Rossignoli – Romani: botta e risposta

Nel corso della prima giornata del Tv Forum di Roma si sono confrontate le tesi del coordinatore di Aeranti-Corallo, molto critico con il Governo, e quelle del Ministro dello Sviluppo Economico, per il quale gli importi dei ‘rimborsi’ alle Tv locali possono aumentare.

Con la relazione del coordinatore Aeranti-Corallo, Marco Rossignoli, alla presenza del Ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, e del Presidente della Agcom, Corrado Calabrò, ha preso il via la sesta edizione del RadioTv Forum di Aeranti-Corallo.
Rossignoli ha esordito sottolineando che quello attuale “è un momento particolarmente delicato per tutto il settore, in quanto mentre la crisi del mercato pubblicitario non accenna inversioni di tendenza, il recente cambiamento delle regole per la transizione alla Tv digitale terrestre rischia di causare un drastico ridimensionamento del settore televisivo locale, creando peraltro difficoltà all'avvio del digitale radiofonico”.

Il coordinatore Aeranti-Corallo ha poi evidenziato le difficoltà in cui si trova a operare il settore televisivo locale: “La legge di Stabilità 2011 ha sottratto alla radiodiffusione televisiva i canali di trasmissione 61-69, eserciti quasi esclusivamente dalle Tv locali, per destinarli attraverso una gara ai servizi di comunicazione mobile in larga banda. Tale riduzione - ha aggiunto Rossignoli - posta a carico del solo comparto televisivo locale, ha la conseguenza che le frequenze sono ora insufficienti per consentire a tutte le tv locali di diventare operatore di rete nelle aree ancora da digitalizzare e di continuare a svolgere tale attività nelle aree già digitalizzate”.

Rossignoli ha inoltre aggiunto: “Se in sede di assegnazione delle risorse frequenziali, alle Tv locali spetta un terzo delle frequenze, non è certamente possibile che, quando le assegnazioni devono essere, invece, ridotte, tale riduzione riguardi solo le Tv locali. Conseguentemente la riduzione delle nove frequenze di cui ai
canali 61-69 dovrebbe essere posta per 1/3 (tre frequenze) a carico delle Tv locali e per 2/3 (sei frequenze) a carico delle Tv nazionali”.
“Questo - ha affermato Rossignoli - è un principio ineludibile che Aeranti-Corallo intende sostenere fino in fondo, in sede politica e giudiziale, a livello italiano ed europeo”.

“Il decreto legge con cui è intervenuto il Governo, in relazione alla riduzione delle frequenze destinate ai servizi di radiodiffusione televisiva, prevede la redazione di graduatorie per regioni e per aree tecniche ai fini del rilascio dei diritti di uso delle frequenze per le trasmissioni televisive digitali terrestri. Tale nuovo percorso
normativo rimette in discussione il processo di transizione per le sole Tv locali. Non è accettabile che tutte le Tv nazionali ottengano senza alcuna selezione l'assegnazione di reti digitali pianificate, mentre solo le Tv locali utilmente collocate in graduatoria potranno esercire reti digitali” - ha proseguito Rossignoli - . È inaccettabile che mentre vengono ridotte nove frequenze alle Tv locali, stanno per essere assegnate gratuitamente, con il beauty contest, sei frequenze per e trasmissioni televisive digitali nazionali, con possibilità di assegnazione di alcune di tali frequenze a soggetti che già eserciscono altri multiplex nazionali”.

Riferendosi poi agli indennizzi previsti dalla legge di stabilità 2011 per le Tv locali, Rossignoli ha sostenuto che gli stessi siano “talmente irrisori da non incentivare certamente nessuna Tv
locale a cedere le frequenze attualmente esercite. Solo triplicando le risorse sarebbe possibile avvicinarsi ai valori minimi di mercato delle frequenze di trasmissione”. Secondo Rossignoli, l'impostazione secondo la quale il meccanismo delle graduatorie favorirebbe un rafforzamento del settore televisivo locale selezionando le imprese più organizzate e solide non è
condivisibile. “Tali graduatorie comporteranno solo un forte ridimensionamento del comparto, che sarà costituito da soggetti deboli e incapaci di competere realmente nel mercato”.
“Per rafforzare il comparto - ha concluso Rossignoli - sarebbero necessarie norme di indirizzo del mercato pubblicitario, come sgravi di imposta per le aziende che acquistano spazi pubblicitari sull'emittenza locale e come il divieto di trasmissioni pubblicitarie per le pay-tv”.

Dalle agenzie, apprendiamo poi che l ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, intervenuto a sua volta al Tv Forum, 'apre' alla possibilità di aumentare gli incentivi alle Tv locali per la liberazione delle frequenze necessarie all'asta per gli operatori della telefonia mobile se dalla gara in questione entrassero nelle casse dello Stato più dei 2,4 miliardi di euro previsti (un'apertura per modo di dire, dunque).

Il ministro premette che i 240 milioni, che proverrebbero dal 10% sull'incasso della gara, indicato dalla legge di stabilità come rimborso alle emittenti locali, «non sono delle briciole». Ma Romani ammette che, così come evidenziato dalle Tv, «non funziona il meccanismo che la legge pone con il 'fino a'», che significa in sostanza che qualora l'incasso della gara superasse i 2,4 miliardi alle emittenti arriverebbero sempre 240 milioni. «Su questo - afferma il ministro - si può discutere. Se la gara consegnasse al paese più risorse non vedo perché quel 10% non possa tornare al settore».

Romani sottolinea di essere al lavoro «con il ministro Tremonti perché la gara proceda con chiarezza. Mi auguro che produca le risorse che ci aspettiamo», anche se, ammette, «probabilmente quei 240 milioni non saranno sufficienti per far fare un passo indietro a chi ha voglia di farlo».
Una cosa è certa: «non credo mai che potremo arrivare a 720 milioni come rimborso», precisa il ministro riferendosi ad una cifra circolata tra gli addetti ai lavori.

«Occorre trovare meccanismi di consorzio - ha proseguito il ministro - trovare rimborsi, trovare processi di semplificazione che consentano a tutti coloro che trasmettono di trasmettere, ma questo è garantito. Il vero problema è capire se le 600 emittenti locali siano in grado di trasmettere 3.600 programmi digitali. C'è un problema di Lcn, c'è un problema di offerta televisiva e c'è il problema di far capire come si può trasformare l'offerta televisiva».

«La procedura competitiva rappresenta un atto dovuto, una scelta obbligata vincolata da Bruxelles e assolutamente non modificabile. E da concludere in tempi rapidi». Lo ha detto il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, nel corso del suo intervento al Radio Tv Forum in merito al beauty contest per l'assegnazione delle nuove frequenze per il digitale terrestre, rispondendo in particolare alla richiesta delle Tv locali di assegnare meno multiplex alle televisioni nazionali.
«Pende una procedura di infrazione comunitaria, ad oggi solo sospesa, in tema di pluralismo sul digitale terrestre», ha spiegato Calabrò. «Il dividendo di cinque reti verrà messo in gara con criteri asimmetrici e correttivi che garantiranno l'apertura alla concorrenza, l'ingresso di nuovi operatori e la valorizzazione di nuovi programmi. La Commissione ha espresso il suo apprezzamento sul contenuto e sul procedimento prefigurati e ha così interrotto la procedura di infrazione, riservandosi di rinunciarvi formalmente - ha concluso - quando la delibera dell'Autorità avrà trovato piena attuazione».

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