L’Industria Creativa e Culturale continua a crescere in termini di valori economici e di occupati: rispetto all’anno precedente il comparto raggiunge un valore economico di 47,9 miliardi di euro, pari al 2,96% del PIL, con un tasso di crescita rispetto all’anno precedente del 2,4% dei ricavi diretti (+951 milioni di euro). Un dato particolarmente significativo, se consideriamo che il PIL italiano è aumentato dell’1,5%. Mentre gli occupati del settore superano il milione.
È stato presentato a Milano settimana scorsa il secondo studio di Italia Creativa, realizzato da Ernst & Young con il supporto di tutte le principali associazioni di categoria. Ne riportiamo qui una sintesi e alcuni particolari. Anche se non molto distanti dai valori dello scorso anno, i numeri parlano comunque di un settore -quello dell’industria creativa e culturale- al terzo posto in Italia da un punto di vista occupazionale dopo il settore edile e quello della ristorazione e alberghiero e ancora dall’enorme potenziale. In termini di valore, l'Industria della creatività e della cultura si posiziona davanti a quella delle telecomunicazioni (38 miliardi di euro) e subito dopo l'industria chimica (50 miliardi di euro).
Numerosi gli interventi degli ospiti, fra cui spiccava, come lo scorso anno, il ministro Dario Franceschini. In apertura Andrea Bassanino, partner EY, ha precisato: “Con il secondo studio sull’Industria Culturale e Creativa in Italia si vuole proseguire il cammino iniziato lo scorso anno, attraverso una prima verifica dell’evoluzione delle grandezze economiche e occupazionali e, soprattutto, attraverso una lettura più profonda dei fenomeni e delle dinamiche che caratterizzano e caratterizzeranno in futuro le prospettive del settore nel nostro Paese”. Marco Polillo, Presidente Confindustria Cultura Italiana ha invece sottolineato: “Lo studio conferma a distanza di un anno che l’Industria Culturale e Creativa non è soltanto la punta di diamante del nostro Paese, ma rappresenta una fondamentale risorsa strategica, nonché un motore di sviluppo in grado di fare da traino per l’intero sistema Paese. Il comparto continua a crescere in termini di valori economici e di occupati. Non solo, lo studio offre anche un autorevole tentativo di quantificare quel valore potenziale sottratto all’industria da fenomeni come la pirateria e il value gap, cioè il divario tra quanto viene generato dai contenuti creativi in rete e quanto viene restituito a chi ha creato quei contenuti. Si stima che il valore economico da recuperare in termini di value gap sia di circa 200 milioni di euro – ha detto Polillo - mentre la pirateria intesa come vendite sottratte al mercato legale è stimata in una forbice compresa fra i 4,6 e gli 8,1 miliardi di euro. In sintesi tali dati mostrano che il valore odierno dell’industria culturale e creativa non è al massimo del suo potenziale. Non esiste rischio più paradossale che dare per scontate la creatività e la bellezza, eppure questo rischio è sempre dietro l’angolo, soprattutto in un Paese come l’Italia”.
Cifre chiave del 2015: la Musica è il settore che cresce di più
Nel 2015 i ricavi del settore crescono rispetto all’anno precedente più del PIL. Si evidenzia infatti un aumento del 2,4% dei ricavi diretti (+ 951 milioni di euro) del comparto culturale e creativo, a fronte di una crescita dell’1,5% del PIL italiano. Gli occupati diretti dell’Industria Culturale e Creativa registrano un aumento dell’1,7% (+ 15 mila) rispetto all’anno precedente, evidenziando una crescita maggiore rispetto a quella complessiva degli occupati in Italia, pari a più 0,8%. Nel 2015 i valori economici diretti di tutti i settori creativi e culturali (Architettura, Arti Performative, Arti Visive, Audiovisivo, Pubblicità, Libri, Musica, Radio e Videogiochi, Quotidiani e Periodici) risultano in crescita, l’unica eccezione è rappresentata dal settore Quotidiani e Periodici, che registra un calo poco superiore all’8%. Il settore che invece cresce maggiormente, in termini di valori economici diretti, è quello della Musica, in aumento del 10% rispetto al 2014. Anche in termini di occupati diretti, tutti i settori risultano in crescita; a fare eccezione ancora una volta è il settore dei Quotidiani e Periodici, che registra un calo del 4,6% rispetto allo scorso anno. Il settore che cresce maggiormente da un punto di vista occupazionale è quello dei Videogiochi, che registra un +7,8% rispetto all’anno scorso. Tale crescita è principalmente riconducibile al maggior numero in Italia di addetti allo sviluppo di videogiochi.
L’Audiovisivo spicca per il maggior valore economico
Il settore audiovisivo, formato dall’insieme di cinema, televisione e home entertainment (ricordiamo che nel primo studio tve e cinema erano separati) è il primo per valore economico di Italia Creativa, e il secondo in termini di occupati con quasi 14 miliardi di euro e oltre 180 mila persone occupate. Similmente a quanto avviene in altri settori, il 2015 si evidenzia come anno di svolta per il valore economico, che inverte la tendenza recessiva crescendo, seppur di poco, rispetto all’anno precedente. Il 90% del valore 2012 è rappresentato dal comparto della TV e Home Entertainment, quota che nel quadriennio si è lievemente assottigliata (essenzialmente per il calo della pubblicità televisiva) nei confronti del comparto Cinema. Se complessivamente il settore Audiovisivo nel quadriennio è calato del 4,5%, rispetto allo scorso anno evidenzia un segnale di ripresa (+1,6%), totalmente riconducibile al trend positivo del comparto Cinema, in particolare a incrementi dei contributi pubblici al settore e degli investimenti esterni in produzioni cinematografiche (rispettivamente +30% e +42% nel 2015 rispetto all’anno precedente). Rimane comunque prevalente il contributo dei ricavi delle emittenti televisive, sia pubbliche che private, che derivano principalmente da tre fonti: investimenti pubblicitari, canone radiotelevisivo (per le reti pubbliche), abbonamenti (per le reti a pagamento). Degni di nota i risultati positivi conseguiti dalle OTT TV di player emergenti, non dipendenti da network tradizionali: i loro ricavi sono quasi triplicati nel giro di quattro anni.
Radio, aumentano i ricavi dalla pubblicità ma il settore è stabile
L’aumento dei ricavi pubblicitari determina i risultati complessivi del settore Radio che consegue una crescita del 5% rispetto al 2014. I dati del 2015 mostrano una leggera ripresa del settore. I ricavi totali sono, infatti, in aumento rispetto all’anno precedente anche se restano ancora al di sotto di quelli registrati all’inizio del quadriennio considerato (soprattutto per il calo marcato dei ricavi indiretti). A determinare l’andamento del settore continuano ad essere i ricavi da pubblicità che appaiono in aumento di quasi il 12% rispetto al 2014. Sempre nel periodo 2014-15, risultano in lieve aumento i ricavi delle emittenti pubbliche derivanti dal canone, anche a seguito delle campagne di recupero dello stesso. Gli occupati del settore radiofonico sono circa 7.300, per un valore economico di 0,86 miliardi.
Web radio e radio digitale
La diffusione di nuove tecnologie sta giocando un ruolo importante anche per il settore della Radio. Accanto ai canali trasmissivi tradizionali, negli ultimi anni si è diffusa sempre di più la cosiddetta web radio, che sfrutta la rete Internet per trasmettere il proprio palinsesto. In alcuni casi si tratta di radio tradizionali che attraverso le trasmissioni IP ampliano il proprio raggio di ascolto, mentre in altri casi sono emittenti che realizzano i loro programmi e li trasmettono esclusivamente via Internet. Le radio locali per esempio possono utilizzare la rete Internet per superare i confini della propria area circoscritta e raggiungere così un pubblico più ampio. Si diffonde sempre più il DAB + (Digital Audio Broadcasting), una tecnologia che ha preso piede in Europa soprattutto nel Regno Unito, in Svizzera, nei Paesi Scandinavi e in Germania. In pratica stiamo assistendo ad una progressiva diffusione della Digital Radio, così come è avvenuto per la televisione. Vi è però una differenza sostanziale: la Digital Radio rappresenta un’opportunità per chi ama la radio, ma non prevede l’obbligo di acquisto di un apparecchio DAB+. Al momento non è previsto nessuno switch-off dell’analogico (come avvenuto per la TV) ad eccezione della Norvegia che ha programmato la fine della radio FM per il 2017.
Minacce al settore…
Secondo gli esperti di E&Y l’Industria Creativa è un settore che potrebbe generare risultati maggiori - a fronte di un valore potenziale di 72 miliardi di euro - se riuscisse a sfruttare le opportunità di crescita e a contrastare le minacce come la pirateria e il value gap, (divario tra quanto viene generato dai contenuti creativi in rete e quanto viene restituito a chi ha creato quei contenuti) che nel 2015 pesa per un mancato ricavo per 8,3 miliardi (17,3% del valore economico del settore). I principali beneficiari del value gap sono, infatti, gli intermediari tecnici, che nell'ultimo decennio hanno assunto modelli organizzativi e funzioni diverse: motori di ricerca, aggregatori di contenuti, social network, servizio, che sfruttando i contenuti web “liberi e gratuiti” raccolgono ricavi pubblicitari.
…e iniziative per contrastarle
A questo proposito Italia Creativa, a partire dalle possibili azioni per contrastare le minacce e sfruttare le opportunità di crescita, prende in considerazione alcune iniziative e, tenendo conto della loro realizzabilità su un orizzonte temporale di medio periodo, identifica e raccoglie alcuni interventi: Sensibilizzazione su possibili attività di regolamentazione fiscale e di formazione e soluzioni contro la pirateria. Sinergie con Istituti di cultura e camere di commercio. Evoluzione e tipo di ruolo che possa essere più utile: in continuità con quanto già realizzato, Italia Creativa vorrebbe offrire un contesto in cui discutere e portare avanti iniziative di interesse comune al comparto. Infine in ambito normativo, le associazioni di Italia Creativa ritengono importante scrivere una lettera alle Istituzioni Italiane, per sensibilizzarle sul tema del value gap e sulla proposta di riforma della Commissione relativa alla tutela del copyright che sarà discussa in Parlamento Europeo.