Quando si è paventata l’idea di un nuovo film biografico su Steve Jobs a così breve distanza da quello interpretato da Ashton Kutcher e pesantemente bocciato da critica e pubblico, in molti hanno storto il naso. In realtà è stato sufficiente dare un’occhiata ai nomi del regista e dell’autore della pellicola per superare ogni pregiudizio. La sceneggiatura è infatti opera di Aaron Sorkin già autore di "The Social Network", bellissimo biopic su un altro grande personaggio legato all’informatica, il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. Sorkin è soprattutto il creatore di alcune tra le serie televisive più belle degli ultimi anni, come la premiatissima "West Wing - Tutti gli uomini del Presidente" e la mai troppo lodata "The Newsroom". Il regista di "Steve Jobs" è invece Danny Boyle, cineasta inglese divenuto di culto negli anni ‘90 con lo splendido "Trainspotting" e recentemente premiato con l’Oscar per "The Millionaire".
Naturalmente non bastano i nomi a fare un gran film e l’inizio dell’avventura di "Steve Jobs" non prometteva niente di buono. Dopo il rifiuto di diversi attori famosi tra cui Leonardo Di Caprio, Christian Bale e Natalie Portman ad entrare nel cast, vi è stato anche un cambio della casa cinematografica da Sony a Universal. Per fortuna la scelta è caduta su bravissimi attori che hanno fornito interpretazioni eccezionali, in particolare Michael Fassbender nel ruolo di Steve Jobs (nella foto) e Kate Winslet che interpreta Joanna Hoffman, sua assistente personale per tanti anni.
Oltre al cast, l’altro elemento fondamentale del film è la sceneggiatura molto particolare e quasi teatrale di Sorkin. Infatti la storia non segue un percorso lineare, ma si snoda lungo i backstage di tre conferenze di "presentazione prodotti" attraverso le quali si delineano gli aspetti principali della personalità e del genio professionale del protagonista.
Si parte nel 1984 con la presentazione del primo Macintosh, parziale fallimento commerciale che porterà all’allontanamento di Jobs dalla Apple. Il secondo evento è il lancio di NeXT, il primo computer della nuova azienda fondata da Jobs con il fine segreto di rientrare in Apple. L’ultima parte del film fa riferimento al ritorno in grande stile del protagonista alla Apple con il lancio dell’iMac nel 1998.
Pur essendoci molti riferimenti ad elementi tecnici, la storia si basa principalmente sui difficili rapporti interpersonali tra Jobs e le persone che lo circondano, infatti i momenti più interessanti sono rappresentati da lunghi e intensi dialoghi. Nel corso delle due ore di film non vediamo nulla degli eventi, ma soltanto gli incontri che il protagonista ha nei febbrili momenti che precedono le presentazioni.
In particolare le relazioni più importanti trattate nella pellicola sono tre. Innanzitutto quella con l’unica persona veramente vicina a Jobs, quella Joanna Hoffmann che sola riusciva a sopportare le sue follie e i suoi sbalzi di umore, sostenendolo amorevolmente e rappresentando una sorta di filtro tra lui e la realtà circostante. Jobs è descritto come il tipico genio sociopatico, capace di avere idee e trovate rivoluzionarie ma non di relazionarsi in maniera sana con gli altri. In questo senso Joanna rappresenta per lui una risorsa fondamentale non solo per quanto riguarda il lavoro ma anche nella vita privata.
Un altro rapporto importante affrontato nel film è quello tra Jobs e l’Amministratore Delegato della Apple John Sculley. Fu proprio Jobs a scegliere Sculley quando quest’ultimo era alla Pepsi mostrandogli grande stima. Complice anche la differenza di età, Steve ha sempre visto in lui quella figura paterna che il padre adottivo non aveva saputo rappresentare al meglio. Per questo quando Sculley fu costretto ad estrometterlo dalla Apple, Jobs soffrì moltissimo. In seguito, quando i ruoli si invertirono con il grande ritorno del fondatore dell’azienda e l’ex AD ormai fuori da anni, fu proprio Sculley a fare dei passi per ricucire il rapporto con Jobs. A tal riguardo, uno dei momenti più intensi del film è proprio quello in cui, in occasione del rientro di Jobs, Sculley va a trovarlo e gli manifesta il suo affetto e la sua stima concludendo lo splendido dialogo con un eloquente: "avremmo potuto fare tanto insieme". Il ruolo di Skulley è interpretato da Jeff Daniels, ritornato a lavorare con l’autore Aaron Sorkin con il quale visse una delle sue più belle esperienze televisive come protagonista di "The Newsroom". Probabilmente Daniels, per la sua grande prova, avrebbe meritato maggiore considerazione da parte dell’Academy con una candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista.
Il vero tema portante del film è però il rapporto tra Steve Jobs e la figlia Lisa. Nel momento del lancio del Macintosh, Lisa è una bambina che vive con una madre problematica e fa di tutto per farsi apprezzare da un padre che la rifiuta. Il rapporto tra i due si evolve e nel 1988 Jobs dimostra maggiore interesse scagliandosi contro la madre, secondo lui non in grado di occuparsi della bambina. Nell’ultima parte del film, Lisa è ormai una ragazza che frequenta l’università e non si mostra più vogliosa delle attenzioni del padre. A questo punto è Jobs che si scusa per gli errori del passato mostrando inequivocabilmente il suo affetto per la figlia.
Ritornando al cast, sembrano meritatissime le nomination agli Oscar di Michael Fassbender e Kate Winslet. Il protagonista, nonostante la grande interpretazione, dovrebbe soccombere al Di Caprio di "Revenant" che potrebbe finalmente ricevere il giusto riconoscimento. La Winslet invece, nella sua categoria sembra la grande favorita e potrebbe portare a casa l’Oscar, festeggiando insieme al collega e amico con cui fu lanciata nel firmamento hollywoodiano anni fa con "Titanic"
Oltre al già citato Daniels vanno anche segnalate le belle interpretazioni di altri "personaggi minori", in particolare Michael Stuhlbarg nei panni del membro del team Macintosh Andy Hertzfeld e Seth Rogen in quelli di Steve Wozniak. Quest’ultimo probabilmente avrebbe meritato un ruolo più importante nel film in quanto co-fondatore della Apple e caro amico di Jobs, ma Rogen è stato comunque bravissimo a rappresentarlo pur nel poco spazio concessogli.
Si tratta dunque di un film molto ben scritto e diretto, una biografia particolare ed interessante con un grande cast sfruttato al meglio. Anche chi non ama particolarmente la figura di Steve Jobs può apprezzare la costruzione dei personaggi e dei dialoghi trovando piacevole la pellicola.
(foto tratta da www.bestmovie.it)