La richiesta di allontanamento di Agostino Saccà dalla dirigenza di Rai Fiction e il suo trasferimento ad un’altra carica stanno mettendo in crisi il Cda Rai, il direttore generale e il presidente. Il presidente della Vigilanza intanto non viene eletto.
"Qualità morali, capacità professionali e la stima del settore". Tre punti, chiari ed essenziali. Sono le richieste del movimento Centoautori che ha inviato una lettera aperta a presidente, direttore generale e Cda Rai, al ministro Bondi e al sottosegretario Romani sulla necessità di risolvere la questione dei vertici di Rai Fiction.
Sulla permanenza al vertice (o meno) di Agostino Saccà però le posizioni sono molto più articolate e si è sviluppato un bel dibattito anche nel mondo della produzione della fiction italiana. Questa lettera è comunque una delle tante conseguenze nate e sviluppatesi con il "caso Saccà".
Un caso spinoso che vede da tempo il "vecchio Agostino" ben saldo sulla sua poltrona (nonostante le ostilità, nello stesso Centro-Destra, di personaggi come Del Noce e Marano) e salvato addirittura giorni fa da un "comunista come Curzi". Chi invece è sempre più vicino a veder saltare la propria poltrona (ma già lo sapeva) è il direttore generale Claudio Cappon, finora inconcludente nella sua battaglia contro Saccà, sia pure in compagnia del presidente Petruccioli e dei Consiglieri di Centro-Sinistra del Cda (compreso un Curzi che ora sembra averci 'ripensato').
La volta scorsa il Cda aveva bocciato la mozione del direttore generale Cappon che chiedeva il licenziamento in tronco di Saccà: avevano votato contro i consiglieri Urbani, Malgieri, Bianchi Clerici e Petroni, con l'astensione determinante di Curzi e Staderini. Nel numero attualmente in edicola 'L'Espresso' vede nelle intercettazioni le motivazioni di questo atteggiamento del Cda, ma sarebbe superficiale attribuire l'ennesima salvezza di Saccà a qualche telefonata.
Comunque di Urbani si è parlato già molto in relazione alla possibile "spinta" per la compagna Ida Di Benedetto, produttrice televisiva, e per l'interessamento per i progetti di una società di fiction che Saccà voleva costituire dopo l'eventuale uscita dalla Rai; meno si è parlato delle telefonate tra Saccà e Staderini (che raccomandava Catherine Spaak), di Petroni che spingeva Cloris Brosca e dello stesso Curzi che ricordava a Saccà di interessarsi ad un amico.
Martedì il Tribunale di Roma, al quale Saccà si era rivolto inizialmente con successo contro la precedente sospensione da parte della Rai, ha riconosciuto invece la correttezza della procedura messa in atto da parte dell'azienda, compresa appunto la sospensione dal posto di lavoro.
Ieri sono stati protagonisti di nuovo i consiglieri di Centro-Destra che al momento della riunione per il trasferimento del direttore di Rai Fiction ad altre funzioni (peraltro da lui rifiutate, pare), per la precisione alla Direzione Sviluppo e Coordinamento Commerciale, hanno fatto mancare il numero legale.
Il bis stamattina e quindi il Cda Rai è praticamente paralizzato e non si capisce adesso come si possa uscire da questa situazione.
All'ordine del giorno ci sono anche contratti importanti, tra i quali alcune produzioni di RaiUno per il palinsesto autunnale e il contratto con Sky sui diritti sportivi di Olimpiadi e Mondiali di Calcio, per non parlare dei seri problemi con il Comune per Sanremo 2009.
Stessa situazione di totale paralisi in Parlamento, dove si dovrebbe eleggere il presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai. Da varie settimane tutto è fermo sulla candidatura di Leoluca Orlando di Italia dei Valori, rifiutata dal Centro-Destra (la 'poltrona' spetta tradizionalmente alla minoranza) per le posizioni di Di Pietro sull'operato del Governo. Anche in Parlamento è dunque paralisi, con continue riunioni a vuoto per l'assenza del Centro-Destra e "tradizionale" occupazione da parte dei Radicali, che naturalmente fanno la loro parte su una questione che si sta incancrenendo.
Forse finirà con un rinvio a settembre, ma lo spettacolo è decisamente deprimente.