Due differenti statistiche sanciscono un risultato univoco: nel 2012 decine e decine di giornalisti sono morti cercando di fare il loro lavoro, specie nelle zone di guerra. E la cosa si è ormai estesa anche a blogger e ‘net-cittadini’.
I dati differiscono solo di poco ma sono ugualmente preoccupanti. Secondo la Ong svizzera Press Emblem Campaign sono almeno 139 i giornalisti uccisi, nell'anno che si sta per chiudere, nelle zone di guerra. Molti di questi sono stati uccisi in Siria, in Somalia (19) e 12 in Brasile.
Leggermente inferiori di dati di Reporter Senza Frontiere. Per l'Ong a difesa dei giornalisti il 2012 si è rivelato particolarmente cruento e ha registrato un aumento del 33% rispetto al 2011 del numero di giornalisti, anche blogger, assassinati nello svolgimento del proprio lavoro. Questi i dati delle vittime: 88 giornalisti, 144 blogger e net-cittadini, 47 net-cittadini e net-giornalisti, 8 assistenti ai media; a questi si aggiungono 879 giornalisti arrestati, 193 giornalisti in prigione, 1.993 giornalisti minacciati o colpiti fisicamente, 38 giornalisti rapiti e 73 in esilio dal loro Paese.
Le zone maggiormente interessate dalla morte di giornalisti sono il Medio Oriente e il Nord Africa (26 morti), seguono l'Asia (24 morti) e l'Africa sub sahariana (21 morti). Il continente americano è l'unico a registrare un calo - seppure relativo - del numero di giornalisti assassinati durante lo svolgimento dell'attività professionale (15 morti).
“Il bilancio - scrive Reporter senza frontiere in una nota - non è mai stato così negativo dal 1995. In questi ultimi anni, il numero di giornalisti assassinati è cresciuto fino a raggiungere i 67 morti nel 2011, 58 nel 2010, 75 nel 2009. Nel 2007, si era registrato un picco storico con 87 professionisti dei media assassinati, uno in meno di quest'anno. Gli 88 giornalisti che hanno perso la vita nel corso del 2012 sono stati vittime della copertura di conflitti o attentati, oppure assassinati per mano di gruppi legati alla criminalità organizzata (mafia, narcotraffico, ecc.), di milizie islamiche o per ordine di ufficiali corrotti”.