La prima grande sfida del sabato sera fra RaiUno e Canale 5 è stata vinta da Milly Carlucci con le sue ‘stelle ballerine’ ma il nuovo programma di Gerry Scotti, una sfida canora tra bambini, ‘clone’ di un programma di RaiUno, ottiene comunque buoni ascolti.

La conduzione classica di una delle “signore” del sabato sera e le 'stelle' al corso di ballo hanno la meglio sui bambini di “Io canto”. La sfida del sabato sera dei giorni scorsi, curiosa per vari aspetti, è stata vinta da Milly Carlucci, che ha ottenuto il risultato di 6.250.000 telespettatori, share 29,26%, mentre la prima puntata dello show “Io canto” condotto da Gerry Scotti e diretto da Roberto Cenci (ha visto trionfare la canzone “My heart will go on” cantata da Benedetta Caretta, piccola Celin Dion nostrana) ha registrato 4.983.000 telespettatori, 21,27% di share.
Ma al di là dei risultati la cosa curiosa è la genesi e gli “antenati” di “Io canto”. Autore del programma è Roberto Cenci, lo stesso di “Ti lascio una canzone”, condotto sulla rete ammiraglia della Rai da Antonella Clerici e poi un po' trascurato, nonostante gli ascolti. Questa di Canale 5 è una sorta di fotocopia del primo programma, anche se Gerry Scotti ci tiene a sottolineare come ci sia qualche differenza. “È una figliolanza, inutile nasconderlo - ha comunque detto Scotti al 'Corriere della Sera' - . Non avrei avuto problemi a tenere lo stesso titolo: non si è potuto. Ma è uno dei pochi programmi che sono stati travasati dalla Rai a Mediaset. Poi abbiamo fatto delle modifiche”.
Quali è duro scoprirle come è difficile capire come e perché la Rai si sia fatta 'soffiare' così “Ti lascio una canzone”, che andava in onda dal Teatro Ariston di Sanremo, anche se adesso pare che invece la trasmissione tornerà anche sulla Rai, col titolo originario.
Alla fine, peraltro, è il solito show con bambini ridotti a “piccoli fans” e cloni di rock e popstar varie. Il premio in palio per il vincitore del programma ha tuttavia fini “educativi”, non riducendosi a una comparsata in qualche studio televisivo Mediaset: si tratta di un viaggio-studio in America per frequentare una scuola di canto con uno dei più grandi produttori musicali al mondo: David Foster.
Chi vincerà avrà quindi le porte della carriera canora (forse) spalancate, per la felicità dei genitori del marmocchio.
Ma America o non America all'origine di tutto c'è sempre la primogenitura di quel “Piccoli fans” condotto da Sandra Milo che, almeno, nei lontani anni Ottanta, aveva la qualità della novità e poi fu comunque chiuso per le proteste. Oggi è tutto cambiato, società e Tv comprese. Nessuno contesta i baby artisti, in un contesto che nulla a che vedere con 'Lo Zecchino d'oro' (nato e tagliato su misura per i bambini) ma che li vede scimmiottare i grandi che cantano a Sanremo o al Festivalbar e i colleghi adolescenti di 'Amici', con i genitori che, inquadrati di tanto in tanto (come d'altra parte succede anche in “Chi ha incastrato Peter Pan?” di Bonolis) si beano delle performance dei piccoli aspiranti cantanti.
Nella conduzione Scotti non riesce ad instaurare quel feeling che csratterizzava la “maestrina” Clerici e, trattando i bambini quasi come adulti, sembra cercare di mantenere professionalmente le distanze. Forse perché non voleva lavorare con i bambini, ma poi ha accettato, una volta viste le prove del programma e compreso la bravura dei baby cantanti. Viene quasi da rimpiangere il caro vecchio Mike, che nel suo programma, con un modo di fare affatto ortodosso, riprendeva duramente i protagonisti del suo quiz per ragazzi (“E come non lo sai? Non è possibile!” - diceva Mike), cosa che gli valse le imitazioni di Fiorello che nel suo 'Viva RadioDue' amava interpretare Mike mentre maltrattava il piccolo partecipante di turno.
Quanto a “Ballando con le stelle” è una formula ormai collaudata e solida che continua a piacere, anche se gli autori di questi show del sabato sera sono caduti anch'essi nella trappola, dedicando una piccola parte del programma alle “stelline”, bambini e bambine che si esibiscono in pista ma il cui ruolo è marginale per il successo del programma. Sicuramente dà molta più soddisfazione vedere campioni come la Granbassi o il “mascellone” Ridge Forrester, alias Ron Moss, sudare in palestra per imparare a ballare o ancora Maria Concetta Mattei provare e riprovare come una scolaretta i passi della rumba. E tutti sottoporsi al giudizio di una giuria molto ironica, a volte cattiva e diabolica, ma tutto ai fini dello spettacolo che si dimostra riuscito…
Insomma, non bastano i bambini per creare un programma dagli ascolti record (che non sia un segno da interpretare per i prossimi palinsesti?) e forse le gare canore dei minori è meglio che restino circoscritte allo 'Zecchino', programma nato per loro e non per quel caso classico che gli psicologi infantili si trovano spesso ad affrontare di genitori che riversano sui figli le proprie ambizioni relativamente a veline, conduttori, cantanti o ballerini mancati. Qualunque cosa va bene, pur di comparire in Televisione.
Elena Romanato