Dopo un’estenuante guerra con il Ministero delle Finanze turco, il gruppo mediatico Dogan sembra volersi disimpegnare dalla Turchia, che è un importante mercato emergente. In vendita giornali e Tv ma non il quotidiano “Hürriyet daily”.
Doğan Yayın Holding (DYH), il più importante gruppo mediatico turco (valutato attorno ai 2 miliardi di dollari americani ) ha intenzione di vendere tutte le proprie società operanti nel settore dei media ad eccezione del quoridiano “Hürriyet daily”. In un'intervista con Reuters dei giorni scorsi il Vice Presidente della DYN, Soner Gedik, ha precisato che il gruppo non intende ritirarsi completamente dal settore dei media: entro un mese sarà pronta la lista dell'asset di vendita, sotto il controllo dell' advisor Goldmann Sacs, che non comprenderà in questa fase il quotidiano 'Hürriyet'. considerando che per ora non ci sono offerte adeguate.
I potenziali acquirenti sarebbero investitori strategici o società di private equity con base all'estero ai quali è stato chiesto di fare l'ultima offerta, anche se DYN ha considerato tutte le opzioni, includendo le partnership strategiche. In DYH sono raccolti un certo numero di quotidiani, tra cui 'Posta', 'Hurriyet', 'Milliyet', 'Radikal', 'Fanatik' e 'Hürriyet Daily News', e Televisioni come Kanal D, Star e CNN Türk Tv, oltre ai periodici. Però il fatto che il quotidiano 'Hürriyet' non sia presente nell'offerta di vendita è stato percepito negativamente dalla Borsa di Istanbul, che ha visto scendere il valore del titolo azionario del gruppo.
Secondo il 'Financial Times' (15 dicembre) sarebbero almeno sei gli offerenti, tra cui Discovery (DISCA.O), RTL e Time Warner, interessati ai canali Kanal De Star e poi ci sono le società di private equità, come Apax, KKR e TPG, interessate sia alle Televisioni che alla carta stampata.
Come già riportato da 'Millecanali', DYN è stata all'attenzione della cronaca a causa di alcune irregolarità riscontrate nella contabilità e condannata nel 2008 dal Ministero delle Finanze turco a pagare 4,8 miliardi di Lire Turche (circa 2,5 miliardi di Euro) tra imposte e multe per evasione fiscale. Da allora in poi la guerra a puntate tra il magnate Aydin Dogan e il premier Tayyip Erdogan dura da diverso tempo ed è stata innescata - si dice - dagli attacchi mediatici dell'editore di impostazione laica al partito di Erdogan, l'Akp, forte dove la popolazione è più vicina ai valori dell'Islam.
L'accusa di ritorsione politica è stata tuttavia più volte smentita dal primo ministro, che si è dichiarato con fermezza estraneo dalle decisioni del Ministero delle Finanze. La multa è di importo astronomico, la più alta - secondo gli analisti turchi- mai inflitta a una società quotata in Borsa.