Rottamazione dei canali 61-69. Si riaprono i termini?

Un'idea che può fare strada –

Potrebbe essere l’uovo di Colombo: riaprire i termini per rilasciare, nelle regioni coinvolte, i canali 61-69 e insieme accettare l’ipotesi di “intese” fra chi lascia (che resterebbe operatore di rete) e chi raggiunga uno specifico accordo con lui. E non ci si dovrebbe neppure spostare di frequenza…

Vediamo cosa ha scritto, in modo molto chiaro, il periodico della Frt 'Radio & Tv Notizie' su questa interessante proposta:

«Il 2 aprile scorso il Presidente dell'Associazione Tv Locali FRT, Maurizio Giunco, a seguito di un'ordinanza di sospensione da parte del TAR Lazio del decreto ministeriale del 23/1/2012, aveva formalmente chiesto al Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, la riapertura dei termini per la presentazione delle domande di rottamazione delle frequenze della banda 800 MHZ, ritenendo che tale ordinanza avesse sospeso anche detti termini. L'ampia diffusione data alla notizia dai mezzi di comunicazione, secondo Giunco, avrebbe potuto generare il dubbio in molte emittenti circa la possibilità di soprassedere alla presentazione della domanda. Naturalmente, come è ormai consuetudine del Ministro dello Sviluppo Economico, tale lettera è rimasta senza risposta.

Il 6 giugno u.s. il TAR del Lazio (Sezione prima), a riprova della fondatezza della richiesta dell'Associazione Tv Locali, con ordinanze numero 3592 e 3593, ha disposto la riapertura dei termini della procedura di "rottamazione" delle frequenze per un periodo di tre giorni al fine di ripristinare la parità di condizioni tra i partecipanti. Per il presidente Giunco aldilà di quanto ordinato dal TAR ed alla luce dei deludenti risultati della “rottamazione” si rende necessaria una riapertura dei termini di almeno 60 giorni ed una precisazione ai criteri previsti dal decreto ministeriale, al fine di poter consentire la condivisione dei mux tra più soggetti attraverso la contitolarità del diritto d'uso con il contestuale volontario rilascio di una frequenza. In pratica occorre chiarire che una o più emittenti locali possano rilasciare la frequenza loro assegnata e contestualmente stipulare un accordo con un terzo operatore al fine di condividere il diritto d'uso di quest'ultimo, mantenendo così lo status di operatore di rete.

Tale semplice meccanismo che non necessita della creazione di apposite società fra gli operatori, consentirebbe al MSE di raggiungere l'obiettivo della liberazione delle frequenze necessarie eliminando il rischio di ricorsi e quindi rispettare i termini stabiliti per legge per la liberazione delle frequenze della banda 800. 
In caso contrario, la scelta di una liberazione forzosa attraverso un bando di gara nelle aree già digitalizzate alla data del 31 dicembre 2010, comporterebbe inevitabilmente un riassetto delle frequenze in uso dalle emittenti locali generando gravi danni e disagi alle emittenti locali e agli utenti di tutto il nord Italia, della Sardegna del Lazio e della Campania anche a causa della necessità di una nuova risintonizzazione degli apparati riceventi con ulteriore fatale perdita di ascolti da parte delle Tv locali.

Ciò spingerebbe le emittenti locali a rivolgersi ai tribunali amministrativi, e si darebbe origine ad un contenzioso che difficilmente consentirebbe al Ministero il rispetto dei termini per la consegna delle frequenze agli operatori dei servizi di comunicazione mobile in banda larga che per tali frequenze hanno investito circa 4 miliardi di Euro».

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