Con la vittoria degli Stadio (in passato abbonati invece all’ultimo posto), che da bolognese non può che farmi piacere (ma anche per la musica di qualità che il gruppo ha sempre proposto), si è conclusa sabato 13 febbraio un’edizione (la 66esima) del Festival di Sanremo che va annoverata per la Rai fra le più riuscite della lunga serie che chi ha resistito davanti al video oltre la proclamazione dei vincitori ha visto su RaiUno in rassegna completa (dal 1951 ad oggi), con in fila i vincitori di ciascun anno.
Non ci avventuriamo nel campo della musica (ha già provveduto il nostro Luca Rovelli nei giorni scorsi), che non sembra peraltro quello in cui la manifestazione ha dato il meglio di sé neppure quest’anno, ma parliamo di quel ‘mix complessivo televisivo’ che caratterizza questo evento italiano per eccellenza e che alla fine ha prodotto gli ottimi ascolti che la stessa Rai forse non sperava di ottenere. Perché la prova cui Carlo Conti, all’inizio riluttante, si è sottoposto è stata delle più difficili: bisognava dimostrare che non è affatto detto che il secondo anno di gestione porti necessariamente, se non a un fallimento, a un fatale ‘mancato bis’ del successo del primo anno. Proprio questo è accaduto spesso a Baudo (che poi regolarmente tornava qualche tempo dopo un po’ da ‘salvatore della patria’), è accaduto a Fazio, non è accaduto invece a Carlo Conti, appunto, che ha saputo mettere insieme un Festival che piace alla gente, non riesce a non piacere alla terribile ‘critica’, non dispiace ai dirigenti Tv, non fa scandalo, pur non avendo magari molte punte d’eccellenza.
Se ripensiamo per un attimo ad alcune delle tante cose accadute nel corso del Festival di Sanremo in anni relativamente recenti, possiamo ricordare come ci sia stato spesso bisogno di ‘qualcosa’, di uno scandalo, di un ‘evento’, di una ‘sorpresa’, magari anche criticata ma che facesse ‘parlare’. Di esempi se ne potrebbero fare molti ma basterà ricordare gli anni di Grillo, quando scoppiò, sotto una delle molte gestioni Baudo, lo scandalo del monologo anti-socialista, mentre qualche anno fa è stato Roberto Benigni a fare straordinarie apparizioni al Festival, fino a quella, memorabile davvero, dell’ingresso a cavallo e del poetico monologo su Mameli, con tanto di eccellente canzone finale. Oppure si può pensare all’anno ‘terribile’ in cui la Rai dovette (si pensò, per ragioni ‘politiche’) affidare la baracca a Tony Renis e dato che gli annunciati e promessi ‘divi hollywoodiani’ latitavano, fu fatale fare ricorso per la serata finale a un ‘ospite imprevisto’ che potesse salvare tutto, il solito Celentano. O - in tema di momenti davvero ‘difficili’ - ricordate il tragico monologo ancora di Celentano che coinvolse in un allucinante ‘siparietto’ Pupo e Morandi?
Sono alcuni esempi, fra i tanti che si potrebbero fare. Cos’è che invece permette a Carlo Conti di ‘sfangarla sempre’? Intanto lui è sempre padrone della scena, cura tutto a puntino, ha sempre tutto sotto controllo; in questo è simile a Baudo, che non a caso Carlo Conti ha citato come il vero ‘patron di Sanremo’, chiedendo un applauso alla platea del Festival; ma rispetto al grande Pippo è anche meno irruento, meno ‘dittatore’, ha sempre il senso della misura e sa come non far arrabbiare nessuno. Ha l’abilità di saper costruire uno spettacolo che scorre via veloce e con ritmo (come hanno confermato i suoi partner al Festival) e che complessivamente può piacere (o anche solo non dispiacere) a tutti, perché tutti possono trovarci qualcosa che a loro piace e quel che poi non piace (o magari non riesce bene) finisce per non impedire che il complesso dello spettacolo sia ‘vincente’.
Impareggiabile spalla di ogni numero in scena, Carlo Conti sa anche fare scelte ‘difficili’, quando è il caso, come è avvenuto nel caso della splendida esibizione (forse il punto più alto del Festival 2016) di Ezio Bosso, un grande musicista affetto da una grave malattia che ha saputo però emozionare per presenza scenica, poesia e maestria.
Altri ospiti erano, invece, nazional-popolari che di più non si può, come Eros Ramazzotti o la bravissima Laura Pausini, mentre l’impresa semmai era non far finire nel ‘kitsch’ l’ennesima ‘reunion’ dei Pooh, stavolta pure con tanto di Riccardo Fogli figliol prodigo dopo decenni e per giunta l’unico a dimostrare sul serio la sua età. Eppure è ‘passata’ anche questa, senza provocare rivolta neppure nella parte più ’raffinata’ del pubblico.
Allo stesso modo non sono sembrate molto riuscite alcune esibizioni comiche: ci si aspettava di più, per dire, da Brignano e - diciamolo pure - anche da Aldo, Giovanni e Giacomo.
Il fatto è che Carlo Conti la fuoriclasse comica ce l’aveva già ‘in casa’: era una Virginia Raffaele che ha vinto su tutti, dimostrandosi straordinaria nelle imitazioni anche meno prevedibili, in maestria e anche in irriverenza, cui però la ‘vittima’ di turno non può neppure replicare in modo sgradevole; quasi come fa Crozza sul versante politico, pur dando opinioni ben ‘toste’, a sua volta, l’eccellente bravura prevale su tutto.
Virginia ha retto la scena con classe, e allora era giusto trovare accanto a lei due personaggi molto meno ‘virtuosi’ ma ‘tutti da vedere’. Del resto che Garko fosse un po’ la ‘vittima designata’ del Festiva 2016 era un po’ scontato in partenza, mentre Madalina Ghenea ha provveduto ad accontentare il pubblico maschile con i suoi elegantissimi nude look, pur essendo una ragazza tenera e spontanea (ha confessato in conferenza stampa di essere di stretta religione ortodossa e sabato piangeva molto, perché la ‘magia’ del Festival stava per finire).
Sabato, appunto alla rituale conferenza stampa del Festival delle 12, Carlo Conti è apparso solo per pochi minuti, dicendo che doveva andare a risolvere un problema imprevisto e che non poteva proprio parlarne ai giornalisti: tutti pensavano che ci fosse di mezzo il richiestissimo Fiorello (lui, non il fratello) ma non era così, perché ‘Fiore’ è apparso solo in un video dei cantanti, mentre la sorpresa è stata quella di un’altra ‘reunion’ quella con Panariello (che però c’era anche l’anno scorso) e Pieraccioni, che saranno con Conti all’Arena di Verona all’inizio di settembre e che hanno anche divertito con l’alternativa a Conti nel ‘trio’ da formare (il primo candidato era, manco a dirlo, Renzi e su di lui Panariello si è pure concesso una battuta irriverente).
Insomma, il Sanremo 2016, ci è sembrato un ben riuscito pranzo di gala: non tutte le portate erano magari ottime (alcune però sì) ma alla fine si era sazi e soddisfatti e dunque nel complesso si è mangiato bene. Con tanto di ‘ammazzacaffè’, ovvero con il Dopofestival e i tre della Gialappa’s, pure, stavolta entrati nel gioco, e non straordinari protagonisti di un ‘controcanto irriverente’, come è accaduto per molti anni, quando erano dei divertentissimi commentatori di Sanremo in Radio. Conti sarà confermato anche nel 2017.
RaiUno insomma stavolta ce l’ha fatta e il direttore Giancarlo Leone era soddisfatto, al punto da concedersi un ‘siparietto privato’ in conferenza stampa, quando ha avvisato i giornalisti che era ‘piacevolmente sorpreso e confuso’ per l’imprevisto arrivo della moglie a Sanremo. Anche l’AD-DG (bizzarrie della recente legge) Campo Dall’Orto è venuto a celebrare la riuscita del Festival, assieme alla presidente Maggioni ed è apparso a sua volta soddisfatto. Per una volta non ha dovuto fare fronte ad eventi negativi di casa Rai.
Ma ora Campo Dall’Orto è chiamato a fare le scelte vere e decisive: la settimana che si apre è quella delle nomine, che daranno un’idea della Rai che lui ha in mente e di quanto sarà ‘libera’ dal potere politico (o meno, s’intende). E Leone dovrebbe venire sostituito, nonostante il ‘suo’ Festival 2016 sia stato così positivo. I giornalisti provavano in conferenza stampa a far parlare Leone di questo, ma lui, saggiamente, ‘svicolava’: del resto è un uomo Rai di vera grande esperienza e un ruolo per lui si ‘dovrà pur trovare (si parla infatti di quello del coordinamento palinsesti al posto di Marano)’.
Da segnalare in sala stampa una novità clamorosa: è finita l'era di Tonino Manzi, che per decenni è stato a capo appunto della sala stanpa del Festival, e per tutti mancava un punto di riferimento consolidato per qualsiasi decisione. Comincia dunque una nuova fase, anche in questo caso. Poi si è saputo anche che l'Eurovision Song Contest sarà su RaiUno, stavolta, in maggio e che a rappresentare l'Italia ci sarà la seconda classificata Francesca Michielin e non gli Stadio, che hanno preferito lasciarle l'onore e l'onere.
Per chiudere davvero, non possiamo che informare i lettori che la redazione di Millecanali è stata ‘sul pezzo’ ed è stata presente a Sanremo nelle sale stampa, a Casa Sanremo ma anche in giro per la città anche in questa edizione 2016: dello staff, oltre al sottoscritto, facevano parte la ‘veterana’ Mariacristina Ferrarazzo, Francesco Galarà (un ‘punto fisso’ per ciò che riguarda le tecnologie di produzione del Festival, e non solo) e la new entry Virna Bottarelli, che da alcuni mesi è a capo della nostra redazione. Per caso abbiamo poi incontrato per strada un altro 'punto fisso' della nostra redazione, Nicola Franceschini, in questo caso in 'visita privata' a Sanremo.
È stato bello esserci e ci prenotiamo fin d’ora anche per il Festival 2017.