Sanremo giorno per giorno

Inauguriamo (se ce la faremo) una sorta di diario di un ‘telespettatore-tipo’ del Festival 2009. Sfida al sonno per seguire fino alla fine l’interminabile kermesse. Gli ascolti, alla fine, sembrano premiare Bonolis.

"Non ce la farò mai!". Questo pensiero mi ha assalito dopo le 23 quando Albano si lasciava andare sulle parole "un amore è sempre amore anche se non è corrisposto" o qualcosa del genere. Sulla scia dell'entusiasmo, ma soprattutto a Festival da iniziare, avevo assicurato al mio responsabile Mauro Roffi che avrei seguito il festival fino all'ultimo. Dal primo all'ultimo minuto, dal primo all'ultimo giorno. Ma visti i risultati della prima sera non so se riuscirò a tenere duro fino alla fine.

Ma ecco com'è andata una serata di "ordinaria follia" di fronte al piccolo schermo. Bonolis inizia puntuale con Beatrice, una bimba di sette anni di Savona che frequenta la scuola di musica Ferrato Cilea, per la quale ho scritto tanti articoli sull'edizione savonese del 'Il Secolo XIX'. Bonolis è a suo agio anche con i bambini e con la piccola Beatrice fa una breve storia della musica e introduce Mina.

Bonolis lo aveva detto: Festival rivoluzionato, più ritmo e più gara. E il ritmo arriva subito. Dolcenera e Fausto Leali cantano uno dietro l'altro. Subito sembra il vecchio festival: solo canzoni. Ma per questo Festival è stato scelto un palco "moderno" molto avanti sulla platea, circolare, che ricorda un po' il palco dove si esibivano i cantanti a 'Discoring' e ai due lati l'orchestra. Dietro una fetta di pubblico composta dai giovani che hanno partecipato a Sanremo Web. La giuria demoscopia, composta da 300 persone per la prima e seconda serata, è al festival, in galleria.

Una canzone e via l'altra. Bonolis conduce da solo per il primo tempo e lo fa bene. Poi, lentamente arrivano gli altri, valletta, ospiti e tutti gli "orpelli" che da anni fanno da contorno al festival. Luca Laurenti interpreta magistralmente 'That's life', poi si torna alla gara con Tricarico. Fino ad ora il sound del Festival è molto pop-rock. Le interruzioni pubblicitarie piovono come cacio sui maccheroni e si susseguono di continuo, com'è ovvio che sia per l'evento televisivo dell'anno, pagato a peso d'oro dagli inserzionisti. E si continua con uno dei due figliocci della De Filippi, Marco Carta con una brano "giovane" che sarà forse il tormentone dell'estate; si passa al collegamento con il presidente dell'assemblea generale dell'Onu Miguel D'Escoto (che fa tanto Gorbaciov ai tempi del Festival di Fazio), segue Masini con i suoi "vaffa..." e parolacce varie, ma a dare il brivido è il modello inglese Paul Sculford, valletto che Luca Laurenti credeva fosse una valletta e parte un altro siparietto tra la coppia Laurenti-Bonolis.

La musica prosegue con Renga ed un brano che ricorda molto l'Aida. In prima fila c'è Del Noce, teso, quasi cereo, inviso che si lascia andare ad un sorriso solo dopo la metà serata, tanto che Bonolis dirà "sono riuscito a farla sorridere".

E finalmente arriva il momento tanto atteso di Benigni. Un fiume in piena che paragona Mina a Bin Laden ("Ormai manda i video come fa lui) e si lascia andare a infinite battute su Berlusconi. "Mina è diventata un mito perché è sparita, Silvio perché non sparisci anche tuO" o scherza sul Berlusconi tombeur de femmes in relazione al testo della canzone di Iva Zanicchi.

Ma il meglio di sè Benigni lo offre nelle letture (chi non ricorda le letture di DanteO) e conclude recitando la lettere che Oscar Wilde inviò dal carcere al suo amato, dopo avere difeso gli omosessuali, "torturati, incarcerati, offesi e ammazzati per secoli, solo per avere amato un'altra persona". E "i gay non sono fuori dal piano di Dio". Inquadratura su Franco Grillini, presidente onorario Arcigay, che applaude.

Tra una papera di Alessia Piovan e la conduzione di Bonolis che, piaccia o non piaccia, dimostra di essere come sempre un vero professionista, si prosegue con le canzoni. Arrivano Pupo - Paolo Belli e Yussun Ndour, poi i Gemelli Diversi, Albano, Afterhours, Iva Zanicchi, Niki Nicolai e via dicendo, fino a notte inoltrata. Non si può mollare adesso che deve arrivare Povia, dopo le polemiche sulla sua canzone e dopo la pOEsia di Benigni.

Ed eccolo Povia, quello che canta che i gay sono malati e possono guarire, più o meno dopo mezzanotte. Il brano viene applaudito dal pubblico. Ma così non è per Franco Grillini che prende il microfono per criticare la canzone e legge un sms di un amico ancora commosso per le parole di Benigni, ma viene accolto dai fischi della sala. Quella stessa sala che aveva applaudito moltissimo Benigni per la sua lettura di Wilde. Bonolis ferma i fischi.

"Si è passati dalle stelle alle stalle" dice il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso dalla pOEtica di Benigni, dalla verità dell'amore a una canzonetta intrisa di pregiudizi e falsità un'esibizione come ce l'aspettavamo, e Povia strafottente come sempre".

Poi Il ritmo rallenta di nuovo ma siamo quasi alla fine, la palpebra inizia a calare e l'orrore della sveglia alle 7 di mattina inizia a farsi sentire. Ritorna quel pensiero "non ce la faro mai!", Vorrei azzardare una previsione degli ascolti ma non ci riesco. E la palpebra cala...

(Elena Romanato)

Ed eccoli, puntualissimi, gli ascolti. La prima parte della serata inaugurale del 59esimo Festival è stata vista da 14.173.000 telespettatori con il 47,11% di share. La seconda è stata seguita da 6.654.000 persone con il 49,51% di share. La media ponderata è stata di 10.114.000 spettatori con il 47,93% di share. Lo scorso anno, la media ponderata della prima serata della kermesse condotta da Pippo Baudo era stata del 36,46%, con 9.518.000 spettatori (35,01%) nella prima parte e 4.818.000 (39,44%) nella seconda.

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