Opera seconda di Alice Rohrwacher, il film premiato a Cannes racconta una delicata storia di famiglia, una famiglia particolarissima che si occupa di api e che è quasi autosufficiente, fino a che irrompe nella storia ‘il resto del mondo’. Il tutto visto dagli occhi di una ragazza appena adolescente.

Forse per farsi perdonare di non aver valorizzato a dovere l'anno scorso 'La grande bellezza' di Sorrentino, che poi avrebbe vinto l'Oscar, quest'anno a Cannes hanno assegnato un riconoscimento di grande prestigio come il Gran Premio della Giuria a 'Le meraviglie' di Alice Rohrwacher, sorella dell'attrice Alba, che infatti compare anche in questo 'delicato' film, opera seconda appunto di Alice.
Complessivamente, lo diciamo subito, si tratta di un bel film, di una pellicola originale e affascinante, di un'opera d'autore che va apprezzata e riconosciuta come tale; ci resta tuttavia un po'di perplessità sul fatto che meritasse davvero il premio 'importante' che ha vinto, poiché a Cannes c'erano probabilmente anche altri film 'di valore'. Ma non ci lamentiamo, ovviamente, visto che alla fine, per una volta, il nostro cinema ha ottenuto una buona attenzione in una sede che non sempre è stata 'generosa' con la nostra cinematografia.
Lo spunto più o meno autobiografico del film è quello della famiglia di Alice (e di Alba), manco a dirlo, anche se lei dice che non è esattamente così. In ogni caso, si tratta di una famiglia proprio 'complicata', basata su un genitore che è quasi un 'padre-padrone', con una prole tutta al femminile (“ma quando fai un maschio?”, chiedono a Wolfgang, il nostro protagonista, alla quarta figlia femmina). Wolfgang vive isolato con la moglie (che assolve non senza qualche tensione il suo ruolo famigliare) e appunto le quattro discendenti, due ormai quasi adolescenti, due piccole piccole, fiorellini da poco sbocciati alla vita e subito coinvolti in vicende troppo 'complicate' per loro. La vita segue i ritmi contadini di un tempo (siamo in Umbria, sulle sponde del Trasimeno), senza quasi contatti con il mondo esterno; si vive a contatto con la natura, d'estate ci si difende dal caldo feroce stando seminudi in libertà e magari dormendo pure in letti di fortuna all'aperto.
La specialità della casa, in realtà, non sono i prodotti della terra ma l'affascinante apicoltura, con i suoi riti e le sue mille cautele da seguire, con tutti i sacrifici che richiede, ma anche con il meraviglioso miele che produce.
E non è finita qui, perché questa famiglia chiusa in se stessa e autosufficiente non è mica solo quella classica dei contadini italiani di un tempo: a complicare le cose c'è la presenza di una ospite, forse una parente stretta del padre (potrebbe essere la sorella non sposata, ma il film non ce lo spiega), e poi ci sono le origini teutoniche di lui, tanto che in casa si parla italiano ma anche tedesco e francese, in un miscuglio complicato e affascinante (si pensi allo strano cognome Rohrwacher, per capire). Ci sono poi arrivi e partenze di altri personaggi e, quasi ad accontentare l'esigenza, finalmente, di un figlio maschio, ecco che arriva anche Martin, ragazzo tedesco ribelle che le forze dell'ordine consegnano a Wolfgang perché 'lo rieduchi' con il lavoro e la fatica.
Tutto però indica che il mondo chiuso di Wolfgang (un credibile Sam Louwyck, attore di origine fiamminga) è al tramonto e ogni tanto se ne rende conto lui stesso. Le autorità sanitarie pretendono la 'messa a norma' della tenuta e dei locali per produrre il miele, le collegate ingenti spese incombono, così non potrà durare.
Wofgang dovrebbe anche capire che quelle figlie difficilmente porteranno avanti la dura attività dell'apicoltura, che non vivranno più così, sulla base dei ritmi della natura, ma in realtà neppure riesce a notare come la figlia più grande, Gelsomina (una bravissima e crediamo esordiente Maria Alexandra Lungu), sia ormai quasi adolescente e viva un'eta delicatissima, in cui si mescolano i tanti interrogativi che affollano la mente in quegli anni e la progressiva scoperta della vita adulta e dell'amore.
Gelsomina in realtà è anche legata visceralmente al padre e al suo mondo, sente la responsabilità di essere la sorella maggiore ma capisce anche che il mondo non finisce fra arnie, favi e il lago e che c'è un mondo fuori di lì, che forse merita di essere scoperto.
Wolfgang invece non vuole capire che la figlia sta crescendo e le fa un regalo 'da bambina', un ornamentale, vistoso e inutile cammello, che va ad affollare ancor di più questa già complicata casa.
Arriva poi la Televisione, la maledetta Tv invadente e fasulla, che celebra il suo rito dei 'prodotti naturali da scoprire', con tanto di concorso e diretta dall'isola del lago. Wolfgang non ne vuol sapere ma la figlia lo iscrive al concorso e così finisce a gareggiare di malavoglia nella finale di una sorta di 'talent naturalistico'. A guidare le danze della Tv c'è la presentatrice-fatina Milly Catena (Monica Bellucci), un po' finta e un po' no. Purtroppo il mondo televisivo è rappresentato dal film in un modo un po' banale e la stessa figura della strana presentatrice interpretata dalla Bellucci (ci perdoni la 'divina', che forse ha voluto esserci in un film che è anche un bell'omaggio alla sua Umbria) non convince molto.
Quel che invece convince di più del film è la delicatezza con cui tratta proprio quella complicata età della pre-adolescenza (diciamo 13 anni, per capirci) che vive Gelsomina. I suoi turbamenti, le sue contraddizioni, l'affacciarsi alla vita e all'amore e allo stesso tempo il fortissimo legame con il padre sono visti con un occhio tenero e allo stesso tempo vero, non senza un po' di dolcezza e di poesia (il tutto si era già visto nell'opera prima di Alice Rohrwacher, 'Corpo celeste', incentrata sulle contraddizioni della religione e della religiosità). Viene da pensare anche alla prima Sofia Coppola, ma insomma quel che piace di più nel film è proprio questo sguardo dolce e pieno di tenerezza verso questa ragazzina.
Più che il programma Tv così convince come scelta di sceneggiatura quella di far sentire spesso una canzone che fu, ai tempi della prima Ambra e di 'Non è la Rai', un mito assoluto, ovvero 'T'appartengo', vera hit generazionale di una Tv che era all'epoca un vero sogno per tante giovani ragazze.
Originalità, poesia, sguardo tenero e delicato della macchina da presa, capacità di rappresentazione di un mondo che per forza di cosa sta cambiando: è il mondo contadino e ancestrale di Wolfgang ma è anche la vita di Gelsomina, che abbandona i sogni d'infanzia per avviarsi verso l'età adulta. Un'opera d'autore che ha trovato - e li merita - sostenitori importanti, anche all'estero: Rai Cinema, Bim Distribuzione, Regione Toscana, Arte, Zdf e diversi altri. La produzione è invece di società più 'outsider', ovvero Tempesta
Amka Films, Pola, Pandora, Filmproduktion.