Santoro-Rai: l’ora del divorzio

Dopo molte voci e dopo le tante liti con Masi, appena iniziata l’era di Lorenza Lei si chiude per la Rai la ‘questione Santoro’ e finisce anche ‘Annozero’. Raggiunto fra Santoro e la Rai un accordo completo per un ‘divorzio consensuale’. Sempre più vicino il trasloco su La7.

Vediamo le notizie di queste ore nella cronaca di 'Repubblica':

«La Rai e Michele Santoro "hanno convenuto di risolvere il rapporto di lavoro, riservandosi di valutare in futuro altre e diverse forme di collaborazione". È quanto si legge in una nota di viale Mazzini. "Rai e Michele Santoro - prosegue la nota - hanno inteso definire transattivamente il complesso contenzioso - da troppo tempo pendente - altrimenti demandato alla sede giudiziaria. Si è ritenuto infatti di far cessare gli effetti della sentenza del Tribunale di Roma, confermata in appello (proprio in questi giorni doveva pronunciarsi in merito la Cassazione; N.d.R.), in materia di modalità di impiego di Michele Santoro, recuperando così la piena reciproca autonomia decisionale".
Con ogni probabilità, il giornalista, come si andava da tempo vociferando, dalla prossima stagione sarà impegnato con La7. Anche dal versante della concorrenza Enrico Mentana per il momento frena. "E' una situazione ancora magmatica e fluida. Sentiremo cosa dirà Santoro. Questo è il momento in cui bisogna stare tranquilli e cauti ed aspettare", dice il direttore del Tg de La7 riferendosi alla conferenza stampa di fine stagione annunciata dallo stesso Santoro e dal direttore dei Rai2 Massimo Liofredi.
A quanto s'apprende, la trattativa con La7 sarebbe a un livello tale da essere definita 'seria' e non un semplice pour-parler o un primo studiarsi a vicenda: molti punti chiave sarebbero già stati fissati circa un eventuale arrivo di Santoro alla rete. Ma, sostengono i ben informati, non è del tutto rimossa l'ipotesi che Santoro resti a gravitare nella galassia Rai, seppure con un ruolo completamente diverso da quello attuale.

La scelta del divorzio era comunque sempre più nell'aria, dopo che anche le indiscrezioni sul prossimo palinsesto autunnale di Rai2 avevano confermato la mancanza di 'Annozero' dalle trasmissioni in programma (trasmissione che peraltro Santoro da tempo diceva di non voler fare più e che già lo scorso anno decise di continare a fare anche per la reazione di delusione di buona parte del suo pubblico; N.d.R.).

Proprio questa mattina (ieri; N.d.R.) c'è stato l'incontro tra il vice direttore generale Antonio Marano, responsabile per l'offerta televisiva, e i direttori di Rai1, Rai2 e Rai3. Sempre stando alle indiscrezioni che trapelano da viale Mazzini, sarebbe fallito il tentativo del direttore di Raitre, Paolo Ruffini, di allungare il programma di Fabio Fazio 'Che tempo che fa' al lunedì. Confermato anche l'orario, che secondo alcuni avrebbe potuto subire una piccola riduzione sul finale per favorire la seconda tranche del prime time di RaiTre.

Nei palinsesti sarebbero confermati poi Ballarò, Report e Parla con me, programmi per i quali manca ora la definizione dei contratti.

Le scelte del consiglio di amministrazione sembrano comunque destinate a portarsi dietro una lunga scia di polemiche. Secondo quanto riferisce l'Adnkronos, i direttori di Rai1, Rai2 e Rai3 sarebbero sul piede di guerra per le modifiche ai palinsesti autunnali da loro illustrati mercoledì scorso al Cda. Mauro Mazza, Massimo Liofredi e Paolo Ruffini avrebbero scritto una dura lettera all'intero consiglio d'amministrazione sottolineando di avere appreso delle modifiche solo in un secondo momento e non al momento delle loro presentazioni dei palinsesti.

Forte scetticismo, in particolare sulla fine del rapporto di lavoro tra Rai e Santoro, è espresso anche dall'Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Tv di Stato. "Abbiamo diritto di sapere il perché di un divorzio, che di sicuro penalizza notevolmente l'offerta Rai" - afferma il segretario nazionale Carlo Verna. Il sindacalista ricostruisce poi gli eventi che hanno fatto da prologo alla rottura. "Berlusconi - ricorda - vuole da anni la cacciata di Santoro dal servizio pubblico. Masi non riuscì a realizzare questo vergognoso desiderio del Sovrano degli editti. C'era un giudizio in corso, Santoro era tentato da altre sirene e aveva già trattato con Masi, l'attuale capo dell'azienda non è riuscito o non ha voluto trattenerlo".
'Sono stati dati dei soldi per cancellare 'transattivamente' una trasmissione di successo? Che partita ha giocato il nuovo Direttore generale? Che gioco ha fatto Michele Santoro? - si chiede Verna -. Aspettiamo risposte e immaginiamo che anche chi paga il canone voglia sapere'».

Ci pare lecito a questo punto un piccolo commento.
Anche se sono corrette le richieste di chiarimenti e di piena trasparenza, si sa che il rapporto Santoro-Rai era da tempo logorato e appare assolutamente anomalo e per certi versi assurdo (l'abbiamo sottolineato molte volte in questi anni) che sia stato un giudice a 'dettare i palinsesti' alla Tv pubblica (oltretutto). Se questa anomalia non si ripeterà più, crediamo, sarà un bene per tutti.

Ma di anomalo in tutta la vicenda c'era anche altro. C'era per esempio una rete come RaiDue che ospitava Santoro controvoglia e un editore come la Rai che, al solito, non valorizzava per nulla uno dei propri prodotti 'di punta' (fazioso ma di gran qualità, verrebbe da dire) ma faceva di tutto per prendere le distanze da quel che mandava in onda. Assurdo poi e quasi allucinante che una rete come RaiDue, che da Santoro prendeva tanti ascolti da 'salvare la baracca' dell'intero canale, 'si vergognasse', in qualche modo, del programma che diffondeva (specie prima dell'avvento di Liofredi, è pur giusto ricordarlo).

Un cumulo di paradossi, fra i quali c'era anche l'ostilità della Rai a una squadra assolutamente 'vincente' (per quanto sempre 'faziosa', ma in fondo era proprio questa la 'chiave vincente') di cui Travaglio e Vauro facevano parte integrante. E fra i paradossi c'era anche la volontà di Santoro di 'fare altro' (infatti ora si riparla delle famose 'docufiction'), che si scontrava con la potente voglia del vasto pubblico di 'Annozero' di volere proprio quel programma, e fatto in quel modo. Santoro continuava così, grazie alla solite goffe mosse di Masi per neutralizzarlo, ad impersonare, talora persino al di là della sua volontà, la parte dell'eroe senza macchia e senza paura che alla fine vince tutte le battaglie.
Una bella mano la dava anche Berlusconi stesso che ogni volta che vedeva Santoro in onda, con quella efficacia, finiva per sfogarsi a male parole con chi gli capitava a tiro (compresi Masi e rappresentanti dell'Authority, che non aveva titolo per contattare, in teoria), considerando quel programma una delle cause determinanti dei suoi mali (avrà influito 'Annozero' sui recenti risultati elettorali? Forse sì ma non diremmo più di tanto; a far votare la gente così è stato anche molto altro…). 'Spaventose' poi alcune mosse specifiche di questi anni, come la sospensione forzata in occasione delle Elezioni Regionali 2010, che portò ulteriormente nel mito Santoro con 'Rai per una notte' e le altre mosse vincenti. E per non infierire è meglio non ricordare la tragica telefonata di Masi dei mesi scorsi.

Per La 7 - se davvero lì si trasferirà il Nostro - si apre invece un'era davvero interessante, che la riporta quasi al modello iniziale del 2001, prima che il ritorno al potere di Berlusconi uccidesse nella culla il progetto di una Tv 'realmente alternativa'. Piena di bei nomi e di validi programmi, di Mentana e di Santoro, La7 può finalmente mirare in alto. E le voci di un possibile interesse all'acquisto (smentite, com'è comprensibile e forse anche giusto e corretto, ma ugualmente significative) del Gruppo L'Espresso sono già di per sé indicative.

Alla Rai invece il futuro è sempre più un interrogativo. Come sarà compensata la perdita, tanto agognata (sempre per paradosso), di un 'primatista d'ascolto' come Santoro? Come reggerà il colpo l'azienda? Mistero, per ora, tanto più che, secondo quanto dichiarato da Loris Mazzetti, non sono previsti speciali di Fazio per la prossima stagione e quindi anche gli ascolti di Saviano potrebbero restare solo un bel ricordo. E in più i contratti per le 'star Rai' ancora non ci sono.

Un po' misterioso sembra anche il costante (per quel che abbiamo letto) sostanziale silenzio mantenuto in queste settimane dai Consiglieri “di area Centro-Sinistra” Rizzo Nervo e Van Straten. Pare abbiano chiesto solo in contemporanea con l'accordo per l'uscita di Santoro una clausola di “non concorrenza” (poi non ottenuta) per circa due anni che avrebbe impedito a Santoro di Lavorare per La7. Forse per la Rai c'era convenienza nell'idea ma sarebbe interessante sapere cosa ne pensava il pubblico.

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