Telereporter chiude i battenti?

Momenti di grande preoccupazione per i dipendenti residui di Profit. Sembra certa la dismissione di buona parte dei canali non solo in Lombardia, Intanto, dopo mille movimenti, del gruppo resta poco…

Momenti drammatici per Telereporter. Siamo solidali con i colleghi che rischiano la perdita del posto di lavoro. Pubblichiamo parte del comunicato stampa che ci hanno inviato le R.S.U.:

“Il gruppo Profit, in barba alla promessa fatta prima della pausa estiva, di affrontare il momento di crisi, garantendo l'occupazione e mantenendo viva l'informazione e le produzioni televisive, sceglie deliberatamente, dopo aver rottamato le frequenze lombarde, di cessare ogni attività editoriale e produttiva, licenziando i giornalisti e tecnici che lavorano nel settore editoriale. L'azienda, che già aveva annunciato 35 esuberi, causa crisi del settore delle tv locali, intende, con questa operazione , raddoppiare il numero degli stessi, che passerebbero da 35 a 70 coinvolgendo l'80% del personale. Intanto va all'incasso dei soldi derivanti dalla rottamazione delle frequenze (22mln di euro), dei contributi Corecom, fondi pubblici da parte dello Stato a sostegno dell'editoria locale (1mln e mezzo di euro, derivante dal lavoro giornalistico-informativo per l'annno 2010) e, nel futuro, quando giornalisti e tecnici saranno già tutti licenziati, continueranno ad incassare i contributi Corecom per gli anni 2011 e 2012, sempre derivanti dall'attività di informazione del lavoro giornalistico.

Riteniamo, come lavoratori, che tale operazione vada fortemente contrastata, perché, in un momento di forte crisi del settore, dovuto al passaggio al digitale terrestre ed al calo della pubblicità, sarebbe facile, per gli editori, essere tentati da questa operazione di ristrutturazione sull'esempio del Gruppo Profit: mantenere il marchio legato alla testata giornalistica, svuotarla dei suoi dipendenti assunti tutti a tempo indeterminato e, un domani, assumere giovani giornalisti il cui costo è sicuramente inferiore rispetto ai precedenti. È in atto una deriva nel mondo del lavoro, di cui noi dipendenti del gruppo Profit siamo solo la punta dell'iceberg…”.

Il gruppo Profit, nato nel 1986, è presente nel settore della televisione come proprietario di alcuni marchi storici dell'emittenza locale. È editore, in Lombardia di Telereporter (nata nel 1977), Telecampione e della syndication nazionale Odeon Tv, cui si aggiungono, nel resto d'Italia, le emittenti Telegenova, Telereporter Roma, Canale 10 Firenze, Arezzo Tv, Sardegna DTT, Telereporter Sud (Calabria) e Lombardia DTT. Alcune sono state cedute nel corso degli ultimi anni. Leggiamo sempre nel comunicato sindacale:

“La crisi del Gruppo Profit scoppia nella primavera 2009 quando viene presentato un piano di ristrutturazione del debito che delinea per Profit un futuro non più da editore televisivo con creazione propria di contenuti ma da canale di trasmissione di prodotti esterni indipendenti dal gruppo; la crisi del gruppo si è poi aggravata con il passare dei mesi a causa di:

- calo pubblicitario televisivo;

- investimenti per il passaggio al digitale terrestre (switch off nell'autunno 2010);

- calo degli ascolti a causa della frammentazione dell'offerta televisiva;

- instabilità societaria legata alle vicende giudiziarie dell'editore;

- difficoltà generalizzata ad accedere al credito bancario.

Al momento dello scoppio della crisi, il Gruppo Profit contava, in tutta Italia, circa 250 dipendenti, la maggior parte dei quali concentrati su Milano. Oggi i dipendenti rimasti, tutti su Milano perché le altre altre emittenti sono state cedute per ripianare i debiti, sono 97. Di questi l'80% sarà interessato da una procedura di mobilità che l'azienda intende aprire a fine settembre. Per far fronte alla situazione debitoria l'azienda, attraverso diversi dirigenti che si sono succeduti in questi anni, ha tentato:

!) dapprima un piano di ristrutturazione del debito con conseguente piano idustriale e rilancio (182 bis) che le banche hanno bocciato…;

2) pressata dai creditori e a rischio fallimento, l'azienda ha pertanto costituto una newco detta Fleming su cui avrebbe riversato le società operative del gruppo (quelle legate alle frequenze televisive e all'obbligo di trasmettere, a cui vanno i contributi pubblici, meno indebitate rispetto alla capogruppo Profit. per la Capogruppo Profit l'intento era quello di avviare una procedura di fallimento concordato (concordato preventivo);

3) il 12 aprile 2012 l'azienda comunica, a sorpresa, di aver partecipato al bando, per il rilascio delle frequenze sui canali 61-69, emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico… Nonostante l'evidente conseguenza sul destino dei lavoratori e sul piano occupazionale, l'azienda si è impegnata con le OOSS e le RSU, a garantire, in futuro, la produzione editoriale, affittando banda, presente abbondantemente in un mercato in crisi;

4) il 5 luglio 2012 il Tribunale di Milano emette una sentenza di fallimento di Profit Group spa;

5) il piano che prevedeva la dismissione di tutto con il conseguente licenziamento del personale si èa ffinato con un'altra operazione: la fusione per incorporazione di tutte le società (Telereporter, Teleliguria, Sardegna DTT, Lit, Telereporter Roma, Eurotelevision) in un'unica società, Bravo Produzioni Televisive;

6) il 3 settembre 2012, l'azienda ha comunicato alle Rsu l'intento di cedere il ramo d'azienda (svuotato dei suoi dipendenti) che riguarda: l'autorizzazione di fornitore di contenuti rilasciata a Telereporter per il marchio Telereporter Shopping. La società interessata all'acquisto del ramo d'azienda è Primarete S.P.A. con sede legale in Cremona, che ha già espresso l'intenzione di non voler assorbire personale giornalistico.

Questa ultima operazione di vendita dell'lcn 13, il canale 13 del digitale con cui i programmi di informazione potevano essere riconoscibili e visibili, svela la pianificazione di una strategia che portava solo, esclusivamente, alla dismissione e alla vendita di tutto quello che era possibile, per diventare una Tv commercial, di televendite) nessuna volontà di garantire, anche minimamente, i livelli occupazionali, già ridotti drasticamente negli anni.
I lavoratori denunciano la gravità di questa operazione speculativa fatta sulla loro pelle…
Chiediamo immediatamente l'apertura di un tavolo con la Regione e con il Governo perché intervengano per bloccare un'operazione che utilizza soldi pubblici solo per pagare i licenziamenti ed i pregressi degli stipendi arretrati senza garantire minimamente alcun livello occupazionale. La buona riuscita di questa operazione sulla pelle dei lavoratori di Telereporter (oggi diventati Bravo) potrebbe fare da apripista, anticipare una tendenza, di cui potrebbero approfittare, in futuro, le altre emittenti locali, strangolate dalla crisi e dal passaggio al digitale. È possibile dismettere ogni attività editoriale senza preavviso, e contemporaneamente ricevere finanziamenti, soldi pubblici che invece di essere usati per dare lavoro e creare un servizio al territorio (come fanno i giornalisti delle Tv locali) verranno usati per pagare i licenziamenti? Può il Corecom fare qualcosa?”.

Questo il disperato appello dei lavoratori, tramite comunicato sindacale, nella sostanza quanto già affermato da Paolo Nizzola nel corso di un recente dibattito sul futuro delle Tv locali che ha messo a confronto i migliori giornalisti delle Tv locali lombarde (Telecity, Telenova, Telelombardia e appunto Telereporter) con i politici (Pd, Pdl, Lega, Udc). Dai politici sono arrivati attestati di riconoscimento per il lavoro che le Tv locali svolgono, per il resto solo tante parole, e - sembrerebbe - nessuna soluzione.

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