Renato Pachetti e la Tv italiana in America

Un ricordo di Renato M. Pachetti, per tanti anni “alfiere” di Rai Corportation, recentemente scomparso, nel commosso ricordo dell’amico Dom Serafini di “Video Age”.

Con la morte di Renato M. Pachetti, avvenuta nei giorni scorsi a New York, si é chiuso completamente lo spiraglio americano per i prodotti audiovisivi italiani. A dire il vero, l'industria televisiva italiana é cominciata a scomparire dal radar nord-americano nel 1993, da quando Pachetti andó in pensione dalla carica di presidente della Rai Corp. Infatti, al NATPE, il piú importante mercato televisivo per le Americhe recentemente conclusosi a New Orleans, tra i 350 espositori, quest'anno non una societá italiana era presente.

Riassumere il contributo di Pachetti al settore televisivo italiano é molto semplice. Riprendevo le parole del produttore americano Russ Kegan mentre parlavo con alcuni amici fuori dalla chiesa di St. Vincent Ferrer nella quale si é svolto il funerale, venerdí 24 gennaio: "Pachetti ha trasformato la Rai da una societá 'can't do' ad una 'can do' (da 'non si puó fare' a 'si puó fare')".

Come ha ricordato il fondatore della Viacom, Ralph Baruch, "Renato era in grado di organizzare udienze con il Papa per gli alti dirigenti Tv americani e di far avvicinare i dirigenti Tv italiani a qualsiasi personaggio americano".

Pachetti aveva 77 anni, l'etá di mio padre, ed é stato come un padre per me da quando ci siamo conosciuti nel 1978: severo, spesso critico, ma sempre disponibile e di buon umore. Come, tra le altre cose, hanno affermato i suoi tre figli. Appena andato in pensione volle che io fossi eletto membro del consiglio dell'International Academy, l'associazione che assegna gli Emmy e della quale é stato presidente dal 1975 al 1993. Non un compito semplice, considerando che i giornalisti non potevano essere ammessi.

Quando rimase paralizzato e non seguì più i lavori dell'Academy, l'Italia fu messa da parte. Nemmeno un programma valido come "Perlasca" é stato selezionato per la presentazione alla giuria e l'industria televisiva Italiana nemmeno si è accorta del suo isolamento.

Pachetti aveva invece portato la televisione italiana nelle Americhe: in Canada, negli Usa e nell'America Latina. Non solo la Tv per gli italiani residenti all'estero, ma anche le grandi produzioni Tv italiane al pubblico americano, come "Marco Polo" e "Gesú di Nazareth", per un totale di 11 serie sulle principali reti Tv Usa; inoltre, cosa in cui nessun altro é piú riuscito, lui le fece trasmettere doppiate.

Pachetti era un personaggio unico: all'apice del suo potere portava il monocolo ed era molto formale in pubblico, mentre in privato era una macchietta. Amava far fare bella figura all'Italia e molti ricordano ancora quando invitó una delegazione dell'Interational Academy a Firenze durante uno sciopero generale; senza perdersi animo, assieme alla moglie Diane, preparó le stanze d'albergo agli ospiti.

Da tempo aveva smesso di passare le vacanze nella nativa Massa Carrara e a Forte dei Marmi, forse perché si sentiva minacciato a livello politico e/o giudiziario per cose che avevano a che fare con Rai Corp., da sempre un bersaglio politico.

Ultimamente era disilluso sull'Italia: non leggeva piú i giornali italiani, limitandosi a guardare i notiziari Rai. Ogni tanto gli inviavo ritagli di giornali su notizie che potevano interessargli.

Sempre fedele ai suoi principi, aperto nel dichiarare la sua affiliazione politica, onesto negli affari e nei consigli e capace di acute analisi, non c'era personaggio politico o industriale italiano che Pachetti non conoscesse. L'ultima volta che l'ho sentito é stato prima di Natale per un articolo su Rai International. Ma ci sentivamo spesso anche per altre questioni come, ad esempio, per parlare de "La Scuola d'Italia", l'istituzione della quale é stato uno dei fondatori, ad oggi l'unica scuola italiana in tutto il Nord America.

Tra i suoi meriti, il "New York Times" ha anche citato la presidenza della Foreign Press Association, quella della Gruppo Esponenti Italiani e la carica di consigliere alla Princeton University.

Pacchetti arrivó a New York per la prima volta nel 1955 come corrispondente Rai. Ci tornó nel 1960 come corrispondente all'Onu e poi, nel 1970, come vice presidente di Rai Corp. e quindi, nel 1980, come presidente (Dom Serafini).

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