Scarsa la presenza italiana all’unica fiera del cinema in America, ma la crisi si abbatte anche sui piccoli produttori di Hollywood a causa del calo delle vendite dei Dvd.

Il 35mo American Film Market (Afm) ha chiuso i battenti lo scorso 12 novembre; 7.945 partecipanti hanno visitato la fiera del cinema, durata otto giorni e svoltasi all'Hotel Loews di Santa Monica, ad ovest di Hollywood.
Dei 396 espositori da 40 Paesi, la maggior parte erano americani e, in minor numero, inglesi e canadesi. Le societá italiane erano due: Anica, l'associazione cinematografica, e Filmexport, la casa distributrice di Roma.
La fiera ha accolto 1.670 acquirenti (794 societá da 70 Paesi), ma ha visto solo una manciata di acquirenti italiani; piú che indicare la nota crisi dell'audiovisivo nostrano, la ridotta presenza italiana ha sottolineato i problemi dello stesso Afm.
In passato, la fiera si é sostenuta grazie alle vendite degli espositori per i diritti per l'home video, ed in particolare per i Dvd. Infatti poche erano le vendite alle sale cinematografiche, visto che queste hanno sempre preferito film 'di serie A' (A-titles) che, tra l'altro, sono sempre stati venduti prima che le produzioni fossero finalizzate, mentre all'Afm primeggiano film 'di serie B' (inclusi Tv-movie e film per la pay-Tv), tipici dei piccoli produttori indipendenti.
Con il crollo del consumo di Dvd, gli espositori (produttori e distributori) hanno perso un'imponente fonte di entrate, rimpiazzata da vendite meno remunerative, come quella per i diritti digitali (online), mentre le vendite Vod (video on demand) non crescono e quelle alle Tv in chiaro sono in costante declino.
L'alto numero di espositori non indica una rinascita della fiera bensí un fenomeno che si spiega con la presenza di operatori che si sono arricchiti in altri campi e vogliono entrare nello show business. Mai come quest'anno all'Afm sono apparse societá sconosciute che probabilmente scompariranno entro l'anno, ulteriormente validando l'espressione che 'per fare un milione di dollari con il cinema bisogna spenderne 10'.
Ben 40 delle societá espositrici allo scorso Afm sono scomparse dalla fiera. Questo anche perché il modello finanziario dei 'B-titles' é cambiato, con un gioco fuori dalla portata di molte societá (specialmente italiane).
Visto che il valore di un film proiettato nelle sale cinematografiche vale di piú di uno senza uscita in sala, alcuni distributori pagano per avere i loro film nei cinema anche per un giorno, in modo da ottenere la classificazione di 'pellicola cinematografica' e ricavare di piú dalle vendite ancillari (Tv, Vod, digital, line aeree, ecc.). Vendite che per un film avvengono per 'tutti i diritti', mentre per programmi televisivi possono anche essere suddivise, cioé i vari diritti sono ceduti a societá diverse nello stesso mercato.
Interessante per l'Italia invece é stato il saluto che l'American Film Institute (Afi) ha fatto a Sofia Loren ad Hollywood durante l'annuale festival in concomitanza con l'Afm. Peró tra i 118 film in concorso, provenienti da 39 Paesi, non vi erano italiani. In compenso all'Afi Fest é stato visionato 'Cinema Paradiso' restaurato e 'Il Capitale Umano', alla presenza di entrambi i registi, Giuseppe Tornatore e Paolo Virzì. Al termine dell'Afi Fest, l'Istituto Luce e Ice hanno organizzato (indipendentemente) ad Hollywood una settimana del 'Cinema Italian Style' presentando 10 film.
Nella foto: Roberto Stabile, responsabile delle attivitá internazionali dell'Anica all'Afm, nella sua suite-ufficio.