Un film d’autore e pieno di poesia contro la guerra. È la scommessa vinta da Ermanno Olmi, che ricorda la Grande Guerra e riflette in modo struggente sulla condizione umana in una trincea italiana di quello spaventoso conflitto.

'La guerra è una brutta bestia che gira il mondo e non si ferma mai'. È questo lo slogan che Ermanno Olmi mette a suggello di questa sua breve (non si va oltre i 70 minuti circa) e suggestiva
opera, quasi un apologo che racconta come si vive e si muore - soprattutto - in una trincea della grande guerra nel Nord-Est italiano, nel 1917 (siamo dalle parti di Asiago, sulla base dei racconti del padre allo stesso Ermanno).
Martedì 4 novembre, anniversario dell'Armistizio, il film di Ermanno Olmi è stato fra l'altro proiettato in contemporanea in quasi 100 Paesi. L'evento speciale ha visto un'unica proiezione organizzata dalle Ambasciate, dai Consolati e dagli Istituti di Cultura italiani all'Estero. Un evento senza precedenti che per la prima volta ha coinvolto tutto il mondo.
Massimo Germoglio, CEO della Rumblefish VFX, e alcuni suoi collaboratori sono stati presenti a Roma alla nostra anteprima del film, alla presenza del Capo dello Stato. Rumblefish ha infatti affiancato il Maestro nella realizzazione di un film toccante per i suoi contenuti storici e profondamente umani.
Ermanno Olmi, insieme al direttore della fotografia Fabio Olmi, a Massimo Germoglio e al DI colorist, è riuscito attraverso un rapporto speciale, umano e professionale, con i suoi collaboratori, a creare un film unico anche dal punto di vista tecnico, utilizzando le più innovative tecnologie.
“Torneranno i prati” è infatti il primo film italiano realizzato interamente in 4K da negativo 35mm. da Rumblefish VFX (scansione 4K, effetti speciali, color grading e finalizzazione 4K).
Il risultato è anche una fotografia particolarissima che dal colore sembra quasi virare verso il bianco e nero e dà al film un tono che è al tempo stesso poetico, struggente, tenero e disperato. Il paesaggio che si apre davanti alla trincea in cui i protagonisti vivono la loro triste sorte, per poi andare a morire, è a suo modo incantevole, per la combinazione della luna e della neve, con la presenza tenera e spiazzante di alcuni animali, che sono compagni di sventura, in fondo, ma non rinunciano alla loro vita e alle loro abitudini (l'atmosfera che Olmi crea non rende sgradevole neppure il topolino bianco che compare all'interno della trincea).
Un soldato napoletano canta 'Tu ca' nun chiagne' ma è l'ultimo barlume di umanità in una situazione che vira in poche ore (il film si svolge tutto, praticamente, nell'arco di una nottata) verso la tragedia totale. Il comando dà ordini 'criminali' via telefono da campo e impone di andare all'insensato attacco di un nemico (gli austriaci) che è lì, a ridosso di quella trincea ('li sentiamo respirare'- dicono i soldati, mentre un ex minatore assicura che sente il rumore di un trapano che il nemico sta utilizzando per uscire fuori dove meno te l'aspetteresti). Andare a conquistare un avamposto, come da ordini, equivale al suicidio per i nostri soldati, che però non urlano, non protestano più di tanto, si sentono condannati a morte da una situazione insostenibile, tanto che qualcuno preferisce suicidarsi prima ancora di tentare l'impresa. Intanto nella trincea la linea di comando è saltata, ufficiali e sottufficiali sono alla sbando e provano a tenere unita la truppa solo per tentare di salvare almeno qualcuno.
La denuncia dell'insensatezza e della assoluta crudeltà della guerra non viene data da Olmi mediante la classica denuncia anti-militarista e il realistico racconto delle mostruosità di qualunque conflitto; prevale invece la dolente constatazione di una situazione in cui si perde qualsiasi barlume di vita, di tenerezza, di poesia, di umanità e di bellezza (quella notte, già incantevole, a suo modo per le neve e la luna, potrà lasciare spazio solo con la primavera di nuovo ai prati, come da titolo).
Efficaci in generale anche gli attori, molto 'partecipi' all'opera, fra i quali l'unico veramente noto è Claudio Santamaria. Olmi dà a questo suo breve film assolutamente d'autore un tono dolente e allo stesso tempo poetico, disperato ma anche aperto a un futuro diverso. Il suo è un film d'arte che sceglie una modalità di racconto irrealistica eppure efficacissima nel denunciare l'insensatezza di ogni conflitto, la disperazione che prende quando ci si trova in quelle condizioni 'estreme'.
È un film struggente, con una fotografia, come dicevamo, ricercatissima che è a sua volta protagonista, e lascia alla fine vuoti e dolenti, muti e disperati. Ma la fede cattolica di Olmi non lascia scampo, quella situazione finirà, quella guerra, come le altre, pure, la primavera arriverà e, ancora una volta, torneranno i prati.