Stream e Tele+: é fusione ma…

Telecom Italia si dice disponibile all’eventuale fusione tra la partecipata (al 50% con Rupert Muroch) Stream e Tele+. Lo ha detto il numero uno del gruppo delle telecomunicazioni, Roberto Colaninno, nel corso di una conferenza stampa a Milano.

"Per quanto ci riguarda - ha detto - siamo favorevoli. Crediamo che in Italia non ci sia spazio per due operatori".

"Stream - ha aggiunto - non rappresenta un punto strategico del nostro piano. Siamo disponibili a facilitare questa transazione che va nell'interesse dei lavoratori di Stream e di Tele+. Io però non ho ancora firmato nulla".

E questo sembra essere il punto. Jean-Marie Messier, gran capo di Vivendi-Universal, a Parigi ha confermato quel che si sapeva da tempo, cioè che per l'Italia le trattative con Murdoch prevedono la fusione Stream e Tele+ che comporterebbe una serie di passaggi, con la vendita del 50% di Stream da parte di Telecom allo stesso Murdoch e poi l'entrata di quest'ultimo nell'azionariato di una rinnovata Tele+, che ingloberebbe Stream.

In questo modo si creerebbe una piattaforma unica, con fine delle forti perdite sia per Tele+ che per Stream e notevole potere contrattuale con le squadre sul fondamentale problema dei diritti del calcio.

Però... c'è un però. Non arrivano conferme (anzi frenate) dal fronte Murdoch, mentre nella concezione di Messier sarà assolutamente Vivendi a comandare, con la nuova Tele+ che relegherebbe Murdoch a un solo terzo delle quote.

Un ruolo che pare limitato per l'insaziabile Rupert, mentre tutto sembra essere visto in chiave di continuità per Tele+ (cosa che Stream di certo non gradirebbe).

E poi, se davvero si arrivasse alla fusione, come non prevedere una dura opposizione sul fronte dell'antistrust europeo (e italiano), con Mario Monti che ha già fatto capire che cose simili non possono facilmente essere approvate, tantomeno a scatola chiusa.

Insomma, passerà del tempo, e ci saranno anche, di qui a poco, le elezioni del 13 maggio, altro passaggio fondamentale. Né la 'benedizione' del Governo di centro-sinistra e di molti esponenti dell'Ulivo sembra bastare a Messier.

Intanto ci sarà anche la scadenza del 30 aprile, con l'obbligo di decoder unico, che Stream non sembra pronta a rispettare, con rischio di sanzioni.

Intanto, almeno, il direttore generale di Viale Mazzini, Claudio Cappon, a margine della presentazione del canale satellitare Rai Med, ha dichiarato che un eventuale accordo di fusione tra Stream e Tele+ non cambierà la posizione e le relazioni che la Rai ha con Tele+ .

"É chiaro - ha detto Cappon - che, ove il progetto andasse avanti, manterremmo la posizione che abbiamo con Tele+ nei confronti del nuovo soggetto. Su questo abbiamo conferme anche dai nostri partners".

La Rai, che non partecipa alle trattative, ha attualmente il 2% circa di Tele+, quota che secondo gli originali accordi era destinata ad aumentare nei prossimi anni.

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