Un buon esito per ‘Il clan dei camorristi’

La nuova produzione Taodue si inserisce in un filone più ‘realistico’ e meno ‘scontato’rispetto ad altri prodotti in onda sulle reti Mediaset. Il pubblico sembra gradire…

Da qualche tempo si sta affermando quella che viene definita fiction di impegno civile e «Il clan dei camorristi», in onda il venerdì su Canale 5, che prende spunto dai fatti di cronaca avvenuti nel Sud Italia a partire dal 1980 per dispiegarsi nel decennio successivo, ne fa parte a pieno titolo. E lo fa con il pregio di evitare di cadere nel luogo comune e senza retorica.

La narrazione parte dal terremoto del 1980 in Campania, da una cella carceraria dove il boss Raffaele Cutolo continua a impartire ordini per eliminare avversari sgraditi. Da questo parte la fiction, che vede intrecciarsi storie di vari personaggi; i principali sono O' Malese (Francesco Zeno), piccolo boss in ascesa, e Antonio Vescia (Massimiliano Gallo), nemico di Cutolo. E poi Stefano Accorsi, giovane magistrato nato del Sud, che dopo anni di lavoro al Nord torna nella sua terra d'origine con la moglie.

Intorno alle loro si intrecciano altre storie in una narrazione ben costruita, senza pause, che intreccia fatti realmente accaduti e finzione. Tutto ben costruito, con buoni dialoghi e in un dispiegarsi di eventi che denota uno studio di fatti e avvenimenti che si intersecano senza sbavature nella storia narrata, portando lo spettatore nell'impossibilità di distinguere dove finisce la realtà e dove inizia la fiction.

Pur ponendo alla base una non inconsueta guerra del bene contro il male (finora è il primo ad essere sconfitto, ma il giudice Accorsi, nonostante l'uccisione del fratello da parte di O' Malese decide di resistere e andare avanti nel suo lavoro), questa linea viene perseguita senza retorica, in un susseguirsi di situazioni e racconti serrati.

Anche le ricostruzioni degli ambienti sono realistiche ed efficaci, dalle periferie degradate e dall'urbanistica incompiuta a quel bagno nella grande vasca idromassaggio del boss con bellezze di colore, e non, che ricorda la grande vasca nella casa di Walter Schiavone che si ispirava a 'Scarface' o quella a conchiglia trovata nella casa del camorrista Carmine Giuliano.

“Il clan dei camorristi” è una produzione di Taodue di Pietro Valsecchi , in otto puntate, scritto da Valsecchi, Daniele Cesarano, Barbara Petronio, Claudio Fava e Leonardo Valenti, con la regia di Alessandro Angelini e Alexis Sweet. Considerato il terzo capitolo della trilogia che Taodue ha dedicato alla storia della malavita organizzata in Italia (i primi due sono “Il capo dei capi” e la miniserie “L'ultimo padrino”), “Il clan dei camorristi” è stato seguito da circa 5 milioni di telespettatori (18,61% di share); nella seconda puntata del 1 febbraio è stato seguito da 4.597.000 spettatori (il 17,18% di share).

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