di voti di Berlusconi in Sicilia.
Ma tutto non viene preso troppo sul serio, appunto: Maresco stesso fa vedere Renzi ad 'Amici'con il giubbotto di Fonzie e dice più o meno: 'Lo so, lo so, i tempi sono cambiati, la mia verso Berlusconi forse è un'ossessione, sono alle prese con i miei fantasmi'. Fantasmi, però, che hanno prodotto un gran bel film.