Va bene al botteghino questo film di Walter Veltroni, singolare impasto di materiale di repertorio e testimonianze su un protagonista a tutto tondo della storia politica italiana di ieri. Un’operazione originale che Sky ha ‘patrocinato’ e ‘fatta sua’.

Volano, portate dal vento, tante copie di 'L'Unità' a piazza San Giovanni, classico luogo romano dei raduni della sinistra (prima dell'arrivo del 'ciclone Grillo') e la macchina da presa si sofferma a lungo su quel volteggiare di copie di un quotidiano, che può essere preso a simbolo della 'precarietà assoluta' di quel tipo di pur 'impegnativa' pubblicazione cartacea, ormai anche abbastanza in disuso, che in poche ore diventa comunque poco più di un inutile orpello, da usare semmai per altro ('va bene per incartare il pesce', dicevamo alcuni spiritosi), sostituita ben presto da un'altra, fresca di stampa.
Ma quello svolazzare è anche simbolo della caducità di quel che i quotidiani stessi raccontano. Fatti grossi, magari, importanti ma spesso subito superati da altri eventi.
Che cosa è stato Enrico Berlinguer per il PCI, per la sinistra italiana, per la storia stessa di questo Paese? Molto, tanto, per diversi anni, e la sua memoria resta 'intensa' per molti, anche magari per chi l'ha combattuto da una ben diversa posizione politica ma al fondo lo rispettava per la sua integrità morale, come ebbe a dire lo stesso Almirante. Un grande personaggio, sicuramente, eppure i ragazzi intervistati da Walter Veltroni che compaiono all'inizio di questo film non hanno idea di chi sia. Il problema non è solo che nessuno gliel'ha spiegato, né la scuola (“non era nel programma scolastico” - si difende qualcuno) né la famiglia, con i genitori sempre più incapaci di trasmettere ai figli memoria e cultura. Il fatto è che invece questi ragazzi si sentono in dovere di cercare di rispondere alla domanda in qualche modo, quasi fosse un quiz televisivo con un bel premio in palio. Le risposte grottesche, l'arrampicarsi sugli specchi, il 'tirare a indovinare', alla fine la gran confusione delle menti e dei cervelli, stimolati da mille nozioni diverse che portano solo un grande caos a livello culturale, impressionano più dell'ignoranza in sé, che era purtroppo abbastanza scontata.
Inizia comunque così questa singolare opera di Walter Veltroni, che trova modo di sfogare qui il suo grande amore per i media, il Cinema e la Televisione, parlando poi di quel che più gli piace, la politica, manco a dirlo. Lo fa con quel misto di emozione e riflessione che hanno caratterizzato anche la sua attività di dirigente di partito e di Governo, autocitandosi e mostrandosi anche quand'era giovane militante e facendo ovviamente la 'voce fuori campo' (anche se in alcuni momenti gli dà una mano Toni Servillo e Paoli scrive una canzone ad hoc).
Berlinguer, dunque, la storia di un uomo politico particolare, che resta nella memoria collettiva (anche se non dei giovani) per la severità che lo caratterizzava, per l'assoluta integrità morale, per le scelte oneste e rigorose compiute, per quel cercare di far approdare il PCI, quel 'grande PCI' che lui spinse fin oltre il 30%, negli anni '70, al Governo, per quell'idea del compromesso storico che voleva evitare una spaccatura in due dell'Italia, arrivando a collaborare con la 'grande nemica' DC. Ancora, per il graduale distacco dalla Russia e dai Partiti Comunisti dell'Est Europa che portò avanti con coraggio, pur senza mai pensare di dover cambiare nome e natura di quel partito. Infine, per l'ultima fase un po' più buia della sua vita, che lo portò su posizioni diverse e più estreme, in antitesi al detestato Craxi, fino alla marcia dei 40mila, al referendum perduto sulla scala mobile, alla morte tragica e assieme epica poco dopo lo straziante comizio di Padova.
Tutto questo il film racconta con delicatezza e rispetto, provando e evitare sia la freddezza storica che l'eccessivo coinvolgimento emotivo, ma con grande affetto, ovviamente, con l'idea che valesse proprio la pena di conoscerlo e amarlo, quell'uomo, quel segretario, quell'uomo timido e dimesso che pareva triste - e ne soffriva, come rivelò a Minoli - eppure trascinava tutti con la forza del suo impeto onesto e sincero, assieme orgoglioso e rispettoso dell'opinione altrui, con il vigore morale che gli derivava dalla profonda passione politica e umana.
Materiale di repertorio (spiccano le Tribune Politiche e Elettorali d'annata) e testimonianze sono la scelte di Veltroni per raccontare questa bella storia italiana, non senza qualche vezzo (Arbore e Ferrini, Benigni e Monni, più qualche citazione da cinefilo) e sempre con la partecipazione di chi c'era e 'sente' quel che racconta, ma senza eccessi emotivi che portino ad una visione distorta degli eventi e dei personaggi. Veltroni evita poi riferimenti particolari al privato di Berlinguer, anche se compare a lungo la figlia Bianca, volta televisivo ben noto, che ci dà la sua versione dei fatti, delle cose e delle persone.
Sul filo della memoria, Tortorella racconta poi forse la cosa più 'tenera' del film: lui e altri dirigenti del PCI non vollero portare Berlinguer a vedere la seconda parte del film 'Novecento' di Bertolucci (il segretario aveva già visto e apprezzato la prima parte) per via di alcune scene veramente scabrose dal punto di vista sessuale, specie quella con De Niro, Depardieu e Stefania Casini. Berlinguer capì la situazione e commentò ironicamente: 'Ma voi non penserete mica che io di certe cose non sappia nulla?'.
Per il resto sfilano, Jovanotti a parte, il fedele autista, tanti politici (il già citato Tortorella, Macaluso, un vecchissimo e commovente Ingrao, Napolitano, per dirne alcuni, persino Signorile e Forlani), nientemeno che l'ex BR Alberto Franceschini e alcuni intellettuali come Eugenio Scalfari, insomma i 'grandi vecchi' (non in senso spregiativo, s'intende) che più hanno da ricordare e da evocare, ma anche da spiegare, in rapporto a quei fatti e a quella persona. Un tuffo nel passato che provoca nostalgia, un po' di commozione (inutile negarlo) e anche molto rammarico, perché di politici così, forse, non ce ne sono più stati.
Non sorprende il successo del film al botteghino, l'operazione è a suo modo intelligente e originale, la storia raccontata così piace e non sempre e necessariamente ci si reca al cinema per vedere la classica opera 'di finzione'. Veltroni ha saputo trovare un mix piacevole e gradevole che magari può anche spingere qualche genitore a spiegare ai propri figli, vedendo il film assieme a loro, quei fatti così vicini e assieme così lontani. La produzione è di Carlo Degli Esposti (Palomar), la distribuzione di Bim, ma 'patron' dell'operazione è Sky, che ben presto mostrerà il film al proprio pubblico.
La Rai probabilmente non poteva 'schierarsi' così apertamente producendo l'opera e il gruppo pay ha visto un'altra occasione di salire alla ribalta. Ma bene ha fatto, perché complessivamente si tratta di un film riuscito, forse persino il prototipo di un nuovo possibile genere cinematografico.