Tunisia: ora è a rischio la libertà di stampa

I tempi della ‘primavera araba’, pur recenti, sembrano ormai lontani e adesso in Tunisia i diritti appena conquistati sono di nuovo minacciati. Giornalisti e operatori lavorano ‘a rischio’ di violenze e denunce.

Sono oltre 50 i casi di aggressioni contro giornalisti e operatori dell'informazione registrati in Tunisia a febbraio, quasi il doppio rispetto al mese di gennaio, quando erano stati denunciati 28 casi di violenze. A lanciare l'allarme è il Centro di Tunisi per la libertà di stampa (Ctlp), che ha appena diffuso il suo ultimo rapporto in cui si parla di 52 casi di violazioni ai danni di media tunisini, con 31 uomini e 33 donne attivi nel settore dell'informazione finiti nel mirino di attacchi di varia natura.

L'organizzazione, come sottolineano i media locali, punta il dito contro le forze di sicurezza tunisine per una ventina di casi. Notizie allarmanti arrivano anche da Reporter senza frontiere. Secondo fonti vicine all'organizzazione ci sarebbe un “elenco di morte” con nomi di scrittori e giornalisti tunisini che con il loro lavoro mirerebbero a “contrariare l'Islam”; tra questi, il giornalista Naziha Rjiba, uno di quelli che ha denunciato di aver ricevuto minacce di morte tramite telefonate telefoniche, pochi giorni dopo l'assassinio del leader politico di sinistra Chokr Belaid.

Ma ci sono anche, tra gli altri: Nawfel El Ouertani e Haitham El Mekki, giornalisti di Radio Mosaique FM, minacciati di morte per la copertura del funerale di Belaïd; il “veterano” ed ex capo del sindacato nazionale tunisino giornalisti (SNJT) Neji Bghouri, che ha ricevuto di minacce di morte via email e telefono cellulare; idem per l'attuale capo di SNJT, che ha riferito di aver ricevuto minacce di morte da sconosciuti che lo hanno accusato di aver diffamato il partito Ennahda e di "insultare l'Islam".

A questo si aggiunge una recente proliferazione di nuove stazioni radiofoniche e televisive in tutto il Paese, molti delle quali di proprietà di ambienti filogovernativi e di sostenitori del partito Ennahda. Il Governo è inoltre stato accusato di aver messo a tacere un certo numero di stazioni radiofoniche indipendenti alle quali sono state ritirare le frequenze con il pretesto del 'canone non pagato'. Il 12 febbraio, Ossigeno Radio Biserta è stata chiusa per 24 ore, una mossa considerata un'interferenza politica e volta a far tacere le voci critiche.

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