Trasmissioni e interviste ‘politiche’ pagate anche nel Lazio

Dopo il caso dell’Emilia-Romagna, anche nel Lazio ha fatto molto parlare la scoperta di molti ‘acquisti di spazi’ da parte dei gruppi politici regionali, specie il Pdl, presso Tv locali. Le opportune ‘distinzioni’ di Aeranti-Corallo.

'Repubblica' a fine settembre, a firma di Laura Serloni, c'è andata giù pesante:

«Pagine e pagine di bonifici, tra le quali spuntano 35 operazioni bancarie in favore di tv locali, radio, siti-web. Fatture che si aggirano sugli 88mila euro: tanto ha versato il gruppo del Pdl alla Regione Lazio per sponsorizzare la propria immagine con trasmissioni, manifesti, banner su internet e redazionali. Soldi che, dal dicembre 2010, il centro-destra versava puntualmente».

Vengono poi citati i casi di Rete Televisiva Reatina, Teleradio Mondo, Tele Rieti e, per un unico bonifico, Teleuniverso. Ancora: «C'è chi ammette di pagare le interviste, come la consigliera del centro-destra Lidia Nobili: “Pagavo le interviste. Con le emittenti locali c'è questa usanza: realizziamo un servizio solo se a pagamento. Le fatture, poi, le saldava la Lallaria srl, che poi si faceva rimborsare”».
«C'è anche chi, invece, le interviste le legge. È il caso di Veronica Cappellaro, che ha presieduto la commissione Cultura, conosciuta in questi giorni ai più per il book fotografico da mille euro. Ma nel web aveva fatto scalpore nel 2011 per un video nel quale parlava dell'argomento saldi, leggendo però le risposte in un foglio dietro la telecamera. L'emittente era la Media Live, conosciuta negli ambienti della Pisana. E ancora. Nove mila euro sono andati a "Tusciaweb" per banner e redazionali per 12 mesi. Duemila euro a "Tusciareset" per promozioni sul sito internet. Tutti vengono accontentati».

Nella stessa pagina di 'Repubblica' si parlava poi del 'listino prezzi per raggiungere il video' con riferimento ai politici e alla nota Tv della Capitale Roma Uno.

Detto che su tutta la vicenda sono quanto mai opportuni effettivi chiarimenti (come abbiamo già scritto) e che vi sono effettive possibilità di un uso 'scorretto' del mezzo televisivo e di un giornalismo che talora potrebbe essere tale solo di nome, va ben chiarito anche il contesto, a evitare gratuite generalizzazioni e accuse indiscriminate.
Aeranti-Corallo ha opportunamente ricordato in proposito quanto segue:

«Ferma restando la chiara distinzione tra informazione e pubblicità e quindi il divieto di presentare come informazione ciò che invece è pubblicità, occorre evidenziare che le emittenti locali hanno pieno titolo per trasmettere (ai sensi del Decreto del Ministero delle Comunicazioni 8 aprile 2004, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2004 e ai sensi dei provvedimenti regolamentari emanati dalla Agcom per le diverse consultazioni elettorali e referendarie), messaggi politici autogestiti a pagamento (intendendosi per tali ogni messaggio recante l'esposizione di un programma o di un'opinione politica), sia nei periodi elettorali o referendari, sia nei periodi non elettorali e non referendari. In particolare, i messaggi politici autogestiti a pagamento in periodo non elettorale o non referendario, possono essere trasmessi senza particolari formalità, praticando condizioni uniformi a tutti i soggetti politici, riconoscendo a tutti i soggetti politici le condizioni di miglior favore praticate ad uno di essi per gli spazi acquistati; praticando una tariffa non superiore al 70% del listino di pubblicità tabellare e, in caso, di messaggi differenziati per diverse aree territoriali indicando le tariffe praticate per ogni area; indicando (per le tv) in sovraimpressione, per tutta la durata del messaggio, la dicitura “messaggio politico a pagamento” e il soggetto politico committente, nonché diffondendo (per le radio) un annuncio in audio prima e dopo il messaggio, avente contenuto “messaggio politico a pagamento”, con l'indicazione del soggetto politico committente.
Evidenziamo altresì che anche la comunicazione istituzionale che le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici anche economici effettuano attraverso i mezzi di comunicazione di massa è disciplinata dalla legge. In particolare l'art. 41 del Testo Unico dei Servizi di media audiovisivi e radiofonici prevede espressamente una riserva del 15% a favore dell'emittenza privata televisiva locale e radiofonica locale operante nei territori dei Paesi membri dell'unione Europea».

Pubblica i tuoi commenti