Alla fine è arrivato l’annuncio ufficiale da parte di Vivendi Universal e Canal Plus su una decisione che, anche se è stata attesa per due giorni interi, era comunque ormai nell’aria da lunedì sera
quando l'Antitrust di Tesauro aveva dettato le sue dure condizioni: della fusione Tele+ - Stream, anche nella nuova versione che prevedeva la vera e propria acquisizione di Stream da parte del gruppo francese, non se ne farà nulla, neppure stavolta.
"Le condizioni imposte vanno oltre le nostre possibilità di concessione" - è stata la sostanza della motivazione della decisione, che rimette in gioco, per l'ennesima volta, persino Telecom Italia, che aveva già data per fatta la cessione del suo 50% di Stream. Si riparte per la seconda volta da capo, allora, in un'atmosfera di grande nervosismo, che vede Vivendi-Canal Plus in una posizione più fragile, con minori possibilità di uscire a breve dalla brutta situazione attuale in Italia (si legga "perdite forti e costanti"), e Murdoch in una fase tattica altrettanto delicata. Rupert intende infatti impegnarsi sia sul fronte Stream (se non si chiude più, tanto vale tentare un altro rilancio, anche se costerà molto) che su quello della vertenza legale con Vivendi, per chiarire l'intricato nodo di un contratto (per la cessione di Stream) di cui non si riesce a venire a capo, dando materia prima preziosa agli avvocati.
Gli equilibri in campo europeo sono sempre precari e Murdoch e Messier continueranno a muoversi con attenzione, vista anche la fine che ha fatto Kirch. Non è del tutto escluso che, come è accaduto all'estero, la questione della fusione con Tele+, quasi ineluttabile stando così il mercato della pay-tv, finisca per riproporsi, anche se chissà come e chissà quando.
Si affilano le armi, si studiano per l'ennesima volta le strategie, mentre il pubblico della Tv via satellite, non poi così numeroso in Italia, continua ad assistere, probabilmente sempre più perplesso.