Tv: via libera alla ‘legge Gentiloni’

Dal sito www.repubblica.it: «Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge presentato dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni volto a disciplinare il settore televisivo nella fase di transizione al digitale terrestre. Il provvedimento, in pratica una riforma della legge Gasparri, è stata approvata da Palazzo Chigi all’unanimità ma con delle modifiche rispetto al testo originale. In una conferenza stampa convocata subito dopo il consiglio dei ministri, Gentiloni ha…

Dal sito www.repubblica.it:

«Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge presentato dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni volto a disciplinare il settore televisivo nella fase di transizione al digitale terrestre. Il provvedimento, in pratica una riforma della legge Gasparri, è stata approvata da Palazzo Chigi all'unanimità ma con delle modifiche rispetto al testo originale.

In una conferenza stampa convocata subito dopo il consiglio dei ministri, Gentiloni ha esposto i punti salienti della nuova normativa. La riforma interviene sulla redistribuzione della raccolta pubblicitaria, aggiustando lo squilibrio al momento esistente a favore della tv. "Si stabiliscono posizioni dominanti per i soggetti che superano la soglia del 45% delle risorse", ha spiegato Gentiloni.

Allo stesso tempo con la nuova normativa scompare una delle novità più contestate della Gasparri, ovvero l'istituzione del Sic, il "sistema di comunicazione integrato" che diluiva i limiti di accaparramento della raccolta pubblicitaria considerandoli in relazione ad un unico bacino nel quale confluivano anche satellitare e digitale terrestre.

"Le tv - ha aggiunto Gnetiloni - non diventano poi oggetto di multe e sanzioni, ma a loro si applica la misura di riduzione dell'affollamento orario della pubblicità dal 18 al 16%. Obiettivo di questa misura al posto delle multe, è che - ha aggiunto il ministro - ha un evidentissimo effetto redistributivo, che è l'obiettivo virtuoso". Il primo obiettivo di questa legge, ha sottolineato Gentiloni "è aprire il mercato delle risorse pubblicitarie e delle frequenze".

Il ddl, ha chiarito ancora il ministro, prevede il trasferimento di una rete analogica sul digitale entro il 2009 per Rai e Mediaset. "E' una misura che incentiva una migrazione, non una misura punitiva", ha precisato.

"Con la migrazione anticipata di una rete Rai e Mediaset sul digitale terrestre si libereranno quantità significativamente importanti di frequenze", ha poi precisato il ministro annunciando che "verrà stabilito un dovere di vendita da parte di chi le possiede, in base a criteri fissati dall'Autorità per le Comunicazioni: non saranno dunque restituite allo Stato perché sarebbe discutibile che lo Stato introducesse nel 2001 un principio per poi negarlo qualche anno dopo".

Quanto invece "alle frequenze usate di fatto, saranno restituite allo Stato - ha detto ancora Gentiloni - e verranno messe a gara. In questo modo l'Italia, caratterizzata finora dalla completa occupazione dello spettro, inizierà ad assomigliare a un paese normale dal punto di vista delle frequenze tv".

La riforma introduce inoltre "una serie di norme che rafforzano le garanzie pubbliche nel sistema della rilevazione degli indici d'ascolto". In particolare le norme, ha spiegato Gentiloni, interverranno in particolare nei casi in cui i responsabili della rilevazione degli ascolti siano società partecipate a loro volta da società oggetto della rilevazione stessa.

"E' un testo molto equilibrato che servirà al Parlamento per fare una buona riforma. Credo che la discussione che si aprirà andrà sicuramente a migliorare la situazione esitente", ha commentato Gentiloni.

"Nelle prossime settimane - ha annunciato quindi il ministro - presenterò le inee guida di un progetto di legge sul futuro del sistema televisivo pubblico, della Rai. E' necessario un provvedimento ad hoc, perché su un argomento come la Rai occorre un confronto pubblico".

Durissimo il commento pronunciato da Silvio Berlusconi qualche minuto prima della deliberazione del governo. "Non ci credo - ha detto l'ex premier parlando a Campobasso per la campagna elettorale regionale - sarebbe un atto di banditismo e non sarebbe più una democrazia quel Paese in cui una parte politica andasse al governo e intendesse colpire l'avversario attraverso le sue aziende e le sue proprietà private. Non ci credo".

Altrettanto duro il comunicato di Mediaset: "Per anni sono state criticate leggi definite 'ad personam', oggi il governo ne ha presentata una 'contro un'azienda che appare tagliata su misura come vendetta politica", si legge nella nota, "Si tratta di un disegno senza respiro di sviluppo - continua il comunicato di Cologno Monzese - basato su interventi contingenti che appaiono ispirati da una prospettiva retrograda. E tutto questo è ancora più nocivo in una fase di mercato in cui i media mondiali sono scossi da un profondo e repentino cambiamento".

Alle accuse di Berlusconi Gentiloni ha replicato con una semplice battuta. "Il banditismo non è il mio campo, parlare di banditismo e di esproprio mi sembra un modo di buttarla in caciara...", ha risposto alla giornalista che gli chiedeva di commentare le affermazioni del leader di Forza Italia».

Non basta. Dal 'Sole 24 Ore' è arrivata sempre oggi la rivelazione di un progetto che alla futura legge potrebbe essere collegato e che sarebbe stato impensabile solo pochi mesi fa:

«Una piccola rivoluzione nel mondo della televisione. È quella che potrebbero mettere a punto Rai, Mediaset e le altre emittenti nazionali per spostare le strutture di trasmissione a un soggetto "terzo". Un modo per unificare gli impianti sul modello già sperimentato in Francia, dopo l'offerta da 5 mld fatta da Texas Pacific e Axa su Telediffusion de France. Lo scrive il 'Sole 24 Ore', precisando che si tratta di una trattativa in corso tra i maggiori operatori televisivi nazionali. Nulla è stato concretizzato ma i colloqui formali vanno avanti. Ciascuna impresa televisiva, spiega il quotidiano, dovrebbe conferire i suoi impianti, analogici e digitali, alla nuova entità, diventandone - transitoriamente - socio con una quota di capitale corrispondente alla valutazione che sarà data alla propria rete. Gli obiettivi: tentare di accelerare la transizione al digitale, valorizzare gli asset e gestire l'etere».

Pubblica i tuoi commenti