‘Evento’ doveva essere ed evento è stato, anche se magari qualche difetto c’era. Ma a sistemare tutto c’è riuscito un ‘magico’ Benigni. A rendere ridicoli i ‘boicottaggi’ di Masi ci ha pensato poi l’Auditel: il ‘Grande Fratello’ è stato nettamente battuto.
Partiamo dalla coda, cioè dai risultati Auditel, come riportati dalla stampa (repubblica.it):
«Ottimi risultati per la puntata d'esordio di 'Vieni via con me': con 7 milioni seicentomila spettatori e il 24,48 per cento di share è il programma più visto di RaiTre degli ultimi 10 anni. Fabio Fazio & Roberto Saviano, insieme ai loro ospiti Nichi Vendola, Roberto Benigni e Claudio Abbado, hanno ottenuto picchi superiori a 9,3 milioni di spettatori e al 32 per cento di share.
Il momento più alto è stato registrato alle 22.42: l'interpretazione di Benigni della canzone di Paolo Conte che dà il titolo alla trasmissione è stata seguita da 9 milioni 321 mila persone e il 32.02 per cento di share. Ieri sera su Canale 5 la puntata del 'Grande Fratello' è stata seguita da 4 milioni 850 mila telespettatori pari al 20 per cento di share (una singolare concorrenza Endemol contro Endemol, ma tant'è; Ndr.).
Ieri sera in prima serata sulla terza rete Rai, Vieni via con me è stato visto da 7.622.677 spettatori e ha registrato anche 18.019.000 contatti con una permanenza record del 42.30 per cento. Notevoli in particolare i risultati nel pubblico più giovane e laureato: nella fascia tra i 15 e i 24 anni il programma ha raggiunto il 28 per cento di share, ha superato il 30 per cento (30,14 per cento) in quello tra i 25 e i 34 anni e, infine, è andato oltre il 46 per cento di share (46,21 per cento) nel pubblico laureato.
"Credo che adesso il direttore generale della Rai debba chiedere scusa a Roberto Saviano, a Roberto Benigni, a Fabio Fazio, al maestro Claudio Abbado e a Paolo Ruffini" - commenta il consigliere di amministrazione Rai, Nino Rizzo Nervo. Secondo il consigliere "7.622.677 spettatori di media con punte di oltre 9 milioni 300mila per una serata di grande impegno civile su RaiTre devono far riflettere su cosa significa Tv di qualità. Ieri abbiamo assistito al trionfo della forza della parola, al favore che anche il pubblico dei grandi numeri ha nei confronti di un programma diverso, intelligente che con pacatezza, autorevolezza e ironia affronta i mali del nostro tempo. Masi deve chiedere scusa anche a quel pubblico e prendere atto che un direttore generale che impegna le sue energie soltanto nel frapporre ostacoli a quelle trasmissioni che giustificano il servizio pubblico significa soltanto che di televisione non capisce nulla e di conseguenza, prima di compiere altri danni, ammettere la propria inadeguatezza”».
La dichiarazione di Rizzo Nervo mi pare da condividere in toto ma, come vedremo, a 'innervosire' Masi è stata probabilmente soprattutto la sublime ironia di Roberto Benigni, il vero 'valore aggiunto' della serata. 40 minuti tondi tondi di allegria, gioia, fantasia, arte e 'amore', in cui Benigni ha usato, quasi sempre contro Berlusconi, tutte le armi possibili, dallo sberleffo alla satira, dal 'tormentone' alla riflessione in forma di monologo apparentemente giocoso. Il tutto con un senso della misura, un'efficacia, una grazia che incantano e avvincono e che infatti hanno colpito terribilmente, come accade ormai da parecchi anni, il pubblico. Lo stesso Saviano è apparso ammutolito stando accanto ad un Benigni che insisteva a stare sul palco, a cantare, a parlare, ad attrarre come una calamita l'attenzione del pubblico.
E poi c'era il contorno del programma stesso, con tanti elenchi (ottima l'idea di far recitare a Vendola i tanti modi per denominare e offendere i gay in Italia negli anni; abbiamo risentito così, per esempio, un “invertito” che quasi non ricordavamo più), elenchi quasi sempre disonorevoli per questo Paese. E assieme tanti begli ospiti (ricordiamo Abbado, che ha parlato dell'importanza della tanto bistrattata cultura per l'Italia e per qualsiasi Paese).
Perché il filo conduttore era 'vado', 'resto' (recitato poi nel finale da Fazio e Saviano), cioè 'resto in Italia perché' oppure 'vorrei andar via dall'Italia perché'. E non poteva che essere la canzone amara e splendida dell'ultimo Gaber 'Io non mi sento italiano', riarrangiata da Daniele Silvestri, ad aprire la serata.
Una serata che sapeva di effettivo 'evento', in cui si coglieva al volo la grande partecipazione di quanti hanno collaborato a crearla.
Di tutto coloro cioè che hanno lavorato a questa trasmissione, il personale della Rai di Milano in prima fila, che ha costruito un bello studio elegante e luminoso, in cui far svolgere un programma che riscatta il 'servizio pubblico' da tante brutture e che proprio per questo è stato tanto boicottato.
Poi qualche difetto mi è parso di coglierlo, forse per l'inesperienza della prima puntata, forse per l'emozione di tutti (e di Saviano per primo), forse perché c'è ancora qualcosa da calibrare. Il punto debole, paradossalmente, mi è sembrato proprio quello che doveva essere il 'senso principale' della serata, il primo lungo monologo di Saviano. Che non è solo un grande scrittore ma anche un vero affabulatore, un personaggio che sa raccontare con magia anche in Tv storie di grande efficacia.
E l'ha raccontata, infatti, rievocando Falcone e il suo tragico isolamento (soprattutto ad opera di una sinistra miope) poco prima del tragico attentato che l'ha ucciso, in Sicilia; ottima, in questo quadro, l'idea di far rivedere 'pezzi' di Televisione dell'epoca, documenti che emozionano e raccontano molto a loro volta.
Ma non mi è parsa felice l'idea di legare il tutto alla 'macchina del fango' odierna contro Fini, Boffo e gli altri finiti nel mirino di Feltri e compagnia. Il legame fra questi episodi e Falcone non era semplice da cogliere e se si voleva per forza parlare della triste epoca che stiamo vivendo tanto valeva andare a fondo di queste situazioni tremende e spaventose dei nostri giorni, che poco hanno a che fare con il giornalismo, in effetti, anche a costo di attirarsi nuovi strali dagli ambienti governativi (tanto a Masi il programma non piacerà mai, per capirci).
Ma probabilmente Saviano saprà riprendersi alla grande nelle prossime puntate.
I momenti più felici, invece? Ancora Benigni, assolutamente sublime in almeno tre 'circostanze'.
Per prima cosa, ha indirizzato uno sberleffo a Masi, come dicevamo, chiedendogli in sostanza con ironia: “Ma non è che tu, che hai fatto in modo di farmi venire qui gratis perché costavo troppo, poi ti fai pagare quest'anno dalla Rai, vero? Con questi chiari di luna alla Rai?”.
E poi il secondo momento indimenticabile, quando si è rivolto al camorrista Sandokan, dicendogli: 'Rispondi a Saviano nel modo giusto, non sparandogli ma scrivendo un bel libro di risposta al suo'.
E infine, alludendo alle tante 'veline' di Berlusconi: 'Tu non potrai mai far l'amore con tutte le donne del mondo, anche se ti dai tanto da fare per riuscirci. Ma se fai l'amore con la donna che ami, in quel momento fai davvero l'amore con tutte le donne del mondo”.
Un incanto, cosa chiedere di più a una serata televisiva?