Riemerge l’ombra della censura

La legge che è stato appena deciso di adottare in Russia e che abbassa al 20% massimo la proprietà straniera nei media solleva non poche preoccupazioni. Ma c’è dell’altro, in Europa, che non va: la nomina di Tibor Navracsics, Ministro degli Esteri ungherese, alla carica di Commissario Europeo.

Vivere in un Paese democratico (certo, con tutti i suoi tanti limiti) talvolta ci porta a dimenticare o rimuovere l'importanza di alcuni diritti ­ come il pluralismo, la libertà di avere accesso all'informazione e di fare informazione ­ che in alcuni scenari, neppure tanto distanti, non sembrano ancora acquisiti.

Due sono i casi su cui vorremmo stimolare una riflessione. Il primo interessa la Russia, che non si è fatta certo una buona fama dopo le dichiarazioni di Putin rispetto ad internet, definito “un progetto speciale della Cia”. L'altra riguarda l'Ungheria, ma forse più specificamente l'Unione Europea, e quindi noi tutti.

In Russia è stata proposta l'adozione urgente di un documento, in esame alla Duma (la Camera bassa del Parlamento), che sta approvando in queste ore un disegno di legge in merito. La proposta di legge prevede di abbassare al 20% massimo la proprietà straniera nei media. L'urgenza di approvazione è stata motivata dalla necessità di garantire la 'sicurezza' dell'informazione in Russia.

L'introduzione della legge potrebbe avere ripercussioni in primis su 4 emittenti via cavo ­ versioni russe di canali televisivi provenienti dal 'nemico' Occidente ­ e sulle più grandi case editrici.
Tra le altre cose, verrebbe impedito a stranieri, o russi con doppio passaporto, di fondare nuovi media.

Normative di questo tipo erano state introdotte anche in Paesi del Sudamerica alcuni decenni fa, per 'proteggere' e soprattutto favorire lo sviluppo di un sistema audiovisivo ed informativo, ovvero mediale, nazionale che altrimenti sarebbe stato cannibalizzato dalle major americane già consolidate. Ci permettiamo di dubitare che l'intento russo, nel 2014, possa essere il medesimo.

Nel mentre, in una situazione sempre più difficile per la Russia, tra la crisi ucraina e le sanzioni che provengono da Occidente, Putin sembra aver rimesso in moto il suo antico progetto, quello di controllare internet, isolando il Paese dal resto del mondo e mettendo così a tacere qualsiasi contestazione al proprio operato.

L¹altra notizia che riteniamo debba essere oggetto di un¹accurata riflessione è quella relativa alla nomina di Tibor Navracsics, attuale Ministro degli Esteri ungherese, alla carica di Commissario Europeo per Educazione, Cultura, Gioventù e Cittadinanza (carica ricoperta, fino a fine mandato, da Androulla Vassiliou). È evidente che l'Ungheria, così come tutti i Paesi dell'Unione, ha diritto alla nomina di un proprio Commissario, ma la situazione è decisamente controversa e affidare un incarico tanto delicato e centrale nella politica europea a questa figura solleva molti dubbi. Navracsics, prima di assumere il ruolo attuale agli Esteri è stato a capo del dicastero della Giustizia nonché capo di gabinetto di Viktor Orban. E il governo di Orban non si è contraddistinto certo per scelte democratiche e pluralistiche, avviando un giro di vite contro la libertà d'espressione di giornalisti, media e organizzazioni non governative e mettendo così a repentaglio libertà civili e principi democratici.

Un giovane attivista ungherese ha indirizzato nei giorni scorsi una lettera all'attenzione di Silvia Costa, parlamentare europea e presidente della Commissione Cultura del PE e lanciato una raccolta di firme per fermare la nomina (https://www.change.org/p/parlamento-europeo-fermiamo-tibor-navracsis-difendiamo-la-democrazia-europea-contro-il-dispotismo).
Si legge nella lettera: “È inaccettabile che una figura centrale di questo governo possa essere responsabile di tali programmi europei. Trovo spaventosa questa nomina, poiché rischia di normalizzare l'atteggiamento intimidatorio del Governo ungherese e di propagarlo nel resto d'Europa”.

Appare sconcertante apprendere di situazioni di questo tipo. E quel che più desta sgomento è che molto spesso, dopo lo sconcerto iniziale, nulla si muove.

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