Si riapre il caso Europa 7

Su “La Repubblica” si riapre “il caso”, peraltro mai veramente chiuso, di Europa 7.

Dopo alcune polemiche giornalistiche di opinionisti del quotidiano e l'intervento di Mediaset a contestazione delle tesi sostenute, a dire la sua mediante una lunga lettera è stato direttamente Francescantonio Di Stefano, legale rappresentante di Europa 7, relativamente, soprattutto, alla richiesta della sua emittente di poter finalmente iniziare a trasmettere.

Nella missiva Di Stefano precisa che la posizione della sua azienda, titolare di una concessione governativa nazionale dal 1999, non deve in nessun modo essere associata alla possibilità di giungere in "stand by" fino al fatidico 2006 ("ma si arriverà in realtà al 2012" - sostiene Di Stefano), anno in cui attraverso il digitale terrestre le cose nell'Italia televisiva potrebbero cominciare a cambiare.

"Europa 7 - scrive Di Stefano - non possiede frequenze unicamente perchè lo Stato non le toglie a Rete 4, che è senza concessione governativa.

Questa vicenda è unica nel mondo ed è indegna di un Paese civile".

La polemica più aspra è rivolta però proprio al Presidente del consiglio che "legiferando, o peggio operando attraverso un decreto legge, nel settore delle telelcomunicazioni, non si troverebbe soltanto in una situazione di conflitto d'interessi ma in quella più grave di interesse privato in atti d'ufficio".

Non manca la polemica verso i giornali, che non avrebbero parlato del caso, e verso l'Autorità e altre istituzioni. "Noi abbiamo un'unica grande forza che ci deriva dal nostro indiscutibile diritto - conclude Di Stefano - . Ci batteremo fino in fondo perchè esso trionfi".

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