Mentre scriviamo (martedì 11 ottobre, ndr) è prevista un’ennesima ‘ospitata’ del Presidente del Consiglio e segretario del PD Matteo Renzi senza contraddittorio (ma con intervista a cura di Bianca Berlinguer, Stefano Feltri e Claudio Cerasa) in una trasmissione Tv, ancora della Rai, stavolta la sfortunata ‘Politics’ di Raitre con Semprini. Domenica c’era stata un’altra lunga intervista a Renzi a ‘L’Arena’ di Giletti e prima la serie di confronti a La7 con Travaglio e Zagrebelsky. Nei Tg è quasi superfluo sottolineare come Renzi, per un verso o per l’altro, sia sempre di gran lunga il più presente.
Ma non c’è la par condicio per quel referendum del 4 dicembre cui è molto legata la sorte politica dello stesso Renzi?
In realtà, manco a dirlo, le cose sono un po’ più complesse. Nel campo delle emittenti private, in effetti, è già in vigore, da poche ore, il regolamento sull’applicazione della par condicio che l’Agcom ha approvato il 4 ottobre e che è stato pubblicato ieri dalla Gazzetta Ufficiale. Gli spazi Tv e Radio dovranno essere ripartiti in due parti uguali tra il SI e il NO e ci dovrà essere una presenza equilibrata e il contraddittorio tra i soggetti favorevoli e contrari al quesito referendario, nel rispetto del principio della parità di trattamento.
L’Autorità stessa vigilerà sul rispetto delle disposizioni in materia attraverso l’attività di monitoraggio (in particolare sui notiziari) che svolge sempre sulle emittenti televisive e radiofoniche, più rigorosa in questo specifico periodo di campagna referendaria. Dalla terza settimana che precede il voto le verifiche saranno effettuate ogni settimana. Nei 15 giorni prima del voto è vietata la diffusione di sondaggi elettorali.
C’è la possibilità per le emittenti private di trasmettere Messaggi autogestiti gratuiti (MAG) e Messaggi autogestiti a pagamento (MAP), con scadenze molto ravvicinate per comunicare l’adesione a questa opportunità.
La Rai invece fa sempre un po’ (anche un bel po’) eccezione, essendo meno nel campo di competenza dell’Agcom, e infatti si è creata anche negli ultimi giorni questa situazione di Renzi così spesso in onda, che ha provocato, al solito, fortissime polemiche. Qualcosa di analogo, in realtà, faceva a suo tempo anche Berlusconi, proprio approfittando del periodo immediatamente precedente l’applicazione della par condicio anche nel servizio pubblico. Se i Tg fanno poi (parzialmente) storia a sé, si ricorderanno le polemiche del passato sul comportamento dei talk-show (si arrivò in un’occasione precedente anche a sospenderli) ma ci sono anche le situazioni ‘ibride’, quando ci sono trasmissioni a metà fra spettacolo e politica (‘Domenica In - L’Arena’ è appunto un esempio).
Un punto non secondario in questo caso è anche di chi sia la responsabilità giornalistica (come direttore responsabile) di quanto trasmesso, cosa chiara nel caso dei Tg e meno nel caso di trasmissioni di rete (il direttore di rete può essere un giornalista o anche non esserlo).
Ora però tutte le polemiche dovrebbero se non cessare (cosa assai poco probabile) avere un nuovo punto di riferimento, con il via libera in queste ore da parte della Commissione di Vigilanza al regolamento appunto per la Rai relativo alla par condicio. Il provvedimento è stato approvato all'unanimità con alcune modifiche rispetto al testo predisposto dai relatori Francesco Verducci (Pd) e Jonny Crosio (Lega Nord).
In tutte le trasmissioni che tratteranno il tema del referendum, dunque, gli spazi saranno ripartiti in due parti uguali tra i favorevoli e i contrari al quesito. E nei programmi di comunicazione politica - dalle tribune fino alle interviste e ai confronti - la parità dovrà essere matematica, così come nei programmi d’informazione, come i Tg, non potrà essere determinata una situazione di vantaggio per una delle due posizioni.
Il presidente della Vigilanza, Roberto Fico (nella foto), ha spiegato che “la presenza degli esponenti del Governo nei Tg dovrà essere limitata all’attività istituzionale per garantire completezza e imparzialità dell’informazione”.
Sul sito internet della Rai saranno pubblicati quotidianamente “fino al 4 dicembre i dati del monitoraggio dei tempi fruiti dai favorevoli e contrari al quesito” e “l’azienda è chiamata a garantire un efficace e tempestivo riequilibrio di eventuali situazioni di disparità”. In ogni caso, “i dati ufficiali, su cui potranno essere irrogate eventuali sanzioni”, saranno “quelli pubblicati dall’Agcom ogni due settimane, e poi ogni settimana a partire dalla terz’ultima precedente il voto”. Le Tribune referendarie “si svolgeranno a partire da novembre” mentre “i confronti a due si terranno nella fase finale della campagna”.
Per suo conto, la Rai, accortasi di essere partita in ritardo rispetto a Mentana e a La7, aveva già predisposto in corsa tutta una serie di trasmissioni sul tema referendario.