Recensione: ‘Viaggio sola’

Una ‘piccola storia’ di libertà, solitudine, mancanza di affetti e assieme di una situazione per molti versi privilegiata diventa un singolare ma gradevole e ‘sincero’ film di Maria Sole Tognazzi. Margherita Buy se la cava ‘alla grande’.

'Questa è una produzione di cinema indipendente' - avverte un orgoglioso cartello all'inizio della proiezione. E fa allora particolarmente piacere il discreto successo di questo 'piccolo film' di Maria Sole Tognazzi (figlia di cotanto padre e già cimentatasi con altre due 'piccole ma interessanti' opere cinematografiche nel recente passato, che già scavavano nel mondo della famiglia, in senso ampio, e dei sentimenti), piccolo non per la cura della confezione (che c'è), né per la tematica, affatto banale, né per gli attori (che sono bei nomi, tutto sommato) ma per la produzione (Biancafilm con Rai Cinema), la distribuzione (Teodora Film), la durata (un'ora e mezza o poco più), per il budget soprattutto (meno di un milione di euro, pare, a disposizione), e anche per le non grandissime ambizioni, in fondo.

Margherita Buy, che si cimenta in un'interpretazione davvero 'sentita' e indovinata, è Irene, una donna fra i 40 e i 50 anni che non ha figli né famiglia, è davvero 'libera' e oltretutto svolge un lavoro insolito e in fondo coinvolgente, a suo modo assai divertente: essere 'l'ospite a sorpresa' degli hotel di lusso, quello chiamato in incognito a verificare che le mirabolanti promesse dei depliant siano effettive, che gli standard di qualità vantati corrispondano alla realtà, che insomma l'esoso prezzo richiesto ai clienti sia in qualche modo giustificato.

Irene è coscienziosa e precisa, controlla con attenzione ogni cosa, è onesta e pignola e non si fa distrarre troppo dai tantissimi agi che la professione le offre né più di tanto dalle magnifiche location che finiscono per fare da cornice alle sue 'spedizioni'. Quasi sempre rigorosamente sola, poliglotta come si conviene, redige le relazioni con severità e solo alla fine del soggiorno rivela la sua identità, con immancabile costernazione del direttore dell'albergo di turno e dei suoi collaboratori.

Tutto bene, in apparenza, ma che fa Irene quando torna a casa e non trova nessuno neppure lì? Se la cava, più o meno, supplisce alla mancanza di affetto e di maternità con le figlie della sorella Silvia, ha un ex fidanzato come grande amico (con cui è rimasta in sintonia) e trascorre con lui qualche momento piacevole, senza implicazioni sessuali (per carità).
Professionale e tutto sommato fiera del suo lavoro, Irene sa di essere in fondo una privilegiata per la sua vita errabonda e piena di comodità ed è perfetta per le esigenze della sua azienda, dove invece altre 'verificatrici' man mano si perdono, dopo essere finite alle prese con la famiglia e i figli.

Ma il diavolo (una inattesa crisi da solitudine) aspetta solo il momento giusto per dire la sua. Già in difficoltà nel negarsi le avventure sentimentali o sessuali che il soggiorno in luoghi belli o esotici potrebbe concederle, Irene si smarrisce quando una casuale amica straniera, un'antropologa che a sua volta viaggia sola ma che conosce bene le dinamiche degli affetti, dei sentimenti e della sessualità, muore improvvisamente nell'hotel di cui lei è 'ospite a sorpresa'. Le difficoltà nel seguire i tragici eventi che accadono ad una donna molto saggia ma sola (anche a livello burocratico) la fanno molto riflettere e finiscono per angosciarla.

Nel contempo entra in crisi il rapporto con la sorella (pur non molto felice nel suo rapporto matrimoniale con uno stranito musicista), che le rimprovera la sua mancanza di affetti, stabilità, sentimenti veri, in sostanza le sbatte in faccia la sua solitudine e la mancanza di una famiglia.
Infine l'amico ex fidanzato si fa irretire da una piccola storia sentimentale che sfocia subito in una imprevista paternità, con conseguente crisi esistenziale e economica (la ricerca di una nuova casa).

Il mondo sembra piombare addosso alla nostra 'liberissima' Irene, che accenna a crollare: cerca in modo spasmodico la compagnia delle due nipoti, litiga con la sorella, finisce per abbracciare stretto stretto l'amico, sfociando però in un illogico amplesso, si scopre improvvisamente sola e vulnerabile ai sentimenti, al sesso, alla società che ti vuole per forza 'in compagnia'. Ma sarà proprio questa difficile fase a farle alla fine riscoprire che la sua situazione non è poi così nera, che gli affetti non le mancano, che quella vita nomade e solitaria ha il suo effettivo fascino. Alla fine scherzerà con la sorella su una sua presunta conversione all'assistenza ai poveri in Africa, proprio mentre è invece in partenza per gli hotel di lusso d'Oriente.

Ciò che piace del film è il tocco leggero che Maria Sole Tognazzi mette nella regia, la verità dei suoi 'quadretti', piccole scene in cui molti possono riconoscersi per l'adesione all'effettiva vita sociale e familiare di oggi. La regista osserva e riflette i cambiamenti delle persone e della società in un'epoca così incerta e disordinata come quella attuale e ne dà conto senza moralismi né 'sentenze', consiglia insomma di non 'buttarsi mai via' perché ogni situazione, anche quella difficile della solitudine, alla fine magari cercata e voluta, può essere accettata ed essere anche migliore di molte altre (sarà più gradevole la situazione della sorella, che con il marito non fa quasi più l'amore?).

Margherita Buy, si diceva, aderisce con cura e passione al ruolo di Irene e accanto a lei se la cava Stefano Accorsi, mentre anche Fabrizia Sacchi e Gianmarco Tognazzi (siamo in famiglia…) riescono a dare un po' di sostanza ai loro personaggi. Sceneggiatura (curata anche dai bei nomi di Francesca Marciano e Ivan Cotroneo), montaggio e regia sono all'altezza del compito, senza cercare né volere il 'capolavoro'.

E poi - vogliamo dirlo? - incantano le location scelte, da un incredibile Marocco alle terme toscane, da Parigi alla Puglia, a Berlino. Gli alberghi sono veri, perché - rivela Maria Sole, figlia di Ugo e Franca Bettoia - “la mia famiglia, i Bettoia, è proprietaria di alberghi dal 1875” e perché è stata ottenuta la complicità della Leading Hotels of the World, che proprio le verifiche sugli hotel ha come compito istituzionale. In alcune sequenze il 'piccolo film' diventa così, per un po', una gioia per gli occhi. Si viaggia al cinema ed è un altro piccolo incanto.

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