Su RaiUno arriva ‘Techetechete’

È proprio estate e arriva il nuovo programma di ‘ricordi’ di Michele Bovi, ogni sera su RaiUno, una tradizione che è molto cara a noi di Millecanali. Stavolta tocca a ‘Techetechete, il Nuovo che Fu Rivista Tivvù’. Diecimila facce che hanno fatto e rifanno la storia dell’Italia televisiva.

Non è estate, ormai, se non c'è nella prima serata di RaiUno, ogni sera, un altro formidabile programma di Michele Bovi (capostruttura di RaiUno) che rievochi, come di consueto, la storia della nostra Televisione del passato e assieme del nostro spettacolo, cinema, canzone e costume. 'DaDaDa' è stato a nostro parere una pietra miliare in questo senso e il gusto, l'intelligenza, la capacità e l'amore con cui era costruito il programma ne hanno fatto, come i nostri lettori sanno, un 'punto fisso' delle nostre serate televisive estive (poi, alle 21,30 circa, si può spegnere la tv e andare fuori, se si vuole, tanto non c'è più molto da vedere, di solito, almeno fino alle Olimpiadi).

Nel 2012 si cambia ma resta tutto. Ecco infatti che diecimila protagonisti dello spettacolo, della politica, della poesia, del giornalismo, della scienza e dello sport, sono tutti insieme nella più «spavalda, sfacciata e sfaccettata rivista di immagini - 'recita' il comunicata stampa della Rai - . Diecimila facce che dal 1954 hanno fatto, e qui rifanno, la storia dell'Italia televisiva. S'intitola 'Techetechete, il Nuovo che Fu', il programma che dal prossimo 2 luglio ogni sera farà da access (ore 20.30) alla prima serata di RaiUno.

Prenderà il posto di DaDaDa, conservando le caratteristiche strutturali del fortunato programma che ha vinto la gara degli ascolti delle ultime 2 stagioni estive Tv, ma puntando a una più pronunciata (perché provocata) comicità, diretta e indiretta, scritta e riscritta, attesa e inattesa, a copione e a soggetto: il montaggio come improvvisazione, il passato e il presente come coppia comica.

E poi tutta una Compagnia Bella in ecumenico umorismo: le belle figure, le figure fatte e le figure umane che hanno concorso, in quasi 60 anni, alla realizzazione di ogni genere di programma televisivo.
Rivedremo i personaggi illustri e i personaggi illustrati, gli interpreti e gli interpretati, tutti gli ospiti ospitati nelle case tramite il video. Riascolteremo frasi che, decontestualizzate, dislocate e ricollocate, estorte e poi raddrizzate, si risveglieranno a nuova vita, umorale, umoristica, caustica, per ritrovare posto e sistemazione all'interno di un grande “continuo” narrativo, il più legittimo dei seriali televisivi, che dalla Televisione nasce e solo in Televisione trova la sua forma.

Il criterio di scelta è quello dell'individuazione di frammenti espressivi che, per accostamento innescano accensioni di nuovi sensi e anche, perché no, nuovi dissensi. Insomma, una Televisione-rivista, nel senso sia di nuovo spettacolo brillante sia del rivedere.
Frammenti in forma di neocitazioni e neoaforismi eccellenti, estrapolazioni come stravaganti sentenze, commenti non richiesti ma poi urgenti, lanci inconsapevoli, tutto un “fuor di luogo” che qui trova nuova sistemazione e nuova scena, un nuovo luogo a procedere in sveltezza. Niente è irridente ma tutto è ridente, con il risultato finale di un esilarante gioco: un post-spettacolo in forma di tele-rivista che affianca Raffaella Carrà a Indro Montanelli, Paolo Panelli a Umberto Eco, Ugo La Malfa a Roberto Benigni, il Quartetto Cetra a Mino Maccari, Pietro Valdoni a Nino Manfredi, Umberto Saba a Rosario Fiorello, eccetera.

Un formidabile risveglio di quel che fu, che da noi è richiamato, per poi scoprire che quel che fu chiama noi a un risveglio.

In ogni puntata tre protagonisti della storia televisiva costituiranno l'offerta spettacolare della serata. Intorno a loro ruoteranno figure imprevedibili, sorprese (ma sorprendenti) nella pronuncia di frasi perdute, portate, forse, via dal vento. Frasi e voci che, distolte e ricomposte, riascoltate qui, trovano nuova voce, nuovo verso e nuovo senso (pratico, buono, comune, critico, doppio...). E nuovo sentimento, anche».

Possiamo confessarvelo? Non vediamo l'ora…

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