Un caso davvero spinoso per il ministro della Giustizia Castelli, in riferimento all’attività della spagnola Telecinco dal 1989 al 1997.
Un vero e proprio caso giudiziario internazionale, con coinvolgimento di due Governi, si è aperto in queste settimane fra Spagna e Italia in seguito alla trasmissione al nostro Ministero di Grazia e Giustizia degli atti e delle carte (contenute in qualcosa come 32 faldoni) riguardanti il "caso Telecinco" da parte del famoso giudice spagnolo Baltasar Garzòn Real, appunto con l'assenso del Governo conservatore spagnolo di Josè Maria Aznar. Quest'ultimo, ligio al principio di separazione dei poteri, ha dato corso alle sentenze pronunciate nel giugno scorso dall'Audencia Nacional e del Tribunale Supremo spagnolo e ha trasmesso al nostro Governo i faldoni in questione, affinché venga valutata l'eventualità di procedere nel giudizio in Italia attraverso la Procura della Repubblica di Roma.
Fin qui nulla di straordinario (anche se va spiegato il perché dell'iniziativa spagnola), se non fosse che a finire sotto processo nel nostro Paese (per una sorta di "delega" da parte della giustizia spagnola), con l'assenso del Governo italiano, dovrebbe essere nientemeno che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nelle sue vesti precedenti (private) di capo della Fininvest, in compagnia del fratello Paolo, di Marcello Dell'Utri e di una ventina di manager della stessa Fininvest.
Insomma, il Governo spagnolo dell'amico di Berlusconi Aznar chiede a quello italiano di passare alla giustizia italiana e di processare, per suo conto, il Presidente del Consiglio in carica, cioè lo stesso Silvio Berlusconi! Come dire, che i paradossi (e i conflitti di interesse) non finiscono mai...
Ma come è nato questo incredibile e clamoroso caso giudiziario, apparso con rilievo in questi giorni sulle pagine di "Repubblica"O Le accuse sono quelle individuate all'origine dal procuratore anti-corruzione spagnolo Carlos Castresana e riguardano l'attività di Telecinco (di cui Fininvest era all'epoca importante azionista) dal 1989 al 1997: si parla di " violazione della legge antitrust, falso in bilancio, evasione fiscale e frode". Garzòn non aveva potuto precedere nei confronti di Berlusconi (cui tuttora fa capo la quota di riferimento di Telecinco) in prima battuta per la sua carica di membro del Parlamento Europeo e poi per la doppia immunità derivante (in Spagna) dalle cariche assunte in Italia di Presidente del Consiglio e di Ministro degli Esteri. Ma sulla base della "Convenzione europea di assistenza giudiziaria" è possibile che l'Italia subentri alla Spagna in questo delicatissimo procedimento. Di qui la trasmissione delle carte dell'indagine.
Ora negli uffici del ministro della Giustizia Roberto Castelli si sta lavorando alacremente ad esaminare questo caso, davvero clamoroso ed inedito, e sarebbe già stata individuata una strada per restituire la questione (cioè i faldoni) al Governo spagnolo: l'articolo 128 del Codice Penale prevede infatti che si possa procedere in Italia nei confronti di un nostro cittadino per reati commessi all'estero solo se non siano passati più di tre anni dai fatti a lui addebitati. E i fatti di Telecinco risalgono, come data più recente, al 1997.
Ma la querelle potrebbe non essere finita lo stesso. Castresana, infatti, intervistato da "Repubblica", assicura che, anche dopo questo probabile epilogo della questione fra i due Governi, la causa di Telecinco resterà solo sospesa, fino a quando non scompariranno le ragioni dell'immunità di Berlusconi.