La nuova serie del cane poliziotto, ora intitolata semplicemente “Rex”, è ambientata a Roma e ha apportato alcune modifiche alla psicologia dei personaggi.
Da poco Rex parla italiano. Martedì 29 gennaio è andata in onda su RaiUno, in prima serata, la nuova serie "Rex" (non più "Il commissario Rex"), ricca di novità. Protagonista della serie televisiva è infatti Kaspar Capparoni, il primo commissario italiano della serie di quattro puntate (si sta già girando la serie successiva).
Il passaggio da Vienna a Roma è presto spiegato. In un'indagine internazionale il commissario italiano Lorenzo Fabbri - Capparoni si trasferisce dall'Italia a Vienna, dove conosce Rex. Alla morte del poliziotto che possiede Rex Fabbri decide di portare il cane con sé a Roma. Una compagnia a volte ingombrante, poiché Rex sembra quasi geloso delle fidanzate di Fabbri e tale da mettergli spesso i bastoni tra le ruote ed intralciare pesantemente la sua vita privata. Forse anche per queste 'incogruenze' e novità qualcuno ha storto il naso, dicendo che la serie di 'Rex' non è più quella di un tempo, non solo nel nome. Ma il pubblico ha gradito e l'audience è stata elevata per RaiUno.
La serie "Il commissario Rex" è andata in onda in Italia per la prima volta nel 1994 e riguardava il lavoro di tre poliziotti della Mordkommission (Squadra omicidi) che fa parte della Squadra della polizia criminale austriaca. La squadra originale era composta da Richard Moser (interpretato da Tobias Moretti), Ernst Stokinger (Karl Marovics) e Peter Holerer (Wolf Bachofer). Successivamente Moser è stato sostituito da Alex Brandeter (interpretato da Gedeon Burkhard).
Quella che va in onda quest'anno è l'11a edizione, come sempre prodotta dala Beta Film GmHb e dalla Leader Production Srl, oltre alla Orf (ma vi hanno lavorato anche la Rai e Telecinco). Nel cast ci sono Remo Girone, Fabio Ferri, Augusto Zucchi e Mariano Sigillo, a dimostrazione della 'svolta italiana'.
Come è comprensibile e fatale, infine, anche lo stesso cane Rex è cambiato di 'interprete' nel corso del tempo, anche se magari il pubblico non se n'è accorto.