La difficilissima operazione di far rivivere una giornata italiana di un anno fa sulla base dei filmati inviati direttamente dal pubblico è stata portata a termine da Gabriele Salvatores e dal suo staff, con la Rai. Sabato la messa in onda del film ‘Italy in a day’.
Ha molta genuinità 'Italy in a day', il film (se così si può definire) di Gabriele Salvatores nato da 45.000 video e 2.200 ore di girato dagli italiani e trasmesso sabato scorso su RaiTre. E se qualcuno si aspettava accenni alla politica, all'economia, all'attualità, alle ideologie, agli amori dei vip e agli scandali è rimasto deluso. Ci sono gli italiani che hanno aderito e il loro mondo e c'è tanta quotidianità.
La quotidianità dei giovani ragazzi, di qualche ragazzaccio, di studenti, occupati e non. Ci sono gli anziani che cantano oppure che ballano. C'è la musica, il calore di famiglie semplici, i momenti di gioia e quelli più tristi. C'è spensieratezza e a volte malinconia, come non manca qualche piccolo momento di retorica, con un medico di una Ong o una coppia di gay stranieri con un bambino. E ancora ci sono i detenuti del carcere di Volterra o il mangiatore di fuoco.
Il filo conduttore nel racconto elaborato dal regista milanese è lo svolgersi di una giornata dall'alba al tramonto. E il lavoro di Salvatores è fondamentale (ma non dimentichiamo il suo team) per dare una linea interpretativa a migliaia di ore di girato e rendere immediato un sentimento comune di partecipazione e un sentire collettivo che emerge dal docu-film.
Ne escono un'ora e venti di calore e di sprazzi di vita, che si rivelano una specie di saggio antropologico degli italiani.
Forse a tratti emerge un eccessivo buonismo, oppure c'è troppa fiducia negli altri e una voglia di vedere comunque il bello delle cose.
Il film ha avuto l'8,84% di share con 1.896.000 spettatori. Distribuito dalla 01Distribution della Rai, 'Italy in a Day' è uscito poco prima della messa in onda Tv nei cinema ed è l'adattamento di un'idea originaria di Ridley Scott, 'Life in a day', realizzato nel 2010 su scala mondiale e considerato il primo social movie della storia.
Dicevamo che il merito della riuscita dell'operazione va al regista e al suo team. Infatti al film hanno lavorato prima degli addetti per le operazioni di raccolta e di smistamento dei filmati da scegliere, poi una squadra di quaranta selezionatori coordinati da due montatori, che pur non avendo toccato i contenuti hanno migliorato la fotografia e il suono (per capire la differenza basta vedersi gli spezzoni originali inviati e disponibili sul sito Rai relativo al progetto).