‘Report’ ‘scivola’ sui vaccini

Il programma di Sigfrido Ranucci - una ‘gloria’ della Rai - si avventura su una storia di ‘conseguenze collaterali’ di uno specifico vaccino che provoca reazioni sdegnate nel mondo scientifico. La politica fa caciara, mentre la Rai ‘riequilibra’ sui vaccini ma chiarisce: ‘Report non è a rischio’.

 

Benissimo ha fatto la presidente Rai Maggioni a chiarire in queste ore che il programma ‘Report’, una gloria del giornalismo Rai, anche se gestito da uno specifico gruppo allestito molti anni fa da Milena Gabanelli (ora assunta, dopo una vita a ‘Report’, direttamente in Rai come vicedirettrice con l’incarico di sovrintendere all’informazione on line della stessa Rai), non è a rischio e l’azienda di Stato non vuole chiuderlo. Ci mancherebbe altro, verrebbe da dire, visto che tanti anni di gloriosa storia non possono essere messi in discussione per uno specifico servizio di pochi minuti, ovvero quello di lunedì 17 (Pasquetta) sul tema dei vaccini. Un servizio però contestato da gran parte della comunità scientifica italiana e che - mi spiace dirlo ma mi pare anche onesto ‘confessarlo’ - a me non è proprio piaciuto.

Purtroppo il tema è davvero troppo delicato per essere affrontato con un approccio che mi è parso onestamente un po’ superficiale; la ‘voce della scienza’ (l’unica che conta davvero su temi come questo) non era presente nel breve servizio di ‘Report’, a favore di alcune ragazze che asserivano di sentirsi male secondo loro a causa dello specifico vaccino tirato in ballo e di un singolo studioso israeliano sulla cui autorevolezza sembra lecito nutrire qualche dubbio. A contraltare il solo Garattini, che però non è entrato molto nel merito. In un clima ‘infernale’ che mette in dubbio qualunque vaccino e rischia di far fare passi indietro giganteschi alle conquiste scientifiche a livello mondiale, il servizio è sembrato purtroppo portare acqua al mulino degli ‘scettici a prescindere’ sui vaccini, con possibili serie conseguenze anche sul piano medico e della ‘salute pubblica’.

Sigfrido Ranucci ha assicurato di aver vaccinato le figlie e di credere nei vaccini ma il sevizio sembrava suggerire l’esatto contrario e se non si erano raccolte le voci del mondo scientifico italiano perché ‘si era sottratto alle interviste’, era proprio il caso di mandare in onda ugualmente un servizio così ‘parziale’?

Naturalmente però questo è solo il mio punto di vista sul servizio specifico, che non può certo rimettere in discussione tutta la storia di ‘Report’. Che oltretutto è nel mirino di un gioco politico sguaiato e condotto senza alcuna remora, a seconda della convenienza dell’uno o dell’altro gruppo e partito.

Se il PD dunque aveva già preso di mira ‘Report’ per il precedente servizio sull’Unità e sull’imprenditore Pessina, ha ora avuto gioco più facile nel criticare pesantemente anche questa puntata (sarà nel mirino anche la direttrice di RaiTre Bignardi, oltre a Campo Dall’Orto, che pure pareva così ‘gradita’ a Renzi?), mentre i Cinquestelle, che già sui vaccini si erano distinti per non disdegnare le tesi più ‘fantasiose’, si sono eretti a difesa assoluta di ‘Report’, e persino di Campo Dall’Orto, con un gioco delle parti ormai persino ‘collaudato’.

Non bastava, però, perché a complicare le cose ci si è messo pure il servizio sempre di Pasquetta sul cinema di ‘Report’, lungo e accurato stavolta, ma finito nel mirino di Roberto Benigni per il racconto della vicenda degli studi cinematografici e multimediali di Papigno (vicino Terni), un investimento decisamente infelice del Premio Oscar e della moglie Nicoletta Braschi, che sono finiti in stato di abbandono e che Cinecittà Studios (società privata che ha gestito negli ultimi anni Cinecittà) ha però deciso di acquisire, ‘alleggerendo’ la posizione finanziaria di Benigni e della consorte. Ora però che Cinecittà potrebbe tornare effettivamente allo Stato, potrebbero tornare in ballo soldi pubblici anche per Papigno.

Qui, probabilmente al di là della volontà dell’attento autore del servizio, la voce di Benigni veniva sentita solo a livello di battuta colta al volo mentre camminava nel corso di un ‘evento pubblico’ e per il resto si citava solamente una lettera del suo avvocato. Molto meglio sarebbe stato un confronto serio sul tema - se Benigni l’avesse accettato - che chiarisse al pubblico la sua posizione, al di là di ogni dubbio. Purtroppo anche qui le cose sono andate diversamente e si spera che davvero non finisca tutto in querele e vertenze legali.

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