Nel paese di Mandela è all’esame del Parlamento una legge sulle intercettazioni che mette il bavaglio ai media. La situazione non è migliore in Congo, dove alla vigilia delle elezioni di domenica scorsa sono state chiuse 8 Radio e Tv locali.
È proprio il partito di Nelson Mandela, l'African National Congress che guida la maggioranza parlamentare nel Paese, a volere in Sudafrica una legge sulla “Protezione delle informazioni di Stato”, approvata per ora dalla Camera bassa. Il progetto di legge prevede una pena fino a 25 anni di reclusione per chi è in possesso di documenti coperti da segreti di stato. Una minaccia al giornalismo d'inchiesta, dal momento che non sono previste “deroghe” per i giornalisti e perché la definizione di “interesse nazionale” può trovare un'interpretazione molto ampia e pone i giornalisti sullo stesso piano delle spie straniere.
La legge ha trovato le critiche dei due Nobel Desmond Tutu e Nadine Gordimer e dello stesso Centro Nelson Mandela. Il prossimo passaggio della norma è alla Camera alta ma il partito d'opposizione Alleanza Democratica ha organizzato una raccolta di firme per appellarsi alla Corte costituzionale se il presidente Zuma non modificherà il testo di legge.
Se la legge bavaglio sudafricana ha trovato spazio anche sui giornali italiani, sta invece passando sotto silenzio l'accanimento contro i media del Congo (un Paese grandissimo dell'Africa) alla vigilia delle elezioni che si sono tenute domenica 27. Il monitoraggio di Journalist in Danger, l'organizzazione congolese partner di Reporters senza Frontiere, ha denunciato un'escalation di intimidazioni e violenze nei confronti di media indipendenti congolesi alla vigilia delle elezioni da parte di politici e amministratori del partito al governo.
Ernest Miyambo, amministratore di Kabambare (nella provincia congolese di Maniema) il 18 novembre ha ordinato la chiusura di Radio Communautaire Tujienge Kabambare, arrogandosi una prerogativa che compete solo all'High Council for Broadcasting and Communication a livello nazionale, ordinando anche l'arresto di Kabuana Mukelenge, manager della Radio datosi alla fuga.
L'High Council ha comunque sospeso le trasmissioni anche di Radio Lisanga Television (dal 7 al 15 novembre) per avere trasmesso le parole del candidato presidente d'opposizione Etienne Tsisekedi, che si è dichiarato già presidente del Congo, incitando i suoi supporter ad “abbattere i cancelli delle prigioni”.
Sono cinque le Radio della provincia di Katanga chiuse senza nessuna comunicazione il 18 novembre dall'amministratore della provincia di Kambove, Brigitte Luta. Le Radio sono: Radio Tele Jedidja, Radio Fondation Therese Lukege Kapuibwe, Radio Communautaire de Kapolowe, Radio Rocher du Salut e Radio Plein Evangile. Queste chiusure sarebbero state ordinate da Mulanya Ilinga, a capo del Dipartimento provinciale dei media e delle comunicazioni perché le Radio non avrebbero pagato i 15mila dollari per la licenza. Un espediente, quello dell'elevato costo della licenza, per mettere a tacere i media scomodi.
Accanto a misure prese più o meno legalmente per imbavagliare Radio e Tv locali ci sono le aperte violenze nei confronti dei giornalisti. Antoine Tshiyenge di Jua Tv è stato picchiato il 14 novembre da militanti del People's Party for Recontruction and Democracy durante una manifestazione. Il giorno prima il suo collega Junior Nyembwe è stato picchiato da militanti dell'Unface, partito alleato di People's Party for Recontruction and Democracy. Un cameraman della Tv aveva subito lo stesso trattamento da membri del partito il 7 novembre.