Un ‘caso’ in Piemonte: il TAR destituisce il presidente del Corecom

Può un TAR decidere chi deve presiedere un organismo importante come il Corecom? In Piemonte Massimo Negarville è stato ‘destituito’ dal Tribunale amministrativo per “mancanza di requisiti” su ricorso di Biagio Delmonaco. La vicenda è clamorosa ma se così andassero le cose dovunque, chi potrebbe res

Prima di tutto i fatti secondo Andrea Rossi su www.lastampa.it:

«Uno si era candidato vantando una «pluriennale» esperienza nella Jean Louis David, azienda del «settore dei saloni di estetica e acconciature». L'altro, almeno, aveva riconosciuto i propri limiti: docente, sindacalista, consulente, esperto di formazione, ma di comunicazione proprio no, semmai fortemente interessato. Entrambi, due anni fa, erano stati eletti dal Consiglio regionale membri del Corecom, l'organismo di consulenza della Regione per le comunicazioni.
Entrambi… sono stati «detronizzati» dal Tar.
«Mi hanno avvisato che sono “decaduto”. Davo per scontata una sentenza favorevole.
Adesso spero che, soprattutto per tutelare se stessa, la Regione faccia appello in Consiglio di Stato». Parola di Massimo Negarville, 63 anni, ex dirigente sindacale, consulente del Comune e del Ministero del Lavoro, nel giorno in cui i giudici l'hanno «rimosso» dalla carica di presidente dell'organismo.
E con lui hanno disarcionato Luca Volpe, 31 anni, anch'egli eletto nel 2007. Il verdetto è un macigno nei confronti del Consiglio regionale: secondo i giudici del Tar Piemonte (presidente Franco Bianchi, estensore Richard Goso, referendario Alfonso Graziano), Negarville e Volpe non avevano le competenze minime previste dalla legge per ricoprire l'incarico; e, oltretutto, la loro è stata una nomina di estrazione politica, in un organismo che dalla politica dovrebbe essere indipendente.
Tutta colpa di Biagio Delmonaco, un ex dipendente di Omnitel, Tim e del ministero delle Comunicazioni. Candidato al Comitato ma bocciato dal voto del Consiglio, ha fatto ricorso. E ha spiegato le sue ragioni: dopo una vita trascorsa a lavorare nelle telecomunicazioni non si aspettava di vedersi scavalcare da un docente e da un dipendente di un'impresa di cosmetici.
Il Tar gli ha dato ragione. Durissimi, i giudici, mentre passano in rassegna i curricula di Negarville e Falco. Depositando la candidatura Falco, oltre all'esperienza in Jean Louis David, aggiungeva di aver svolto «un “praticantato” presso uno studio legale» e di essere stato consulente nelle telecomunicazioni, «senza fornire precisazioni o ulteriori elementi». Quanto a Negarville, le sue competenze - scrivono i giudici - «sono accomunate dall'estraneità al settore delle comunicazioni». E concludono su entrambi: «L'incontestato potere discrezionale della Regione si traduce nella libertà di scelta fra candidati che siano in possesso dei requisiti minimi previsti dalla legge, non certo nella possibilità di individuare soggetti che di tali requisiti siano del tutto privi».
Prima bordata. La seconda arriva poche righe dopo e va ricondotta alla voce «casta»: i due furono scelti dalla politica in virtù della loro appartenenza. Falco, a dire il vero, non è citato, anche se era stato indicato dal gruppo dei Moderati, con cui si era candidato alle comunali del 2006 prendendo 113 preferenze. I giudici si concentrano su Negarville, ex responsabile delle politiche economiche dei Ds piemontesi. «Le funzioni di controllo e garanzia del Corecom» richiedono «una condizione di indipendenza e terzietà» rispetto «agli interessi commerciali del settore» e all'«influenza del “sistema politico istituzionale”». La condizione di assoluta indipendenza sarebbe “quantomeno da escludersi nel caso delle persone che attualmente ricoprano (o abbiano ricoperto in un passato recente) ruoli dirigenziali di primo piano nei partiti politici”».
“Io membro della casta? Ma se non ho mai preso un euro per il lavoro svolto nel partito” - s'inalbera il presidente destituito. “E non si può proprio dire che non mi sia mai occupato di comunicazione.
Del resto, il Corecom non è poi questo pullulare di esperti...”».

Alcuni accenni contenuti nell'articolo ci sembrano un po' “di maniera” (la Casta ecc.), anche se è ben vero che per essere nominati ai Corecom si dovrebbe essere almeno in teoria esperti di comunicazione.
Ma ci sono tutti questi esperti in ogni regione? E poi è un segreto di Pulcinella che i membri di questo, come di molti altri organismi regionali, sono nominati su base partitico-politica e sono persone “di fiducia” della maggioranza al Governo nella singola regione.
Seguendo strettamente i criteri del Tar, in sostanza, chi potrebbe in ogni regione mantenere il suo posto al Corecom senza timore di essere considerato un 'abusivo' o un “inesperto” (fra l'altro Negarville non ci pare neppure avesse finora demeritato al Corecom Piemonte)?

Più di ogni altra sorge una domanda che da tempo serpeggia in Italia: ma chi controlla o sorveglia questi TAR che talora sembrano più potenti degli stessi organi politici eletti dai cittadini? E quali sono le competenze e i limiti del loro operato, quali i loro reali e giusti poteri? Finora si è visto davvero di tutto, senza che la questione sia stata affatto chiarita.
Poi c'è il Consiglio di Stato, d'accordo, ma Negarville nel frattempo deve diventare uno dei simboli della 'Casta'? Ci pare esagerato e poi di situazioni simili, non solo nei Corecom ovviamente, ce ne sono probabilmente centinaia in tutta Italia, anche limitandosi alle sole Regioni.

E al Corecom Piemonte intanto che cosa succederà? Aspettiamo gli eventi ma lo spettacolo complessivo ci pare abbastanza deprimente...

Mauro Roffi

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