Spot di protesta in onda, trasmissioni di spiegazione su 7 Gold, mobilitazione generale. Si cerca ancora di cambiare l’atteggiamento del Governo, che con un emendamento alla Legge di Stabilità ha di nuovo ‘fatto danni’, senza risolvere nulla ma anzi ‘minacciando di colpire’ in tema di LCN.

Da oggi ha inizio la trasmissione, da parte delle imprese televisive locali Aeranti-Corallo, di trecentomila spot per protestare contro le recenti scelte governative che penalizzano fortemente il comparto televisivo locale.
Con tale iniziativa si intende portare a conoscenza dell'opinione pubblica che 144 imprese televisive locali dovranno a breve dismettere le relative frequenze di trasmissione, con ogni successiva ripercussione sul piano occupazionale, in relazione ad asserite problematiche interferenziali con i Paesi esteri confinanti, nonostante che tali frequenze siano state assegnate dallo Stato alle imprese, negli anni 2011 - 2012, per la durata di venti anni, a seguito di specifiche gare.
Lo spot evidenzia inoltre altre criticità che riguardano il settore, quali la recente definizione, da parte dell'Agcom, di criteri per la determinazione dei canoni dovuti per lo svolgimento delle attività di operatore di rete televisivo (qui tuttavia il Governo sembra orientato a rinviare la questione di un anno), e quali il recente emendamento proposto dal Governo nella legge di stabilità 2015, che rimette, ancora una volta, in discussione, le numerazioni del telecomando.
Lo spot termina con una chiara richiesta: “Il Governo deve decidere se vuole ancora le tv locali”. Da ricordare anche lo 'speciale' della trasmissione 'Funamboli' di 7 Gold di lunedì scorso (le Tv di 7 Gold ora aderiscono ad Aeranti-Corallo) sempre sul tema delle tv locali.
Ma cosa è successo in sostanza? Il Governo è sì intervenuto ma in modo, al solito, maldestro, con un emendamento alla Legge di Stabilità approvata alla Camera (ora qui si è al Senato e si spera in una 'correzione') che ha accompagnato alcune apparenti 'aperture' ad altre decisioni di natura davvero 'pasticciata' e pericolosa (viene da chiedersi: ma chi li scrive queste emendamenti?).
Da 'TeleradioFax' di Aeranti-Corallo vediamo di ricavare un riepilogo dell'attuale situazione:
«La legge di stabilità 2015 prosegue il proprio percorso parlamentare…
Nell'ambito della discussione in Commissione Bilancio della Camera, il Governo ha presentato l'emendamento n. 16.38, approvato senza modificazioni.
In particolare, l'emendamento prevede alcune norme relative alla problematica delle asserite interferenze con i Paesi esteri confinanti, nonché rivoluziona in modo molto negativo la disciplina del comparto televisivo locale.
Relativamente alla problematica delle asserite interferenze con gli Stati esteri confinanti, l'emendamento prevede specificamente l'aumento da Euro 20 milioni a Euro 51,026 milioni delle misure compensative destinate alla dismissione volontaria delle frequenze ritenute interferenti con i Paesi esteri confinanti (e, per tale ragione, escluse dalla pianificazione delle frequenze come da delibera Agcom n. 480/14/CONS). In base ad alcune proiezioni di conteggi eseguite da AERANTI-CORALLO (sulla base delle reti da dismettere a seguito della citata delibera Agcom e al numero Istat degli abitanti delle aree servite da tali reti), aventi carattere di approssimazione, le suddette misure compensative dovrebbero essere di circa Euro 0,30 per abitante. Le stesse restano, pertanto, estremamente irrisorie. Basti considerare che le misure compensative previste nel 2012 per la dismissione volontaria dei canali della banda 800 (canali 61-69 Uhf) erano di circa Euro 0,55 per abitante.
Occorre altresì considerare che gli importi relativi alle misure compensative concorrono alla formazione della base imponibile per l'applicazione delle imposte. L'emendamento differisce, altresì, il termine di dismissione delle frequenze ritenute interferenti con i Paesi esteri dal 31 dicembre 2014 al 30 aprile 2015.
Vediamo ora le norme che rivoluzionano in modo molto negativo la disciplina del comparto televisivo locale.
Le frequenze attribuite a livello internazionale all'Italia e non assegnate a operatori di rete nazionali (dovrebbero essere il canale 58, nonché il canale 60, quando verrà lasciato dall'attuale utilizzatore nazionale; infine i canali 6, 7, 11, qualora venisse definita la procedura d'infrazione da tempo avviata dall'Unione europea nei confronti dell'Italia relativa alla transizione digitale) verranno attribuite in base ad un beauty-contest (gara senza oneri) a operatori di rete dotati di particolari requisiti tecnici e patrimoniali.
Tali operatori di rete dovranno destinare la capacità trasmissiva delle frequenze loro assegnate esclusivamente a fornitori di servizi di media audiovisivi in ambito locale. Secondo il tenore della norma, sembrerebbe che possano partecipare al beauty-contest anche i soggetti proprietari di infrastrutture di trasmissione su base nazionale (il punto andrà chiarito bene al Senato, riteniamo; N.d.R.); ciò potrebbe vanificare la possibilità per le emittenti locali che dovranno dismettere le frequenze di ottenere nuove assegnazioni frequenziali alternative.
È stato, inoltre, introdotto l'obbligo per gli operatori di rete in ambito locale titolari di diritti di uso di frequenze attribuite a livello internazionale all'Italia di mettere a disposizione la relativa capacità trasmissiva (con tariffe stabilite dall'Agcom) a fornitori di servizi di media audiovisivi sulla base di una graduatoria redatta con riferimento agli indici di ascolto Auditel, al numero dei dipendenti a tempo indeterminato, al costo del personale giornalistico.
Tale norma limita fortemente la libertà imprenditoriale sia dei soggetti che sono assegnatari delle citate frequenze, sia dei fornitori di servizi di media audiovisivi interessati.
La norma prevede altresì che l'Agcom, nell'adottare il piano Lcn, deve stabilire, con un proprio ulteriore regolamento, le modalità di attribuzione dei numeri ai fornitori di servizi di media audiovisivi autorizzati alla diffusione di contenuti in tecnica digitale terrestre in ambito locale sulla base della posizione in graduatoria di cui sopra. Ciò comporterebbe la modifica di quasi tutti gli attuali posizionamenti Lcn, con evidenti ripercussioni estremamente negative per ogni emittente che, in tal modo, perderà la propria ricevibilità tecnica da parte di ogni decoder fino alla relativa risintonizzazione. Occorre, altresì, rilevare che la previsione di ulteriori gare per assegnare reti e graduare i fornitori di contenuti contribuirà al mantenimento di una situazione di incertezza permanente, con ulteriori appesantimenti burocratici per le imprese».
Mettere di nuovo in ballo l'LCN (sulla cui interminabile saga sono attese decisioni in questi giorni, fra l'altro) sembra l'atto finale di un'incapacità di governare realmente il settore. Le conseguenze sono pesantissime per le Tv locali e viene da pensare se questa - almeno questa - di colpire di fatto le locali sia una scelta voluta e perseguita da questo Governo o se sia appunto solo la fatale conseguenza di un inconcludente tentativo di fare qualcosa - un po' 'purchessia' - nel settore radiotelevisivo.
In entrambi i casi, non c'è da stare allegri.