Strumenti per muovere la creatività

Una macchina da presa può viaggiare dentro la scena, muoversi lentamente in orizzontale,  alzarsi in verticale su un soggetto... Sono tante le modalità espressive possibili per  rappresentare in modo diverso ed efficace una scena. Davide Vasta ha passato in rassegna per Millecanali gli strumenti atti proprio al movimento di camera, accessori che sul mercato stanno vivendo un vero e proprio "boom". Di seguito una sintesi dell'articolo disponibile sul numero di ottobre di Millecanali.

Nel cinema si identifica con la frase “movimento di camera”, lo spostamento della macchina da presa  all'interno di una scena in cui avvengono una o più azioni. Il movimento è una parte fondamentale del racconto visivo, perchè spostando il punto di vista dell'osservatore rispetto al soggetto si creano diverse possibilità interpretative. E non parliamo solo di cinema: la qualità delle macchine da presa (siano esse videocamere, cinecamere o fotocamere) è incrementata notevolmente, mentre i prezzi hanno seguito un percorso inverso e oggi, con poche migliaia di euro,  è possibile costruire un ottimo corredo per effettuare riprese di alto livello, che insieme alla post-produzione consente di realizzare filmati con un look quasi cinematografico. Ecco allora una disamina sugli strumenti atti al movimento di camera, accessori che stanno avendo un boom incredibile, con vari marchi che sfornano soluzioni tecniche/creative sempre più interessanti.

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I movimenti classici: treppiede e monopiede

Il treppiede

La sua “immobilità” potrebbe far faticare chiunque a immaginarlo come uno strumento di movimento, ma il treppiede, grazie ad una testa fluida per il video, consente panoramiche sia orizzontali, sia verticali. Il movimento quindi non è indotto dallo spostamento fisico della macchina da presa ma dalla sua rotazione su un asse (orizzontale o verticale). Poco importa quindi che la camera non si muova; il risultato visivo è un movimento esplorativo della scena. La qualità del treppiede va ricercata in due aspetti: stabilità e fluidità della testa. La stabilità si riferisce appunto alla solidità della struttura e alla sua rigidità torsionale, mentre la fluidità si riferisce alla capacità di ruotare la testa in orizzontale e verticale in modo del tutto fluido, senza alcuno scatto. Un terzo elemento di valutazione è il peso, qualora ci si trovi a dover effettuare delle riprese in esterna, dovendo trasportare l'attrezzatura per diverso tempo. In questo caso, la presenza di un treppiede in carbonio facilità di molto il trasporto, mantenendone però abbastanza inalterate le caratteristiche di stabilità e robustezza. Un ultimo elemento di valutazione è la sua capacità di estensione (e quindi altezza totale).

Il monopiede

Il monopiede è utile per fare panoramiche ma al contempo spostarsi con più facilità su diverse posizioni. Per questo motivo oggiogiorno è uno degli strumenti maggiormente utilizzati da chi fa wedding per catturare diverse situazioni. Grazie alla sua leggerezza e robustezza consente anche di utilizzare macchine da presa più grandi, come ad esempio la Canon C100. Che tipo di movimenti si possono realizzare con un monopiede rispetto a un treppiede? Il valore aggiunto arriva proprio dalla possibilità di inclinare lo stelo, mentre si fa roteare anche la testa video. Quali sono le qualità principali da ricercare in un monopiede? La leggerezza e la rigidità torsionale. La testa video è poi un altro aspetto determinante: deve essere più compatta e leggera di quella messa su un treppiede, ma al contempo solida e robusta per poter mantenere una macchina da presa di un certo peso.

I movimenti paralleli

Lo slider

La macchina da presa può essere mossa in orizzontale e verticale grazie allo slider, una sorta di binario su cui scorre un carrello. Questo tipo di movimenti vengono spesso utilizzati nel cinema per sottolineare maggiormente uno spostamento del primo piano rispetto allo sfondo. Quali sono i parametri di scelta di uno slider? La misura è sicuramente una prima indicazioni: uno slider corto (50-80 cm) è più facilmente trasportabile, non consente lunghe carrellate ma è adatto a situazioni in cui la velocità di spostamento è un fattore determinante, come ad esempio nel wedding. Un prodotto interessante è il nuovo “Wing” di Edelkrone che reinterpreta il concetto di slider, rendendolo indipendente dal carrello. Una soluzione compattissima che consente circa 40 cm di movimento. Se  invece serve “esplorare” lo spazio in modo continuativo e ampio è necessario uno slider molto lungo (150 – 200 cm).

I movimenti a mano libera

Spallacci e cage

Nel cinema si usa spesso un genere di ripresa detta “a mano libera” con l'intento di trascinare letteralmente lo spettatore nella scena.  Spallacci e cage fanno al caso nostro. Lo spallaccio è una struttura personalizzabile costruita in genere attorno a dei tubolari opportunamente collegati tra loro. Una parte morbida è quella che si appoggia sulla spalla, mentre nella parte anteriore sono in genere presenti due maniglie per il controllo. La macchina da presa viene ancorata sui tubi tramite una slitta solitamente in posizione centrale, in modo da poter aggiungere anche altri accessori (che sono in realtà necessari), come ad esempio un Follow Focus (per il controllo del fuoco) e una Loupe (per poter osservare l'immagine ingrandita del display LCD).  Il cage è invece una struttura tubolare che permette di contenere la macchina da presa e altri accessori. Grazie a una maniglia superiore consente di effettuare riprese a mano libera, anche rasoterra. Non essendo dotato di alcun sistema di stabilizzazione, il cage  produce immagini tendenzialmente movimentate.

I movimenti stabili
Steadycam e Gimbal

Alcune scene necessitano della massima stabilità di movimento, questo per far si che lo spettatore non debba più percepire la macchina da presa. La steadycam  è un sistema di stabilizzazione dinamica basata su un corpetto, un braccio isostatico e uno sled (la parte sospesa che sorregge la macchina da presa). Chi la usa prende spesso il nome di “steady- man” e segue le indicazioni del regista.  La steadycam per molto tempo è stata appannaggio solo degli operatori che lavoravano in campo televisivo o cinematografico, soprattutto per via del suo costo elevato. Oggi è diventato è un po' alla portata di tutti. L’avvento della ripresa con le Reflex è stato sicuramente l'elemento determinante nella sua diffusione, stimolando i produttori a creare versioni sempre più economiche. Oggi non è raro trovare una steadycam completa sotto i 400 euro. Questo strumento, però, non fa tutto da solo: la stabilizzazione è in grandissima parte determinata dalla sensibilità e maestria dell'operatore.

Davide Vasta accompagna un operatore durante una sessione di ripresa

Davide Vasta (a destra) accompagna un operatore durante una sessione di ripresa.

 Per capire bene cosa accade durante una lunga ripresa osservate in questo video il punto di vista dell'operatore durante la realizzazione di un LipDub (video musicale popolare che combina sincronizzazione e doppiaggio audio, ndr).

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Il gimbal è invece lo strumento che ha democratizzato la stabilizzazione, rendendola accessibile a chiunque, anche senza alcuna competenza nell'utilizzo delle steadycam. Basato su un sistema meccanico/elettronico multiassi, esso consente di mantenere una macchina da presa costantemente in asse (oppure puntata verso una direzione) indipendente dai movimenti dell'operatore. Attenzione però: come per molti altri prodotti, gli utenti tendono ad accendere il dispositivo e girare senza alcuna consapevolezza di cosa significhi usare un prodotto o un altro, così non è raro vedere intere sequenze girate con Gimbal anche laddove non sarebbe necessario. Una scena girata a mano libera con uno spallaccio non può essere sostituita con un colpo di spugna da un Gimbal! Così come il tracking di un soggetto in una ripresa stabile non sarebbe possibile con uno spallaccio! È necessario che il professionista si ricordi bene che il suo lavoro non è nello strumento che utilizza, ma nel messaggio che riesce a trasmettere grazie a esso. Il cinema da questo punto di vista offre un grandissimo insegnamento. Ispirarsi a quel che fanno i grandi registi e i grandi operatori, cercando di riportare le loro tecniche e metodi nel proprio lavoro è la miglior cosa che un videomaker oggi possa fare.

I movimenti da terra

Dolly e Mini Cart

Nei casi in cui si rende necessario un movimento lineare molto lungo, oltre le capacità di uno slider, possiamo utilizzare Dolly e Mini Cart. Da un punto di vista concettuale si tratta di piccoli “skate board” a 3 o 4 ruote. Possono essere usati sul pavimento, per ottenere una ripresa dal basso del soggetto, oppure su una superficie liscia come un tavolo. Si tratta di oggetti di manifattura spesso molto essenziale in cui la qualità è tutta concentrata nelle ruote, che devono avere cuscinetti performanti e gomme superliscie. Prodotti professionali invece hanno la possibilità di definire in maniera precisa anche la direzione di spostamento, oltre ad essere motorizzati.

I movimento dall'alto

Il crane

Il crane è un lungo “braccio” che consente un punto di osservazione della scena molto alto e di grande effetto dinamico. Con lunghezze variabili che possono andare da un paio di metri fino a 4 m e oltre, il crane si controlla dalla parte posteriore, attraverso un movimento verticale e rotatorio al contempo. La testa (solitamente motorizzata) viene invece controllata con un telecomando a parte dotato di joystick. I crane più elementari possono essere gestiti anche da un solo operatore, ma se si vogliono ottenere movimenti di camera particolari, è necessaria la presenza si un secondo operatore che gestisca il movimento della testa, controllando l’inquadratura su un monitor a parte.

I movimenti in auto

Ventose e grip

Nel cinema si fa spesso uso delle “camera car”, vere e proprie vetture dotate di supporti per videocamere, da cui seguire una scena in movimento di un altra vettura. Per poter posizionare la macchina da presa è quindi necessaria una ventosa che può essere applicata sul parabrezza oppure sulla carrozzeria. Questa dovrà sorreggere in sicurezza la macchina da presa durante tutta la ripresa. La scelta in questo caso deve ricadere primariamente su quella che offre maggiori garanzie di tenuta e  non bisogna mai dimenticare di aggiungere ulteriore sicurezza, fissando con un cavo la fotocamere ad una qualunque parte della vettura.

I movimenti a 360

Le teste motorizzate

La testa motorizzata è un oggetto molto particolare e la scelta di utilizzarlo influenza moltissimo lo stile narrativo. A differenza di una normale testa fluida, questa può compiere movimenti sui 3 assi, interamente controllata da un piccolo computer. La fluidità e lentezza di movimento che si riesce a raggiungere con una testa motorizzata è assolutamente impossibile da ottenere con un movimento manuale. Il software in dotazione consente di ottenere movimenti di camera continui (video coursing) oppure intervallati per time-lapse. In entrambi i casi si orienta la testa verso il punto di partenza e poi verso il punto finale del movimento, a quel punto il software controlla il movimento tra i due punti in base al tempo di spostamento impostato. Qual è l'impiego più corretto di tale strumento? Grazie alla capacità di video coursing è possibile far muovere la testa in modo fluido da una direzione all'altra, una cosa irrealizzabile appunto con un movimento manuale di una testa fluida.

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Davide Vasta con un treppiede Manfrotto

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