I due problemi che hanno più ‘guastato’ l’estate 2014 delle Tv locali italiane – la questione della imminente forzosa eliminazione ‘a tappeto’ delle interferenze con l’estero mediante lo spegnimento sistematico di una serie di frequenze su cui agivano come operatori di rete appunto diverse emittenti locali, specie sulla fascia adriatica, e la nuova disciplina dei contributi per l’uso delle frequenze voluta dall’Agcom che (il mondo, si sa, va alla rovescia) assegna sconti di rilievo ai ‘grandi’,…

I due problemi che hanno più 'guastato' l'estate 2014 delle Tv locali italiane - la questione della imminente forzosa eliminazione 'a tappeto' delle interferenze con l'estero mediante lo spegnimento sistematico di una serie di frequenze su cui agivano come operatori di rete appunto diverse emittenti locali, specie sulla fascia adriatica, e la nuova disciplina dei contributi per l'uso delle frequenze voluta dall'Agcom che (il mondo, si sa, va alla rovescia) assegna sconti di rilievo ai 'grandi', ovvero Rai e Mediaset, e penalizza i 'piccoli', ovvero le stesse Tv locali - restano in autunno al centro delle apprensioni, dei timori e delle proteste, proteste un po' flebili, per la verità, perché la condizione delle Tv locali è talmente difficile che la loro voce arriva con molta fatica a chi dovrebbe ascoltarla e a dominare sembra essere soprattutto una certa rassegnazione.
Eppure le due problematiche sono state affrontate male e con noncuranza dall'Agcom e in buona misura anche dal Governo, al punto che di ragioni per protestare ce ne sarebbero tante e anche dal punto di vista legale ci sono motivazioni di varia natura da far valere.
Che dire infatti di un'Agcom che si mette all'opera per rivedere per l'ennesima volta il piano delle frequenze applicando con solerzia quel piano governativo che sembra essere stato predisposto - tardi e male, tanto per cambiare - solo per chiudere una buona volta in modo radicale la questione, nota da sempre, delle interferenze con l'estero, mettendo a tacere con i fatti chi fuori dai confini ci vuole (non a torto) incapaci di mettere ordine nel nostro etere televisivo? I fatti, peraltro, sono quelli che sono: nel dubbio si spegne tutto, non andando tanto per il sottile e vanificando i diritti di chi pure aveva avuto in modo regolare l'assegnazione di quella frequenza in quella determinata area (per vent'anni, sulla carta!) dallo stesso Ministero dello Sviluppo Economico.
Il resto è noto. Risarcimenti del tutto inadeguati per chi pure voglia uscire di scena volontariamente, rischi seri di chiusura per antenne locali già allo stremo, addirittura messa in dubbio di un rincipio voluto dalla stessa legge, ovvero la riserva di un minimo del terzo delle frequenze alle Tv locali.
Perché non si è agito altrimenti e si è arrivati quasi a fine anno con mille dubbi e incertezze, dando appunto vari spunti a chi voglia intraprendere ricorsi legali a proposito di questa opera di pulizia' nell'etere che ci deve preservare dalle accuse degli Stati confinanti? Forse perché il Ministero non è in grado di fare di più e di meglio, oppure perché ogni altra strada (quella del confronto a tavoli specifici era la migliore) era troppo complicata. Insomma, andiamo avanti così e poi si vedrà. E si vedrà anche per i ricorsi legali, che fioccheranno, come sempre.
Ma l'Agcom è riuscita a fare di peggio con la questione dei contributi per le frequenze. L'Unione Europea ha sottolineato come con queste decisioni ci sarebbero nuovi rischi per il pluralismo televisivo (è ancora aperta la procedura di infrazione per l'Italia, fra l'altro) e in molti hanno manifestato la propria contrarietà, mentre per le Tv locali si profilavano importi tali da precludere in sostanza l'attività di operatori di rete.
Ma alla fine non è venuto nessun ripensamento e la delibera è stata approvata, anche se un intervento governativo sembra a questo punto probabile, se non altro per evitare che davvero Rai e Mediaset abbiano maxi-sconti e il nuovo Persidera si trovi invece a pagare importi spropositati. Delle Tv locali invece, anche per questa vicenda, si è parlato poco. Intanto il Ministero dello Sviluppo Economico annuncia per decreto nuove norme sul canone Rai ma anche sui contributi da assegnare alle stesse Tv locali e all'editoria. Se per una volta si vorrà prestare attenzione ai seri problemi di un comparto che rischia seriamente “l'esplosione”, sarà finalmente tanto di guadagnato.