Rinvio della Gasparri: il giorno dopo

Pioggia di reazioni, nuovi scenari e polemiche, nonostante il tentativo del Centro-Destra (subito rivelatosi vano) di minimizzare quanto accaduto. Il decreto legge per salvare Rete 4 ci sarà e pochi si oppongono, ma come saràO Quanto alla Gasparri, si riparte subito, ma il Polo sembra già diviso.

Come previsto, molto (e non poco, come qualche buontempone ha cercato di far credere) cambia dopo il rinvio della legge Gasparri alle Camere da parte del Presidente della Repubblica. Un simile avvenimento non sembra affatto "normale" e colpisce invece la maggioranza su un punto-chiave, che è poi quello che (al di là delle consuete battute) sta più a cuore al presidente Berlusconi, assieme a quello della giustizia.

Il "giorno dopo" è stato intenso, ricco di contatti, consultazioni, commenti, polemiche. Anche Mediaset (che ha perso in Borsa, come si prevedeva) ha fatto la sua parte, con un comunicato - appello che definisce non praticabile l'ipotesi di un trasferimento sul satellite di Rete 4, perché essa è nata (non in casa Fininvest-Mediaset, però, va detto) "per trasmettere a tutto il pubblico italiano". Si fa perciò appelllo "alla ragionevolezza e al buon senso di tutti'' affinché ''il mondo politico e istituzionale italiano intervenga per impedire la chiusura'' della stessa Rete 4, unica ipotesi praticabile, secondo l'azienda, in mancanza di nuove disposizioni e con soli otto giorni lavorativi a disposizione per cambiare le cose (ma se la Gasparri è stata approvata così tardi non è certo colpa di chi si è opposto, verrebbe da dire).

Non manca ovviamente il riferimento ai possibili posti di lavoro perduti per colpa della chiusura di Rete 4, situazione che ha trovato d'accordo persino Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione della stampa italiana e fra i più fieri oppositori della legge Gasparri.

Sembra di capire che in realtà sono ben pochi quelli che vogliono davvero inviare sul satellite Rete 4 subito, anche se la Corte Costituzionale era stata chiarissima in proposito e un decreto-legge rischierebbe di adombrare uno scontro istituzionale di una certa gravità. Il decreto, a quanto pare, però, ci sarà proprio, non solo perché Berlusconi e tutto il Centro-Destra lo vogliono, ma anche perché la sinistra si oppone poco e, a certe condizioni, lo ritiene persino accettaile.

Ma quali condizioniO Non certo l'ennesima cautela (poco più che fumo negli occhi) che a firmare il decreto sia Fini e non Berlusconi, ma le condizioni in cui sarà previsto che Rete 4 continui a trasmettere sul terrestre, i tempi previsti, il contesto in cui ci sarà questa ennesima "proroga". Aiuta anche la contemporanea fibrillazione di RaiTre, che si vedrebbe sottratte le risorse pubblicitarie.

Il Centro-Destra sarà sempre più diviso fra falchi e colombe. A un Berlusconi che sembra davvero molto irritato con Ciampi (l'ipotesi del rinvio era apparsa al Polo poco probabile fin quasi all'ultimo) si affiancano commenti più pacati da parte di AN e UDC, mentre la Lega sceglie l'oltranzismo. Ma la conversione del decreto in legge sarà già, probabilmentte, una "battaglia epica" in Parlamento e poi il nuovo esame della Gasparri (che comincerà subito) promette scintille, Qualcuno proverà infatti ancora a cambiare poco o nulla, magari più la forma che la sostanza, mentre la bocciatura del Sic e delle blandissime regole antitrust fissate dalla Gasparri equivale a bocciare un punto essenziale del provvedimento.

Più tranquille del previsto, semmai, le reazioni dello stesso Maurizio Gasparri, che si vede bocciare la legge a lui legata a filo doppio, a cominciare dal nome, tanto che qualcuno lo ha invitato a dimettersi.

Sono solo le prime mosse di una battaglia che riprende in pieno e promette di durare ancora molto a lungo.

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