L’ultimo Studio Economico del settore televisivo privato, pubblicato in anteprima in un recente numero della newsletter di Confindustria Radio Tv, è stato redatto dall’ufficio Studi e Ricerche dell’associazione nell’ambito dell’Osservatorio nazionale delle imprese radiotelevisive private ed è stato curato da Andrea Veronese, Elena Cappuccio, Rosario Alfredo Donato e Carlo Cornelli. L’Osservatorio, presieduto da Piero Manera, è un riferimento prezioso per operatori economici, lavoratori e istituzioni che sono attivi nel settore televisivo.
"Giunto alla sua 22esima edizione, lo Studio è un prezioso strumento per fotografare un comparto, quello delle Televisioni locali italiane, per il quale mancano elaborazioni di sistema", scrive Francesco Angelo Siddi, Presidente di Confindustria Radio Televisioni. "La ricerca, nella versione ampliata ed aggiornata agli ultimi bilanci disponibili (2014), ci restituisce la radiografia del comparto, forte dell’analisi di 352 aziende (l’81% del totale), che esprimono una forza lavoro stimata di circa 3.600 dipendenti, di cui molti professionisti dell’informazione. I dati indicano inequivocabilmente come l’emittenza televisiva locale stenti a pervenire ad un assetto definitivo di sostenibilità economica. Le Televisioni locali, piccole e micro imprese dislocate sul territorio, restano (tuttavia) un presidio informativo, culturale, industriale, occupazionale importante per la qualità della vita civile e democratica del Paese. E meritano dalle istituzioni l’assunzione di responsabilità chiare".
"Anche nel 2014, anno di riferimento dello studio, purtroppo tali dati evidenziano una situazione di forte crisi economica del comparto e confermano un trend negativo che non sembra avere fine", scrive a sua volta Maurizio Giunco, Presidente dell’Associazione Tv Locali e Vice Presidente di Confindustria Radio Televisioni. "I dati si commentano da soli. Nel 2014 il comparto perde altri 73 milioni di euro di ricavi totali (da 429 milioni del 2013 a 356 milioni, pari a - 17%). Il dato però è particolarmente significativo se confrontato con il 2008, anno in cui tutto il comparto trasmetteva in analogico. Allora i ricavi erano 621 milioni, il 43% in più rispetto ai livelli 2014. Negli ultimi sei anni, dal 2008 al 2014, il comparto ha segnato perdite per 340 milioni di euro non risparmiando nessuna regione italiana. Tutto ciò ha avuto ricadute drammatiche sui dati occupazionali. Nell’ultimo anno gli occupati calano del 10,7%. Negli ultimi 5 anni si sono persi ben 1.600 posti di lavoro, senza considerare l’impatto sull’indotto. L’unica speranza per salvare ciò che rimane del patrimonio tecnico, professionale e del pluralismo e indipendenza informativa rappresentato dalle Televisioni locali è riposta nelle Istituzioni, che dovranno concludere il processo di riassetto del settore: a partire dalle nuove regole per l’accesso alle misure di sostegno previste dal Fondo per il pluralismo e l’informazione".
Infine, ecco alcuni ‘punti’ specifici contenuti nello Studio, scelti per evidenziarne il grande valore a livello di informazione e di conoscenza sul settore delle Tv locali italiane:
- il comparto delle Tv Locali risulta fortemente parcellizzato, ed è difficile identificare un numero puntuale delle emittenti televisive effettivamente operanti. Lo Studio si basa su un perimetro di 428 società televisive locali (pari a circa 2.140 emittenti - marchi), ma è riferito alle sole emittenti commerciali strutturate in società di capitali (con obbligo di deposito del bilancio): di queste solo 352 hanno depositato il bilancio nel 2014 (banca dati Cerved), in calo di 17 soggetti (- 4,6%) rispetto al 2013.
- Nel 2014 la quota detenuta dalle Televisioni locali sul totale mercato è pari al 4%, in calo di un punto percentuale rispetto al 2013, mentre le Televisioni commerciali nazionali crescono di 2 punti, attestandosi al 70%. Rai perde un punto percentuale.
- Circa il 25% dei dipendenti del settore privato trova (però) occupazione nelle Tv Locali (3.606 su 14.358).
- Il comparto delle Televisioni locali risulta essere fortemente parcellizzato, e composto principalmente da piccole e “micro” imprese.
- I ricavi totali (pubblicitari e altri ricavi) delle società televisive locali prese in esame dallo Studio CRTV passano da oltre 429 milioni di euro nel 2013 a circa 356 nel 2014, in calo di 73 milioni di euro (- 17,1%). Nel 2014 i ricavi pubblicitari ammontano a 266 milioni di euro mentre gli altri ricavi, ovvero le attività commerciali collaterali (extra televisive) e i contributi statali, sono circa 90 milioni di euro.
- Nel corso degli ultimi anni (2012), il valore del comparto locale si è contratto del 30% circa, in gran parte a causa alla riduzione degli investimenti pubblicitari, che rappresentano il 75% dei ricavi totali.
- Le 67 società con ricavi da 1 milione di euro a 2,6 milioni di euro rappresentano circa il 31% delle Tv Locali e producono ricavi pari a circa il 19% del totale. I ricavi medi relativi a tali società ammontano a 1,6 milioni di euro.
- Le prime quattro regioni con un totale di 104 società di capitali attive e pari al 30% sul totale campione CRTV - Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Puglia - rappresentano da sole il 53,4% dei ricavi totali del comparto locale.
- Veneto e Lombardia, con circa il 37% dei ricavi totali, si confermano le regioni leader con ricavi totali di gran lunga superiori al resto delle altre regioni e ricavi medi pari a 2,5 milioni di euro. Nonostante la posizione di rilievo, i ricavi totali delle due regioni calano nel 2014 rispettivamente del 10% e del 18% rispetto all’anno precedente.
- Dopo una costante fase di crescita del comparto, che aveva trovato un consolidamento negli anni immediatamente precedenti alla digitalizzazione, nel 2014 le Tv locali ritornano a valori inferiori al 2001. Rispetto al 2008, anno in cui tutto il comparto trasmetteva in analogico, nel 2014 si rileva una perdita di 265 milioni (- 43%).
- Nel 2014, le 30 società con ricavi pubblicitari superiori a 2,6 milioni di euro, pur rappresentando solo il 6% per numero, realizzano circa la metà dei ricavi totali (50%) con un ricavo medio pari a 5 milioni di euro circa. Al di sotto di tale soglia una settantina di aziende (67) con ricavi pubblicitari compresi fra 1 e 2,6 milioni di euro con ricavi medi pari a 1,2 milioni di euro. Segue una miriade di società di dimensioni piccole/micro al di sotto del milione di ricavi totali, che rappresentano per numero il 72% del totale (255 aziende) e realizzano poco più del 20% del totale ricavi pubblicitari (57 milioni di euro). Anche in termini di ricavi pubblicitari si evidenzia che le società più penalizzate negli ultimi anni sono quelle con classi di fatturato medio/alto, segnale che le difficoltà in cui versa il settore stanno colpendo soprattutto le società maggiormente strutturate.
- Nel 2014 le società televisive locali esaminate hanno speso per il personale dipendente 126 milioni di euro, in calo dell’11% circa rispetto all’anno precedente. Considerato il costo totale e valutato il costo medio teorico di 35 mila euro per dipendente nel comparto risultano quindi occupati 3.606 addetti diretti, con un costo medio di circa 360mila euro (erano poco più di 380 nel 2013).