Recensione: ‘Lui è tornato’

“Lui è tornato” è il titolo di un romanzo dello scrittore tedesco Timur Vermes che racconta il risveglio di Adolf Hitler nella Berlino odierna vicino al suo bunker dove si era suicidato circa settanta anni prima. Il libro è uscito in Germania nel 2012 ed è stato un successo strepitoso vendendo quasi due milioni e mezzo di copie. In Italia è stato pubblicato l’anno successivo ed è diventato un caso letterario ottenendo un grande riscontro di critica e pubblico.

Nel 2015 il regista David Wnendt ha diretto un film tratto dall’omonimo bestseller e uscito nelle sale tedesche nell’ottobre dello stesso anno. Questa pellicola è protagonista di un caso di distribuzione molto interessante, in quanto a inizio 2016 la piattaforma di streaming online Netflix ne ha acquistato i diritti. In Italia il film è disponibile su Netflix dal 9 aprile, mentre è uscito nei cinema per tre giorni il 26, 27 e 28 aprile.

Potrebbe essere l’inizio di una piccola rivoluzione per l’industria cinematografica, infatti normalmente i film realizzati per il cinema vengono proposti sul web solo dopo alcuni mesi dall’uscita nelle sale. Fino ad ora era possibile vedere online i film in contemporanea con i cinema soltanto in maniera illecita. Se si proseguisse su questa strada le sale potrebbero subire un ulteriore calo di pubblico e si rischierebbe di infliggere un colpo definitivo al già sofferente mercato dell’home video. In Italia comunque, le piattaforme di streaming hanno ancora un mercato abbastanza ristretto, ne è conferma l’ottimo successo ottenuto dal film nei tre giorni di proiezione al cinema. Giovedì 28 aprile “Lui è tornato” è stato il secondo film con maggiore incasso in Italia dietro soltanto al blockbuster dysneiano “Il libro della giungla”. Questo boom inaspettato ha portato molte sale a prolungare la proiezione oltre i tre giorni previsti.

L’elemento peculiare del film è la forte ironia, perfettamente incarnata dal bravissimo protagonista Oliver Masucci. Trovandosi improvvisamente catapultato nel terzo millennio, Hitler è inizialmente disorientato e da ciò scaturiscono diverse gag esilaranti. Molto interessanti sono in particolare le parti girate in stile candid camera con l’attore nei panni del Führer che gira per le strade di Berlino facendo selfie con i passanti che, a volte incuriositi ed altre entusiasti, si esibiscono in sorrisi e saluti nazisti. Ad un certo punto, per tirare su qualche soldo sfruttando le sue capacità artistiche, Hitler si improvvisa ritrattista di strada ricevendo reazioni contrastanti tra il divertito e lo scandalizzato. Bellissime anche le interviste in giro per la Germania in cui il protagonista cerca di perorare la propria causa puntando sulla diffusa intolleranza nei confronti degli stranieri colpevoli, a suo dire, di aver invaso la Germania abbassando il quoziente intellettivo medio della nazione. Divertente è l’incontro con un uomo che si dimostra fortemente contrario alle sue idee e dice chiaramente che non lo voterebbe mai alle elezioni. Di fronte a questa reazione decisa, Hitler risponde piccato di fornirgli le proprie generalità perché sarà il primo “rastrellato” quando lui tornerà al potere.

Altro fattore molto importante nel film è la dura critica nei confronti del mondo dei mass media che, grazie al loro potere, sono in grado di indirizzare l’opinione pubblica. Infatti Hitler, appena si rende conto dell’importanza assunta dalla televisione nella società moderna, tenta subito di approfittarne per i propri scopi. Un’emittente privata di Berlino, credendolo un bravissimo attore fortemente nella parte, lo scrittura per partecipare a numerosi show, inizialmente satirici ma in seguito anche più seri. In un primo momento il pubblico tedesco rimane interdetto ma, col passare del tempo, il Führer diventa una star tanto da pubblicare un libro di successo ed essere protagonista di un film. Andando più in profondità si capisce come la vera critica, più che nei confronti dei media sia rivolta al popolo tedesco. Al giorno d’oggi, con la crisi economica ancora viva e la paura scatenata dall’aumento esponenziale dell’immigrazione, si può concretamente correre il rischio che ideologie estremiste e razziste tornino alla ribalta portando la Germania (ma anche il resto d’Europa) a fare un grosso passo indietro nella storia.

La grande accoglienza avuta dal film (e in precedenza dal libro) in Germania dimostra comunque una certa maturità dei tedeschi e in parte contraddice il timore degli autori di un ritorno all’estremismo. Purtroppo non si può fare un discorso analogo per l’Italia. Il 10 aprile al Romics (una fiera sui fumetti che si svolge nella capitale) un gruppo di militanti di Casapound ha danneggiato lo stand dell’editore del volume comico “Quando c’era lui”. Si tratta di un fumetto satirico la cui storia è molto simile a quella di “Lui è tornato” con Mussolini riportato in vita da un gruppo di nostalgici per guidare ancora l’Italia. Probabilmente, al contrario dei tedeschi, non siamo ancora pronti a valutare quel periodo della nostra storia con il dovuto distacco e dunque non riusciamo ad accettare questo tipo di ironia.
“Lui è tornato” è sicuramente un film da consigliare a tutti. Non è facile trovare una pellicola che regali così tanti momenti di puro divertimento e nello stesso tempo dia numerosi spunti di riflessione e approfondimento.

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