L’opinione del CRTL di Milano sull’attuale difficile situazione delle Tv locali italiane.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo, sintetizzando in qualche punto, il comunicato del Comitato Radio Tv Locali:
«Via via, la strategia si è fatta chiara: fatta piazza pulita sul mercato nazionale, con l'asse Mediaset-RAI per il controllo del DTT e Telecom Italia Media spinta verso il business (al momento poco allettante per i big player) della tv on demand su Internet, rimaneva da bloccare la terza via per un'eventuale controffensiva al duopolio consolidato basata sulle nuove tecnologie televisive: quella delle tv locali…
I grandi player nazionali non avevano mai fatto mistero di ritenere eccessivo il numero delle disordinate ed eterogenee emittenti locali italiane. Non perché quella che si presentava come una fiacca armata brancaleone fosse pericolosa in termini commerciali o editoriali, bensì in quanto occupatrice di troppe preziose e ghiotte frequenze.
Come operare quindi uno sfoltimento delle tv locali senza dare troppo nell'occhio, evitando di stimolare i sostenitori di quella noiosa palla al piede del pluralismo informativo che purtroppo non si può abrogare con decreto-legge?
Semplice: puntare sulla zero natalità e sullo sviluppo controllato.
Per la prima, il problema si è risolto in maniera estremamente semplice: l'assetto delle frequenze italiano, nella migliore delle ipotesi, avrebbe garantito la misera sopravvivenza dell'esistente.
Per il secondo punto, lo sviluppo controllato, sarebbe bastato adottare un sistema collaudato efficacemente sulla carta stampata: la distribuzione dei contributi alle emittenti locali.
Attraverso una bizzarra modalità di ripartizione dei contributi relativi alla legge 448/1998, gradualmente, alcune emittenti locali sono state incoraggiate a fare affidamento alle sovvenzioni pubbliche secondo un meccanismo equivoco: più dimostrazione di investimenti, più contributi; più contributi più investimenti, secondo un circolo apparentemente virtuoso, ma che, alla prova dei fatti, si è dimostrato per quel che doveva essere: vizioso…
Del resto, il meccanismo delle graduatorie Corecom, modellato secondo uno schema piramidale rovesciato, in base al quale a tanti imprenditori televisivi sono elemosinate erogazioni derisorie e a solo pochi soggetti sono riconosciute ingenti somme, consente di garantire un pluralismo di facciata con emittenti al guinzaglio in un sistema in cui la concorrenza è “drogata” da contributi elargiti in modo così dissimile che in alcune regioni poche emittenti privilegiate ricevono anche oltre 20 volte il contributo delle altre stazioni!...
Strategia che vince non si cambia. Quindi perché non sfruttare lo stesso meccanismo per arginare un altro pericolo recentemente profilatosi all'orizzonte, quello della numerazione dei canali sul digitale terrestre, i famigerati numeri LCN? Il logical channel number è uno strumento pericolosissimo in mano a chi non si fa controllare. Quindi meglio che sia gestito facendo in modo che alle prime posizioni del telecomando digitale ci siano emittenti “amiche”. Così, nello schema di provvedimento allegato alla delibera Agcom n. 122/10/CONS del 16 aprile 2010 (attualmente sottoposto a consultazione pubblica), ecco riciclare l'efficace procedimento delle graduatorie Corecom per l'estrazione alla lotteria degli LCN. Troppo rischioso, infatti, far riferimento per la ricostruzione in chiave digitale della sequenza del telecomando analogico (a garanzia del mantenimento delle abitudini dell'utenza e dell'avviamento delle tv locali), affidandosi magari alla rilevazione dell'audience… Molto meglio la sequenza controllata dei Corecom…
Il coperchio della pentola, però, sta per saltare. Il meccanismo di contribuzione pubblica, sotto la pressione del debito pubblico, sta implodendo e anche i provvidenzialmente beneficiati dall'editoria, tirata fuori la testa dalla sabbia, vedono che la macchina si sta inceppando…
Siamo ad un passo del baratro. Ma c'è ancora la possibilità di arretrare. Per farlo, le emittenti locali devono riappropriarsi della loro indipendenza, contrastando con la massima energia possibile i meccanismi diabolici che hanno costretto quelle che si ritenevano ingenuamente privilegiate in una prigione sempre meno dorata e la maggioranza al nanismo imprenditoriale».