Un dibattito sulle nomine Agcom

Siamo al dunque con le nomine Agcom, anche se di parla di una proroga di 60 giorni e permane una certa incertezza. Un dibattito alla Fnsi: Sergio Bellucci e Stefano Quintarelli “candidati liberi” per un’autorità realmente indipendente?

Si è svolto lunedì 21 maggio 2012 a Roma, ospitato presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana - Fnsi, un incontro promosso da una serie di associazioni che propugnano la massima libertà su internet ed al contempo processi di selezione trasparenti per le nomine in Agcom, così come in Rai.
È opportuno fare il punto della situazione: mercoledì 23 maggio, l'elezione dei 4 consiglieri dell'Autorità (il quinto, ovvero il Presidente è nominato direttamente dal Presidente del Consiglio) per le Garanzie nelle Comunicazioni potrebbe essere calendarizzata in Parlamento, anche se gli esperti delle procedure danno per scontato che venga rimandata, e si possa quindi concretizzare la “prorogatio” di due mesi che un parere del Consiglio di Stato (richiesto dalla stessa Agcom) del 9 maggio ha ritenuto praticabile (proroga che determinerebbe comunque soltanto la chance di gestire l'ordinaria amministrazione).

Nel mentre, il tradizionale sistema di nomine dall'“alto” (i segretari di partito che decidono ed impongono ai propri parlamentari di votare nomi sostanzialmente bloccati) potrebbe vivere una trasformazione, alla luce di un interessante processo dal “basso” promosso da attivisti della rete e da alcune associazioni, tra le quali emerge l'Open Media Coalition, promossa da Guido Scorza.
Più precisamente, il presidente dell'Agcom viene indicato dal Presidente del Consiglio Monti di concerto con il ministro Passera e viene sottoposto al voto delle commissioni competenti (la IX alla Camera e l'VIII al Senato), l'approvazione (a 2/3) darà luogo a un Decreto del Presidente della Repubblica Napolitano. I quattro consiglieri vengono eletti da Camera e Senato, che voteranno per un nominativo per ciascuna delle due commissioni Agcom (si ricorda che un provvedimento voluto dal Governo Monti ha ridotto da nove a cinque i componenti delle autorità).

Ai nomi più o meno tradizionali ed in qualche modo prevedibili (per esempio, parlamentari come Vita o la Melandri per il Pd, eccetera) emersi nelle ultime settimane, si sono andati affiancando due personaggi, eterodossi, anzi diversamente eterodossi: il Direttore dell'Area Digital del Gruppo Il Sole 24 Ore e noto qualificato “blogger” Stefano Quintarelli, e l'ex Responsabile Comunicazione e Innovazione Tecnologica dello svanito Partito della Rifondazione Comunista Sergio Bellucci. Più tecnologo il primo, più sociologo il secondo. Entrambi qualificati ed appassionati.

Alcune associazioni hanno quindi ritenuto di promuovere un primo incontro pubblico, al quale è intervenuto Bellucci “dal vivo” e Quintarelli purtroppo soltanto telefonicamente da Milano, rendendo squilibrato il confronto.
Il lungo pomeriggio è stato coordinato dal mediologo Arturo Di Corinto, che ha anzitutto invitato ad intervenire i rappresentanti delle diverse associazioni che hanno sostenuto sul web la candidatura di Bellucci.

È così che la kermesse s'è articolata con un continuo di brevi interventi, talvolta interessanti, anche se di una qualche ripetitività. Introducendo il tema, Di Corinto ha sottolineato l'importanza delle scelte del nuovo mandato Agcom per la democrazia stessa del Paese. Il primo interveniente, Luca Nicotra di Agorà Digitale, gli ha fatto però notare quanto fosse desolante che ci sia stata una risposta così scarsa rispetto ad una tematica così importante: la sala della Fnsi infatti non ha avuto, nei suoi “momenti di picco”, più di una cinquantina di persone, una metà delle quali previste come intervenienti (!?!). Peraltro, ha sottolineato ancora Nicotra, nessun partito si è fatto in verità promotore di una discussione pubblica sul tema, e quindi l'iniziativa in Fnsi è in qualche modo spontanea e… autoconvocata.

Obiettivo della candidatura di Bellucci- viene più volte ribadito nel corso del pomeriggio - non è soltanto quella di “infiltrare” un uomo indipendente in Agcom, ma avviare un processo decisionale differente, in cui sia attivamente coinvolta la società civile, anche per quanto riguarda altre istituzioni del Paese, dalla Rai in poi

Guido Scorza, intervenuto in rappresentanza dell'Istituto per le Politiche dell'Innovazione, ha insistito molto nel ricordare ai presenti che, per la prima volta, la società civile si sta occupando delle nomine di autorità indipendenti, e, per la prima volta ancora, internet ha soverchiato i media tradizionali come terreno di dibattito e scambio, e di possibili “decisioni dal basso”.
Questo elemento va comunque preso in considerazione, senza gridare anzitempo alla vittoria, come sintomo di cambiamento importante. Inoltre, adesso la cittadinanza può chiedere la pubblicazione dei curricula e l'esame dei candidati, il che sembrava utopia fino a poco fa. Scorza ha ipotizzato che si possa addirittura ricorrere al giudice amministrativo per richiedere spiegazioni ai “decision maker” circa i criteri di scelta dei candidati.
Nel Regno Unito - ha ricordato - esiste un'autorità apposita che sorveglia il rispetto dei criteri di nomina delle autorità indipendenti e di altri enti del Paese: “Questo scenario è necessario riuscire a farlo nostro”. I “nuovi” criteri di eleggibilità devono comunque basarsi sulla competenza e l'indipendenza.

Roberto Natale, Presidente della Fnsi, ha condiviso l'ottimismo di Scorza, perché “qualcosa si è incrinato nel solito meccanismo”. Ed il percorso iniziato ha saputo intercettare una “domanda di trasparenza della società civile”. Ha insistito sulla necessità che il governo Monti dia un segno tangibile di discontinuità con il precedente esecutivo, altrimenti ogni richiamo all'Europa rischia di diventare retorico quanto inutile.

Tana De Zulueta (ex senatrice eletta in quota Ulivo), intervenuta al posto di Marco Quaranta, per Move On, il movimento che sta promuovendo la campagna “la Rai ai cittadini” (di cui abbiamo già scritto su queste colonne: vedi “La Rai secondo Valentini e De Zulueta”, pubblicato su questo stesso sito web di “Millecanali” il 23 aprile scorso), ha insistito molto sul “dovere di trasparenza”, riproponendo i punti di riforma che riguardano anche una “rivoluzione” del servizio pubblico televisivo. L'indipendenza - ha affermato De Zulueta - risulta essere la parola-chiave, rappresenta il presupposto fondamentale per questo tipo di mandato: “è stata finalmente aperta una breccia nel sistema: adesso, chi sarà nominato dovrà rendere conto, oltre che al Parlamento, anche alla società civile”.
Non resta che augurarsi che queste dinamiche si concretizzino e non restino a livello di belle speranze…

Molti altri interlocutori sono intervenuti nel corso della kermesse, ribadendo l'importanza della trasparenza, del merito, dell'indipendenza, e mostrandosi soddisfatti di questo primo elemento di rottura di metodo con il passato, augurandosi che si tratti dell'inizio di un serio e complesso percorso di cambiamento delle logiche che finora hanno regolato il Paese. E qui temiamo un eccesso di ottimismo!

Bellucci, sia come candidato che come rappresentante dell'associazione Net Left, si è espresso criticamente, in un discorso prettamente politico, verso le logiche che finora hanno governato il Paese. Dal conflitto di interesse (troppo diffuso) alla spinosa vicenda del “beauty contest” e delle frequenze Tv in generale. Dalla (mancata) banda larga, al più grave problema del “digital divide”: “queste sono le nuove frontiere da governare negli anni a venire” - le sue parole di chiusura - “il vero spread non è quello finanziario…”.

Al fine di proporre un confronto con l'altro candidato della rete, Stefano Quintarelli, è stato tentato un erratico collegamento telefonico da Milano. Quintarelli si è espresso con convinzione rispetto alla sollecitazione di Di Corinto in relazione al tema delle frequenze: “bisogna applicare la legge”, ricordando che - a parer suo - “la politica deve farla il Parlamento, non l'Autorità”. E bisogna incidere profondamente nelle logiche finora perseguite nella nomina dei membri di quelle che dovrebbero essere autorità indipendenti. Riguardo ad una domanda intorno al regolamento sul copyright (ovvero - più esattamente - la controversa annunciata e poi sospesa delibera Agcom sul diritto d'autore “online”), argomento assai caldo in questo periodo, non è emerso ben chiaro quanto espresso da Quintarelli: l'erraticità del collegamento non ha consentito di comprendere chiaramente le sue tesi.
Infine, alla domanda posta da De Zulueta sul perché della sua candidatura, la risposta è stata alquanto stupefacente: “Ci sono persone che guidano le ambulanze, che soccorrono persone. Io non sono in grado di fare quello, ma volevo dare il mio contributo per un Paese migliore e quindi mi sono candidato a ricoprire questo ruolo”.

La metafora è sfuggita ai più. Si segnala che Quintarelli ha annunciato di aver consegnato al suo editore (il gruppo Il Sole 24 Ore, che - si ricorda - è anche l'editore di “Millecanali”) la lettera di dimissioni, onde superare ogni obiezione su latenti conflitti di interesse. I sostenitori di Bellucci ritengono Quintarelli comunque espressione di una “lobby industriale” (e confindustriale), sebbene nessuno contesti le sue competenze tecnologiche. Va segnalato che la candidatura di Quintarelli ha superato le undicimila firme su internet, mentre quella di Bellucci è ancora a quota di poche centinaia (ma è anche vero che è “online” soltanto da poco più di ventiquattro ore).

Ultimo interveniente, prima di introdurre un breve “panel discussion” (che ha visto alcuni esponenti della politica, tutti di sinistra; è stato invitato anche Palmieri del Pdl, che non è intervenuto), Alessandra Minnoni per il “Partito Pirata” (in verità, abbiamo cercato su internet, e, digitando il suo nome Google Search, non emerge nessun risultato… forse è uno pseudonimo, come è giusto che sia per un “pirata”!). Dopo aver criticato la gestione dell'Agcom fino ad oggi e l'urgenza di una “politica vera” (non meglio precisata), la Minnoni si è espressa a favore del “file sharing” e della “pirateria audiovisiva”, in quanto si tratterebbe di pratiche abituali per i “nativi digitali”, e quindi non è sensato fare una battaglia di “retroguardia “(!?!). Minnoni ha dichiarato il proprio sostegno a Bellucci.

Il “panel” conclusivo ha visto intervenire il Commissario dell'Autorità Nicola D'Angelo, il senatore Vincenzo Vita ed il deputato Paolo Gentiloni per il Pd, ed Antonello Falomi per l'IdV (Responsabile Dipartimento Riforme del Sistema Radiotelevisivo). I tre esponenti politici non si sono sbilanciati, rispetto ai candidati (Quintarelli e Bellucci) ma hanno rivendicato la presentazione di proposte che consentano una valutazione delle candidature da parte delle rispettive commissioni parlamentari competenti, prima di un voto ulteriore e finale da parte dell'aula. Queste proposte però pare siano in stallo, e quindi è verosimile che l'elezione seguirà le vecchie procedure. Falomi ha rivendicato la tesi IdV di non accettare candidati che fanno parte del Parlamento o che comunque sono stati direttamente coinvolti in politica, al fine di una maggiore indipendenza: ha quindi escluso - tra l'altro - una propria candidatura (come invece era emerso su alcune testate). Per il resto, né Vita né Gentiloni si sono distinti per argomentazioni innovative o memorabili.

Provocatorio l'intervento di Raffaele Barberio, che ha accusato Open Media Coalition e quindi Guido Scorza di aver effettuato una pre-selezione impropria e discrezionale e finanche di comodo dei candidati: “Key4biz”, dal 21 maggio, ha quindi pubblicato l'elenco di tutti i candidati “potenziali”. I nomi, intercettati sulla stampa e su altri media, sarebbero addirittura 28, che, con l'ultima candidatura (Bellucci, appunto), salgono a 29. Barberio ha sostenuto che le candidature dovrebbero essere sottoposte a criteri particolarmente severi, soprattutto per quanto riguarda co-interessenze, consulenze e conflitti di interesse, enfatizzando come i siti che rendono note le varie candidature debbano onestamente evidenziare chi sostengono e chi non sostengono e “chi c'è dietro” (ci si domanda se Barberio utilizza lo stesso encomiabile principio, nel suo processo selettivo delle notizie della sua testata, allorquando alcune sembrano essere influenzate da un 'rapporto privilegiato'). Certamente efficaci, comunque, le parole di Barberio: “In questo contesto, sarà più difficile piazzare un trombato all'Agcom”. Si nutrono dubbi, ma la speranza - come suol dirsi - non muore mai.

(*) rispettivamente Responsabile di Ricerca e Presidente dell'Istituto italiano per l'Industria Culturale - IsICult.

Pubblica i tuoi commenti