Un film brillante e amarognolo al tempo stesso ma complessivamente raffinato e godibile. Daniele Ciprì si affida alla coppia Castellitto – Papaleo per un apologo senza tempo e luogo, con un sottofondo pessimistico sulla natura umana.

È curioso come poco dopo il tormentato film di Maresco di cui abbiamo parlato nelle scorse settimane, esca ora anche il nuovo lungometraggio di Daniele Ciprì, a ricostituire virtualmente una coppia che in Tv parecchi anni fa ha fatto faville (le produzioni dei due su RaiTre non sono di sicuro passate inosservate, comunque la si pensi). Ma naturalmente le strade sono decisamente diverse: complicata anche se 'notevole' quella di Maresco, che fa un film quasi sull'impossibilità di fare un film (su Berlusconi e la Sicilia), divertita - sembrerebbe - quella di Ciprì che dopo il grottesco 'È stato il figlio' si è dedicato a un film di nuovo 'brillante', che a prima vista sembra quasi una vera commedia, scanzonata e un po' folle.
I canoni della commedia sono però rispettati solo in parte, a favore di un apologo surreale che non a caso non è ambientato né in un tempo né in un luogo preciso; ci si muove infatti in una città indeterminata, dove ci sono i grattacieli e delle situazioni attuali, a fronte di paesaggi e edifici d'epoca, tipo lo scombinato bus che sembra rubato a una scalcinata città del Centro-Sud America, con casette che sembrano talora quelle tipiche americane con giardinetto o quelle inglesi o ricordano Parigi e mille altre cose più rubate a film d'epoca che a realtà odierne. Forse per esigenze di produzione (il film è distribuito da Lucky Red e realizzato da Rai Cinema con l'elvetica Imago Film), c'è anche una trasferta nella nevosa Svizzera, che forse è il capitolo meno riuscito di 'La Buca'.
Film d'epoca, dicevamo, perché l'opera di Ciprì è fitta fitta di citazioni da altri film, come è d'obbligo forse per un cinefilo ma si tratta di raffinatezze che difficilmente arrivano al pubblico. Ne citiamo due, fra le tante, che abbiamo ipotizzato (ma non siamo sicuri che siano davvero effettive): la coppia protagonista (un Sergio Castellitto mattatore e un Papaleo che indovina una faccia da angelo stranito davvero d'occasione) sembra rubata a una tradizione da commedia brillante americana (tipo 'La strana coppia' Lemmon-Matthau); poi c'è il cane Internazionale che, sempre in scena, può ricordare il famoso cane del film francese 'The Artist' (un film sul cinema, tanto per citarsi all'infinito).
Fin troppa raffinatezza, dunque, con colori (la fotografia, come da tradizione di Ciprì, è curatissima), situazioni, personaggi che non sono quasi mai in scena a caso; si pensi al messicano tontolone che viene chiamato a testimoniare o al giudice che deve rivedere la causa di Papaleo, che sembra - lui sì - rubato a una commedia all'italiana, intento com'è a seguire in diretta non il dibattimento ma i risultati della partita di calcio in contemporanea.
Pur con questo limite - fare un film realizzato in parte per sé e per i cinefili piuttosto che per il pubblico - , 'La Buca' è godibilissimo. Castellitto è un avvocaticchio gaglioffo e misogino che vive di cause inventate e truffe di basso conio; Papaleo è un ex galeotto che però si è fatto decenni di galera da innocente e ora, scarcerato, cerca chissà come un posto nella società. L'incontro cruciale di Papaleo con Castellitto, che vede nel suo caso l'occasione di un risarcimento milionario, dà vita appunto a una 'strana coppia', tanto sono diversi i due, che fra odio, cinismo e anche un po' d'affetto, dà vita a molte situazioni esilaranti.
Accanto ai due, c'è il citato cane Internazionale e c'è Valeria Bruni Tedeschi, a sua volta impegnata nel dar vita a un personaggio un po' irreale (una barista tenera e buonissima), sempre impegnata a non far scoppiare la 'coppia' appena costituita.
Come dicevamo, il film può essere visto con gusto e con vero piacere (ci sono anche delle animazioni, tanto per gradire, e ci sono musiche di qualità), nonostante appunto non rispetti i crismi della commedia all'italiana e abbia un retrogusto piuttosto amaro su quale sia la condizione umana e su quali siano i nostri comportamenti.