Un 2015 tutto da decifrare

Parte l’anno nuovo e subito c’è un lutto che colpisce nel mondo della musica, con l’infarto che ci porta via Pino Daniele; mi viene in mente, anni fa, un Capodanno ancor più tragico, che segnò la scomparsa di quello che era probabilmente il più grande di tutti, Giorgio Gaber.

Non si è dunque aperto sotto i migliori auspici questo 2015 ‘nebuloso’, tutto da capire. All’inizio dell’anno, il 5 gennaio, anche un bel crollo di Borsa, che molti ricollegano al problema della Grecia, che si ripropone in termini seri con le elezioni anticipate che potrebbero portare al potere il partito ‘di protesta’ Tsipras. Vengono i brividi qui a pensare a quanti anni sono stati persi sul problema della Grecia (che si trascina dietro quello degli altri Paesi in difficoltà, come l’Italia): la questione - poca cosa su scala europea - si poteva risolvere con facilità già diversi anni fa ma agli occhi della Germania e dei Paesi ‘virtuosi’ non si poteva ‘passar sopra’ il pessimo comportamento di Atene e del suo Governo, esattamente contrario ai ‘canoni europei’ di buon ‘rigore finanziario’.

Non vogliamo qui analizzare le logiche che hanno prodotto la quasi distruzione di un Paese (la Grecia, appunto) in nome dell’austerità né entrare nei meccanismi di decisione dell’Unione Europea, visto che ‘Millecanali’ non è la sede per farlo. Quel che però impressiona - dicevamo - è come questi problemi perdurino ormai da un numero di anni tale da sembrare dei ‘compagni di viaggio fissi’, diciamo così, magari sgraditi ma all’apparenza ‘inevitabili’.

Se la crisi economica forse sarà con noi imperterrita anche nel 2015 (cosa che accade solo in Europa), a livello politico infuria, sempre nei giorni in cui scrivo queste note, la polemica sul decreto delega fiscale che - lo si volesse o no - poteva persino cancellare la condanna definitiva di Berlusconi e la sua ‘virtuale’ uscita di scena del mondo politico (o almeno dal Senato). Non sappiamo come stiano le cose su questo ormai mitico patto del Nazareno, ma una cosa sembrerebbe di poter dire: nel campo televisivo pare non si debba muovere foglia, se si eccettua la Rai, su cui da tempo Renzi preannuncia progetti di riforma totale.

Che il Patto del Nazareno, se esiste davvero, c’entri anche con questo? Alcuni lo sostengono e forse hanno anche qualche buona ragione per pensarlo.

Quanto poi alla Rai - ed eccoci arrivati al nostro settore in senso proprio - , non sembra di buon auspicio per Renzi quanto accaduto con la questione del canone, dove gli annunci di una rivoluzione totale sono finiti in breve nel nulla, senza che i giornali l’abbiamo neppure fatto notare troppo (criticare un Presidente del Consiglio ‘popolare’ non è così facile, sembrerebbe).

I provvedimenti del Governo sulle Tv locali - in testa quello sulle interferenze con l’estero - sono stati poi assai mediocri e le soluzione (si fa per dire) trovata con la Legge di Stabilità sembra dimostrare il sostanziale disinteresse di questo Esecutivo per un comparto verso il quale fino a poco tempo fa i politici spendevano tante belle parole, che tali però sono rimaste.

Tanti interrogativi su cosa si voglia fare con la Rai, status quo da mantenere il più possibile per Mediaset, Tv locali un po’ abbandonate a se stesse. Saranno davvero queste le intenzioni del Governo per il 2015 televisivo?

Il settore in realtà sta ormai evolvendo in forma autonoma con una velocità tale che promette di mettere in difficoltà qualsiasi eventuale tentativo di regolamentazione. Ecco allora Sky che conquista in corsa il suo secondo ‘canale free’, ecco Discovery macinare record d’ascolto e imporsi sempre più forte sul mercato italiano. Infuria intanto la battaglia fra i media tradizionali e quelli digitali (Internet, con Google indicato come il ‘cattivo di turno’) e si aspetta con preoccupazione Netflix.

Arriverà? Chi lo sa, questo 2015 è iniziato nel segno della nebbia, è proprio un anno tutto da decifrare.

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