Ruffini via da RaiTre?

Voci di una possibile sostituzione –

Dopo 7 anni alla guida della rete che “non piace” al premier Paolo Ruffini potrebbe essere sostituito da Minoli o Di Bella. Ma nella rete c’è aria di rivolta e la questione è di nuovo in forse. L’incerto ruolo del PD.

Paolo Ruffini, uno dei migliori direttori che RaiTre abbia avuto, potrebbe uscire di scena. Sarebbe stato “licenziato” dal direttore generale Mauro Masi: in uno dei prossimi Cda verrebbe così proposta la sua sostituzione (se ne parla peraltro da mesi) e tra i suoi successori i nomi più accreditati sono quelli di Antonio Di Bella (ex direttore del Tg3 che sarebbe vicino a Bersani, mentre Ruffini è di area “franceschiniana”) e di Giovanni Minoli, attuale direttore di Rai Educational (giunto però, sembra, in prossimità della pensione).

Per Ruffini, direttore di RaiTre da sette anni con risultati che hanno toccato anche il 14% di share sia pure con budget molto ridotti rispetto alle altre due reti, si aprirebbero in questo scenario le porte della direzione di Rai Cinema o di RaiNews24. Ma gli stessi risultati d'ascolto passano in secondo piano rispetto alla qualità dei programmi d'informazione della rete e all'autonomia garantita a RaiTre.

Da mesi peraltro il presidente del Consiglio attacca le trasmissioni di RaiTre: ha definito “ostile” 'Ballarò' condotto da Giovanni Floris, 'Che tempo che fa' condotto da Fabio Fazio (che è stato tenuto in sospeso fino all'ultimo per ciò che riguarda il suo contratto prima dell'edizione attuale), 'Report' di Milena Gabanelli e 'Parla con me' di Serena Dandini (è stata molto criticata la piccola soap all'interno del programma con la parodia delle ragazze ospiti di Palazzo Grazioli). Proprio da Palazzo Chigi sarebbe partita la disposizione di smorzare satira e critiche e di potenziare piuttosto l'informazione regionale (un progetto di cui si parla molto e di cui non si capiscono bene, per ora, i reali contorni).

Lo stesso Ruffini, intervistato da Leandro Palestrini di 'Repubblica', è stato lapidario. “È l'unica rete che non perde ascolti ma so di non piacere al premier”.
“Certo, il presidente del Consiglio non apprezza molti dei nostri programmi - ha continuato Ruffini - . Ha telefonato anche in diretta a 'Ballarò' per ripeterlo. RaiTre non gli piace. In pratica la mia colpa sarebbe di aver fatto nascere prima e tutelato poi programmi come appunto 'Ballarò', 'Che tempo che fa', 'Parla con me', 'Presa diretta' con Iacona, 'Le Storie' con Augias, 'Glob' con Bertolino. O di aver portato in prima serata e fatto diventare un pilastro di RaiTre Milena Gabanelli e le inchieste di 'Report'. O di aver riportato in Rai Lucia Annunziata. O di aver sempre difeso il lavoro che Ghezzi e il gruppo di 'Blob' fanno di rilettura intelligentemente irriverente dell'universo Tv. O di aver fatto con Carlo Lucarelli 'Blu notte', un lungo viaggio nei misteri italiani, dalla mafia alla P2”.

Proprio 'Repubblica' sembra però capeggiare la rivolta contro la sostituzione di Ruffini, che ha coinvolto gran parte (se non tutta) RaiTre, e a cui ci sembra legittimo associarci. Infatti, se il ragionamento è che in Rai i direttori cambiano spesso e quindi non si capisce perché invece Ruffini debba conservare ancora il posto, allora è facile controbattere così: in Rai i direttori cambiano spesso per pure ragioni politiche, come è ben noto, legate al Governo in carica e agli equilibri partitici del momento.
Ma è proprio questo il guaio: raramente viene tenuto in conto il merito e se almeno in questo caso si volesse invece tenerne conto, Ruffini rimarrebbe al suo posto, “a furor di popolo”.

Non si tratta di 'demonizzare' Di Bella o Minoli, chiaramente, ottimi professionisti, ma di sapere se per una volta si possa seguire una logica diversa, quella di premiare chi ha dimostrato di saper guidare al meglio une rete 'importante' e di fare anche ottimi ascolti.
E ci pare che sia questa una prima 'prova del fuoco' anche per il neo segretario del PD Bersani. Lascerà sostituire Ruffini solo perché è un cattolico e dell'area che alle Primarie ha perso? Anche qui a prevalere sarebbero ragioni politiche di basso spessore e non la professionalità. Si può per una volta 'cambiare registro'? Vedremo che succederà.

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