La morsa del controllo governativo russo sui mezzi d’informazione è sempre più stretta, anche con leggi che sarebbero perfette in un testo di ‘teatro dell’assurdo’.
Come un Caterpillar, la macchina messa in moto dal governo russo per avere il massimo controllo sui mezzi d'informazione va avanti, schiacciando tutto quello che si pone sul suo cammino. Il momento è delicato: tra poco scade il mandato presidenziale di Vladimir Putin, il quale non si può candidare per il prossimo mandato (salvo modifiche alla Costituzione che dice di non voler fare) e qualsiasi critica può essere dannosa per quello che potrebbe essere, anche se non è ancora stato scelto, il nuovo leader del Cremlino, che sarà però probabilmente "guidato" da Putin.
Il potere russo ha iniziato anni fa con una serie di ritorsioni contro i mezzi di comunicazione indipendenti (senza scomodare i casi di giornalisti assassinati, i cui mandanti resteranno sempre un mistero) ma ha anche messo sotto controllo i finanziamenti esteri alle associazioni non governative, nelle quali vede una minaccia politica.
Poco tempo fa è arrivato l'ultimo provvedimento: i mezzi di comunicazione dovranno trasmettere il 50% di buone notizie (indipendentemente da quello che accade). Tradotto in termini più semplici: parlare di morti, violenze e povertà non è positivo. La Borsa che sale è positiva. Con questa mossa il Cremino riuscirà a controllare anche quei rarissimi mezzi d'informazione indipendenti che sono rimasti.
Ma la similitudine con il sistema d'informazione dell'ex Urss non funziona. Se ai tempi di Breznev la censura era preventiva, la tattica di Putin è diversa: imporre la proprietà pubblica, o il controllo di società partecipate dallo Stato, alle aziende che operano nel settore dei media e sostituire i giornalisti con suoi uomini, o ancora, l'ultima soluzione, dare comunque notizie positive sulla vita e sull'economia della Russia.
Unico organo d'informazione che sta lottando per non aderire a questa politica è la Radio Eco di Mosca (una quota è di Gorbaciov) ma c'è da chiedersi fino a quando durerà.
Intanto i russi, presi dai seri problemi di un'economia in cui il divario tra ricchi e poveri diventa sempre maggiore e la ricchezza del Paese è concentrata nelle mani di pochi oligarchi vicini al presidente, reclamano tiepidamente un'informazione veritiera e non soporifera.